Diabete di tipo 2 (non insulino dipendente)
Il diabete di tipo 2, noto anche come diabete non insulino-dipendente, è la forma di diabete più diffusa nel mondo, la sua incidenza è circa 10 volte maggiore del diabete di tipo 1. Il diabete non insulino-dipendente costituisce circa il 90-95 per cento di tutti i casi di diabete mellito. L'organismo delle persone colpite da questa malattia cronica presenta due difetti che possono presentarsi singolarmente o in accoppiata:
Deficit parziale di insulina: il pancreas non riesce a produrre un adeguato quantitativo di insulina. L'organismo continua a produrre insulina ma con dei quantitativi non sufficienti per trasformare gli alimenti in energia.
Insulino resistenza: una ridotta sensibilità dell'organismo all'insulina. Si rileva una resistenza all'azione dell'ormone a livello dei tessuti periferici e, di conseguenza, l'organismo non riesce a usare correttamente il glucosio come fonte di energia per le cellule.
Questa forma è caratterizzata da una forte predisposizione genetica e si sviluppa generalmente in persone con più di 40 anni, negli ultimi anni stanno però aumentando le diagnosi anche in pazienti in età adolescenziale. Attualmente, circa il 66 per cento di tutti i casi sono relativi a persone con più di 64 anni. Il diabete di tipo 2 si manifesta spesso in associazione ad altri problemi quali: obesità, dislipidemia (un'anomalia significativa dei lipidi presenti nel sangue), ipertensione e malattie cardiovascolari.
Cause diabete di tipo 2
Anche se tutt'ora non si conoscono esattamente le cause dietro al diabete di tipo 2, si sa che la malattia ha un origine multifattoriale e poligenica (eredità poligenica). Nella maggior parte dei casi, il diabete di tipo 2 è conseguente ad uno stato di obesità e alla mancanza di attività fisica. Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l'età ma, come evidenziato in precedenza, sempre più spesso si sta diagnosticando anche negli adolescenti e nei bambini.
Sono stati identificati inoltre una serie di geni che possono favorire la comparsa del diabete, la loro presenza non da la certezza matematica della malattia ma ne incrementa la probabilità. Questo fattore spiega perché circa il 40 per cento delle persone con diabete di tipo 2 hanno dei parenti di primo grado colpiti dalla stessa patologia.
Altri fattori e condizioni che potrebbero aumentare la probabilità di sviluppare la malattia sono:
Diabete gestazionale: in base ad alcuni studi, le donne che hanno contratto il diabete gestazionale durante la gravidanza corrono un maggior rischio di diabete di tipo 2.
Dieta troppo ricca di grassi: un consumo eccessivo di formaggi grassi, carni rosse grasse e insaccati può alterare determinati equilibri favorendo la comparsa della malattia.
Dipendenze: un eccessivo consumo di alcolici e il tabagismo sono altri due fattori che possono incrementare il rischio di diabete di tipo 2.
Etnia: stando ai risultati di un'indagine, le popolazioni del MedioOriente-Nord Africa e dell'Africa sub-sahariana corrono un maggior rischio di diabete di tipo 2.
Sintomi diabete di tipo 2
A differenza del diabete di tipo 1, dove i sintomi insorgono in maniera rapida e grave, nel diabete di tipo 2 i sintomi iniziali non sono facilmente identificabili perché si sviluppano molto lentamente. Per diversi anni la malattia può rimanere silente in quanto l'iperglicemia si sviluppa lentamente. Con il progredire della malattia alcuni segnali si potrebbero fare più evidenti, vediamo quali sono i principali:
Aumento della sete e, di conseguenza, della diuresi;
Aumento dell'appetito, un incremento della sensazione di fame con un conseguente aumento della quantità di cibo mangiato;
Perdita di peso non ricercata (una condizione che in certi casi si presenta nonostante ci sia un aumento dell'appetito);
Glicosuria, la presenza nelle urine di zuccheri (glucosio) rilevati attraverso le analisi delle urine;
Stanchezza, senso di affaticamento e vista sfocata;
Aumento delle infezione delle vie urinarie quali ad esempio le cistiti;
Piccole ferite che non si rimarginano o si cicatrizzano molto lentamente;
Problemi di disfunzione erettile per i maschi e secchezza vaginale nelle donne.
Diagnosi diabete
Visto che il diabete di tipo 2 è spesso asintomatico nelle fasi iniziali, la diagnosi di diabete viene fatta attraverso gli esami del sangue (glicemia e/o emoglobina glicata). Spesso si effettuano degli accertamenti nei casi in cui si rilevi del glucosio negli esami delle urine.
