Tumore alla prostata, un cancro spesso sottovalutato
Il tumore alla prostata è spesso sottovalutato, ogni anno colpisce quasi 17 mila italiani e i numeri sono in continua crescita. Fra le varie neoplasie relative alle persone di sesso maschile di età superiore ai 55 anni, il cancro alla prostata è il secondo "killer" dopo il tumore al polmone. In occasione del 23° Congresso annuale dell'Associazione Europea di Urologia (Marzo 2008), un congresso che vanta la presenza di quasi 10.000 urologi provenienti da oltre 100 diversi Paesi, si è discusso su diversi aspetti di questa patologia, dai progressi fatti in campo diagnostico alle nuove terapie utili sia per prevenire che per curare il tumore alla prostata.
I numeri sono preoccupanti, a livello mondiale ogni anno si diagnosticano quasi 400 mila nuovi casi di tumore alla prostata, i morti associati a questa neoplasia sono invece oltre 160 mila. Per limitare il problema basterebbero dei semplici accorgimenti, quello che manca però è una giusta informazione dei pazienti verso questa patologia. L'anzianità è uno dei fattori di rischio, l'età media alla diagnosi è intorno ai 70 anni, altri fattori importanti da tenere in considerazione sono la familiarità, per esempio se padre o fratelli hanno avuto lo stesso problema, la razza, statisticamente nei neri la neoplasia è più comune, e le abitudini a tavola. Mente una dieta ricca di frutta e verdura aiuta a prevenire il cancro alla prostata, un consumo eccessivo di grassi animali ne favorisce la comparsa.
Massimo Maffezzini, direttore del Dipartimento delle Chirurgie Specialistiche dell'Ente Ospedale Galliera di Genova, spiega che uno dei fattori che rendono il tumore della prostata molto insidioso è l'assenza di una sintomatologia chiara e omogenea nei vari pazienti che guidi il medico alla diagnosi di tumore. L'esperto, durante un suo intervento al congresso, ha spiegato che circa l'85 per cento dei pazienti operati arrivano presso le strutture sanitarie in condizioni di assoluto benessere, senza nessun sintomo apparente, solo grazie al test del PSA prima e della biopsia poi si diagnostica la neoplasia.
In presenza di sintomi sospetti come difficoltà, bruciore o dolore nell'urinare, e disturbi sessuali, le indagini consigliate sono l'esplorazione rettale (per rilevare un eventuale ingrossamento della prostata e la presenza di indurimenti o noduli), il dosaggio dell'antigene prostatico specifico PSA nel sangue (valori superiori ai 10 nanogrammi per millilitro sono fortemente indicativi) e l'ecografia transrettale (per visualizzare possibili lesioni e stimarne l'estensione). Se questi esami risultano alterati, si raccomanda una biopsia sotto guida ecografica con prelievi multipli, e in caso di diagnosi di tumore servono ulteriori analisi per stabilirne lo stadio preciso e individuare eventuali metastasi.
Giuseppe Vespasiani, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell'Università di Roma Tor Vergata e membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Urologia, evidenzia che si è di fronte a una vera e propria emergenza. Sebbene in parte è merito delle nuove diagnosi se oggi si riescono a rilevare un maggior numero di neoplasie, da un analisi accurata delle statistiche si può osservare anche un aumento vero e proprio dei casi.
L'arma migliore per combattere il tumore alla prostata è la prevenzione, Massimo Maffezzini spiega che ci sono alcuni fattori rilevati con maggiore frequenza nei pazienti che sviluppano questa neoplasia. In caso di familiarità è importante sottoporsi a delle visite di controllo, inoltre, seguire delle diete povere di grassi saturi di derivazione animale aiuta a prevenire la comparsa della neoplasia. Alcuni oncologi riterrebbero importante sottoporre tutti gli uomini sopra i 50 anni alla misurazione del PSA, indipendentemente dalla presenza di sintomi, un aspetto però molto discusso tra gli esperti in quanto è un'operazione che può portare ad effetti collaterali come incontinenza e impotenza.
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