Tumore alla prostata, nuova cura e diagnosi indolore
Il tumore alla prostata potrebbe essere diagnosticato con un semplice esame delle urine. Grazie ad uno studio condotto in collaborazione fra due università, la Columbia University College of Physicians and Surgeons di New York e l'University of Michigan Medical School (Michigan, USA), in futuro si potrebbe realizzare un nuovo test in grado di diagnosticare il cancro alla prostata attraverso le urine, ma non solo, la scoperta potrebbe portare anche alla realizzazione di una nuova cura. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature (Febbraio 2009).
Gli studiosi hanno individuare un potenziale marcatore, una "sostanza" che indica un particolare stato di malattia, associato al cancro alla prostata. Grazie ad una serie di analisi si è scoperto che la sarcosina, un tipo di aminoacido, potrebbe avere un ruolo centrale nella diagnosi e nella cura di questa particolare neoplasia dell'apparato genitale maschile.
Attualmente per diagnosticare il cancro alla prostata si somministra un antigene prostatico specifico (PSA) e si sottopone il paziente ad un esame rettale, nel caso in cui uno di questi due test dia dei risultati positivi bisogna poi procedere con una biopsia, per il momento l'unico esame in grado di dimostrare con certezza la presenza di cellule maligne. Spesso, a causa della complessità della diagnosi, il cancro alla prostata viene diagnosticato quando è già in uno stadio avanzato. Sfruttare la sarcosina come marcatore consentirà di semplificare notevolmente la diagnosi e la prognosi della neoplasia. Non ci sarà più bisogno di nessuna diagnosi invasiva ma basterà un semplice esame delle urine. Durante l'indagine i ricercatori hanno rilevato anche un altro aspetto interessante, la concentrazione di sarcosina nelle urine cresce al crescere dell'aggressività del tumore, inoltre, se il marcatore non è presente, le cellule malate perdono la propria capacità di invadere i tessuti.
Il possibile utilizzo della sarcosina come marcatore per il cancro alla prostata è frutto di un indagine che ha esaminato ben 1126 molecole in tessuti prostatici sani, in tumori alla prostata in fase iniziale e in carcinomi gravi già metastatici. Del totale, 10 molecole avevano una concentrazione maggiore in quei tessuti prelevati da pazienti colpiti da forme di cancro in uno stadio avanzato. Un'indagine più approfondita ha permesso l'individuazione della sarcosina, la sua concentrazione era particolarmente elevata nei pazienti con tumore avanzato mentre era spesso assente nei pazienti sani.
Il professore Arul Chinnaiyan, coordinatore della ricerca, spiega che grazie a questo studio si è individuato un potenziale marker per il tumore alla prostata in grado di indicarne l'aggressività con un semplice esame delle urine. Il prossimo passo sarà quello di comprovare l'affidabilità attraverso ulteriori indagini. L'esperto spiega che spesso si è costretti a trattare i pazienti con terapie molto pesanti perché non si conosce esattamente l'aggressività della neoplasia trattata, questo nuovo test permetterebbe invece la personalizzazione della terapia in base alla concentrazione dei livelli di sarcosina (livelli più alti corrispondono ad un tumore più aggressivo).
Secondo i ricercatori ci potrebbero essere anche ulteriori sviluppi negli studi, non solo per quanto riguarda la diagnosi ma anche per la cura della neoplasia. La sarcosina potrebe divenire un nuovo bersaglio terapeutico. Attraverso alcuni test si è osservato che l'aggiunta di sarcosina in culture di cellule benigne innesca un processo che le portava a diventare maligne e capaci di formare metastasi, al contrario, bloccando la sarcosina in culture di cellule tumorali, si bloccava la loro invasività.
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