Se la glicemia, misurata di mattina dopo un digiuno di 8 ore, ha un valore uguale o superiore a 126 mg/dl, e il valore viene confermato da un secondo prelievo effettuato in un giorno differente, c'è una diagnosi di diabete.
Un altro modo per appurare la presenza del diabete riguarda l'emoglobina glicata (HbA1c). Un valore di Hba1c oltre 6,5%, confermato una seconda volta, porta ad una diagnosi di diabete. Fino a qualche tempo fa HbA1c veniva riportato in percento (%), e in qualche referto potrebbe ancora essere così. In seguito a nuove e più affidabili procedure di laboratorio, nella maggior parte dei casi, nei referti dei laboratori non si trova più come HbA1c %, ma come HbA1c mmol/mol. Sono quindi cambiate le unità di misura secondo le quali leggere questo esame. Per aiutarvi a leggere i nuovi valori dovete ricordare che i valori ottimali di HbA1c (6,6% e 7,5%) possono essere indicati rispettivamente come 48 mmol/mol e 59 mmol/mol. Nel caso delle persone senza diabete i limiti sono 4%-6%, corrispondenti a 20 mmol/mol e 42 mmol/mol.
Un altro esame utilizzato per la diagnosi è il test da carico orale di glucosio o prova da carico di glucosio. Dopo un primo prelievo di sangue, eseguito dopo un digiuno di 8 ore, che serve a valutare il livello della glicemia, viene fatto bere un bicchiere da 200-400 ml d'acqua in cui sono disciolti 75 grammi di glucosio. Una glicemia, misurata a distanza di 2 ore, uguale o superiore a 200 mg/dl, indica la presenza di diabete.
Terapia diabete di tipo 2
La terapia per il diabete di tipo 2 ha l'obiettivo di riportare l'emoglobina glicata (HbA1c) verso il valore del 7%, in questo modo si cerca di contrastare l'insulinoresistenza e di rallentare l'evoluzione della malattia. Il valore della glicemia misurata a digiuno e pre-prandiale dovrebbe stare su un valore di 70-130 mg/dl, la glicemia misurata due ore dopo il pasto non dovrebbe invece superare i 180 mg/dl.
Un'attività fisica regolare e un'alimentazione equilibrata potrebbero essere sufficienti per tenere sotto controllo il diabete di tipo 2, sopratutto nei primi anni. Purtroppo, allo stato attuale, solo il 10 per cento dei diabetici riescono a raggiungere l'obiettivo senza ricorrere ai farmaci. In ogni caso, con il progredire della malattia, le sole abitudini di vita non sono più sufficienti e tutti, prima o poi, devono ricorrere anche alla terapia farmacologica.
Attualmente sul mercato sono disponibili diversi medicinali per il trattamento del diabete di tipo 2, la lista è lunga e qui di seguito ne riportiamo solo alcuni. A differenza del diabete di tipo 1, dove la terapia prevede la somministrazione di insulina sotto cute, nel diabete di tipo 2 si usano dei farmaci (sotto forma di compresse) noti impropriamente come "ipoglicemizzanti orali" (link verso scheda cura diabete). Il loro obiettivo è quello di ridurre la glicemia aumentando l'efficacia dell'insulina prodotta spontaneamente o, in alternativa, aumentare la produzione pancreatica di insulina.
Alcuni farmaci usati nella terapia del diabete di tipo 2
Sulfaniluree: sono dei farmaci secretagoghi di prima generazione con una buona efficacia. Agiscono sul metabolismo degli zuccheri e, in alcuni casi, potrebbero far aumentare di peso. Stimolano il pancreas a produrre insulina ma non sono in grado di regolare la quantità di zucchero circolante, una situazione che in alcuni casi potrebbe portare a uno stato di ipoglicemia.
Metformina: un farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2 della famiglia delle biguanidi. Mediante esso si riesce a migliorare notevolmente la sensibilità periferica dell'insulina prodotta normalmente dall'organismo. Rispetto alle sulfaniluree hanno un effetto più limitato sul peso corporeo anche se, in alcuni casi, possono dare disturbi al tratto gastroenterico.
Tiazolidindioni: noti anche come glitazoni o tiazolidinedioni, sono dei farmaci che, come la Metformina, aiutano a migliorare la sensibilità periferica dell'azione insulinica. Questi farmaci agiscono sul metabolismo degli zuccheri e aiutano a ridurre i trigliceridi. In seguito al loro utilizzo si può riscontrare un aumento del colesterolo HDL e del peso.
