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Diabete e ossa, una possibile relazione - Le ossa potrebbero avere un ruolo attivo anche nel metabolismo degli zuccheri e nel controllo del peso

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Diabete e ossa, una possibile relazione

Diabete e ossa: una possibile relazione

Le ossa potrebbero avere un ruolo attivo anche nel metabolismo degli zuccheri e nel controllo del peso, non sono quindi soltanto il supporto del nostro corpo ma sarebbero in grado di produrre una proteina capace di contrastare l'insorgenza del diabete. Lo studio che ha messo in relazione diabete e ossa è stato condotto da un gruppo di ricercatori della Columbia University, i dettagli sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell (Agosto 2007).

Gerard Karsenty, coordinatore della ricerca, spiega che i risultati ottenuti dagli studi preliminari condotti sui topi forniscono nuovi spunti per la ricerca di cure innovative per il diabete e l'obesità. L'anello di congiunzione fra ossa e diabete è l'osteocalcina, una proteina prodotta dalle cellule ossee (osteoblasti) già nota dal 1977. Fino ad ora si sapeva che l'osteocalcina era una proteina strutturale che si trova nelle ossa e che, una volta attivata, garantiva la fissazione del calcio.

Gli studiosi, analizzando due differenti tipi di topi, uno privo del gene dell'osteocalcina, quindi incapace di produrre questa proteina, l'altro dotato di livelli di osteocalcina più elevati del normale, hanno notato che potenziando l'attività di questa sostanza le cellule pancreatiche producevano più insulina. L'osteocalcina sembrerebbe quindi controllare la produzione e la sensibilità all'insulina e protegge di conseguenza dal diabete di tipo 2, la forma di diabete più comune caratterizzato da una scarsa secrezione insulinica e spesso, ma non sempre, da un eccesso di peso.

Karsenty, commentando i risultati ottenuti, spiega che nei topi dove si è stimolata la produzione di osteocalcina si è registrata una tendenza a non acquisire peso e a non sviluppare diabete anche in presenza di una dieta molto grassa, al contrario, nel gruppo di controllo, si è rilevata una situazione inversa e tutti i topolini, oltre a pesare mediamente di più, si sono ammalati di diabete di tipo 2.

I ricercatori spiegano che in futuro, anche se per ora la sperimentazione sull'uomo non è ancora iniziata, si potranno mettere a punto delle terapie mediche in grado di curare quei pazienti che hanno problemi legati al metabolismo degli zuccheri come ad esempio il diabete di tipo 2, una patologia caratterizzata dall'iperglicemia (aumento del glucosio nel sangue).


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