Tumore della prostata, un test predice la gravità
Un nuovo test per il tumore della prostata potrebbe aiutare a prevedere l'evoluzione dell'aggressività della neoplasia consentendo di intervenire preventivamente con delle terapie mirate. Un gruppo di ricercatori della University of Liverpool ha individuato la presenza di una proteina, la proteina 27 da shock temico (Hsp-27), che consente di predire l'aggressività del tumore. I pazienti dove tale proteina è presente potrebbero avere una probabilità doppia, rispetto agli uomini risultati negativi al test, di morire nei successivi 15 anni a causa del tumore della prostata. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul British Journal of Cancer (Settembre 2009).
Comprendere come si evolverà una neoplasia è molto importante, grazie a questa informazione è possibile fare un uso più appropriato dei medicinali evitando di intervenire troppo "pesantemente" dove il tumore potrebbe essere curato con dosi più basse di farmaci che spesso debilitano molto i pazienti. I vantaggi sono quindi due, da un lato si riesce a creare una sorta di "terapia su misura" con notevoli benefici per la salute dei pazienti, dall'altra si ha un risparmio di risorse in quanto si limitano le dosi di farmaci che spesso hanno dei costi elevati.
Il Professor Chris Foster, coordinatore della ricerca, spiega che non tutti i tumori della prostata sono uguali ma fino ad oggi non vi era un modo per predirne l'evoluzione al momento della diagnosi. Si rischiava così di intervenire in maniera inadeguata e spesso non si riusciva a salvare la vita dei pazienti.
I ricercatori inglesi, dopo aver analizzato i tessuti prelevati da 553 uomini ai quali era stato diagnosticato un cancro alla prostata, hanno scoperto che la presenza di Hsp-27 rappresentasse un segnale affidabile per distinguere tra le forme di cancro più aggressive e quelle a decorso più lento.
La ricerca procederà ora in due direzioni, da una parte si cercherà di mettere a punto un test del sangue da effettuare al momento della diagnosi, dall'altra si lavorerà alla realizzazione di farmaci utili a bloccare i segnali di Hsp-27 in modo da impedire, o almeno limitare, la diffusione delle cellule tumorali.
Un'altra notizia positiva sul cancro della prostata arriva anche da un altro studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition. Secondo una ricerca condotta presso i laboratori della Harvard School of Public Health (Boston), si possono aumentare le aspettative di vita degli uomini colpiti da cancro alla prostata con un'assunzione quotidiana di vitamina B6.
I ricercatori hanno tenuto sotto osservazione 525 pazienti ai quali era stato diagnosticato un cancro alla prostata scoprendo che gli uomini che presentavano i livelli maggiori di vitamina B6 avevano un tasso di mortalità più bassa. Gli esperti precisano che tutti i pazienti non facevano uso di integratori ma tale vitamina veniva assunta attraverso gli alimenti presenti nella dieta. La vitamina B6 è presente in diversi alimenti, ne riportiamo alcuni: banane, carne di pollo, salmone e alcuni legumi come i fagioli.
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