GLP-1 RA: gli agonisti del recettore del GLP-1 stimolano il pancreas affinché inizi a produrre insulina in maniera fisiologica in relazione all'iperglicemia. A differenza di altri farmaci utilizzati per il trattamento del diabete di tipo 2, questi medicinali possono favorire una perdita di peso anche abbastanza rilevante in alcuni casi. Fra gli effetti collaterali si registrano però dei disturbi al tratto gastroenterico.
Inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4): sono una classe di sostanze relativamente nuove utilizzate per il trattamento del diabete di tipo 2. Agiscono sul metabolismo degli zuccheri in maniera simile ai precedenti farmaci ma con un effetto sul peso praticamente nullo.
Inibitori dell'alfa-glucosidasi: una classe di sostanze che ritardano l'assorbimento del glucosio alimentare. L'acarbosio, un tipico inibitore dell'alfa-glucosidasi, a differenza di altri medicinali, non stimola la secrezione di insulina, ma riduce il carico sulle cellule beta riducendo l'aumento della glicemia. In questo modo si previene l'iperinsulinemia post-prandiale compensatoria e si diminuisce in modo significativo la glicemia a digiuno e i valori dell'emoglobina glicata (HbA1c).
È importante precisare che attualmente non esiste una terapia farmacologica uguale per tutti i pazienti con diabete di tipo 2, per ogni singolo caso il diabetologo metterà a punto una terapia personalizzata in base alle caratteristiche individuali.
Dieta diabete di tipo 2
La dieta che i nutrizionisti suggeriscono a una persona affetta da diabete non è molto diversa da quella che dovrebbe seguire anche un individuo in buona salute. I carboidrati, i cereali, la frutta, la verdura, i legumi, il latte magro e i suoi derivati, sono alimenti importanti in una dieta sana ed equilibrata, tutti devono essere presenti anche nella dieta di chi è affetto da diabete di tipo 2. Quello a cui bisogna però porre particolare attenzione è la quantità e la qualità dei carboidrati di quello che si mangia, questi due elementi possono infatti influenzare in maniera rilevante la risposta glicemica.
Una dieta per diabetici deve prevedere degli alimenti con un basso indice glicemico, un valore che indica la capacità di far aumentare la glicemia in maniera più o meno rapida dopo un pasto. Il riso è per esempio un alimento ad elevato indice glicemico, i carboidrati contenuti nei legumi e nei cereali hanno invece un indice glicemico più basso. La pasta, rispetto al pane, ha un indice glicemico più basso.
La frutta, essendo ricca di vitamine, fibre e sali minerali, non deve mancare nella dieta del diabetico, per maggiori informazioni sull'argomento vi rimandiamo però alle schede di approfondimento: Frutta e diabete e Indice glicemico della frutta. Da evitare, o comunque ridurre considerevolmente, il consumo di dolci, bevande zuccherate e i soft drink. Lo stesso consiglio vale per le bevande alcoliche che andrebbero consumate saltuariamente e limitate al minimo.
La verdura e i vegetali, anch'essi ricchi di fibre, vitamine e sali minerali, si possono consumare in abbondanza. Bisogna però stare attenti al condimento, si all'olio d'oliva e no al burro, e a non eccedere con il sale. Nella dieta non devono inoltre mancare latte, latticini, carne, uova e pesce. Andrebbero però limitati i formaggi più grassi, e quelli con un elevata presenza di grassi animali ricchi di colesterolo.
Prevenzione diabete
Il diabete di tipo 2 può essere prevenuto semplicemente seguendo poche semplici regole. Primi di tutto basta svolgere una regolare attività fisica aerobica, anche di moderata intensità, per almeno 30 minuti al giorno 5 volte a settimana (basterebbe ad esempio camminare tutti i giorni). Secondo alcune indagini, 150 minuti a settimana di attività fisica (30 minuti al giorno per 5 giorni), in abbinamento a una perdita del 10 per cento del peso corporeo, può ridurre l'incidenza del diabete di tipo 2 di ben il 60 per cento. Per chi è già in forma, l'attività fisica è comunque utile perché aiuta a mantenere il peso forma.
Se si ha una dieta ricca di acidi grassi saturi, presenti prevalentemente nei grassi di origine animale quali burro, lardo, strutto ecc., il consiglio è quello di sostituirli con acidi grassi insaturi (presenti ad esempio nell'olio d'oliva). Ci sono studi che hanno infatti dimostrato che gli acidi grassi saturi aumentano il rischio di sviluppare il diabete mentre i grassi insaturi contribuiscono a ridurre il rischio.
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