Tumore al polmone, aumentano le aspettative di vita
Grazie ai progressi in campo medico le aspettative di vita per i pazienti colpiti da tumore al polmone sono cresciute del 42,5 per cento, i nuovi trattamenti terapeutici hanno dato buoni risultati portando la sopravvivenza ad un anno dal 22 al 31 per cento, inoltre si è migliorata la qualità di vita dei pazienti riducendo alcuni sintomi correlati al tumore come: tosse, dispnea, dolore toracico.
Il tumore al polmone è una delle neoplasie più distruttive, durante la XII conferenza nazionale dell'AIMO (Associazione Italiana di Oncologia Medica) sono stati presentati i risultati ottenuti con le nuove terapie che hanno permesso un aumento delle aspettative di vita e una riduzione dei sintomi correlati alla malattia.
Ogni anno in Italia si stimano un numero di nuovi casi di tumore al polmone che va dai 35 ai 45 mila, i decessi, sempre nell'arco di un anno, si aggirerebbe intorno alla stessa cifra. Il cancro del polmone è la prima causa di morte sia negli uomini, con oltre il 30 per cento di tutti i decessi per cancro, sia nelle donne con circa il 25 per cento di tutte le morti.
Il professor Francesco Cognetti ha spiegato che molte volte, circa nel 50 per cento dei casi, questa malattia viene diagnosticata troppo tardi quando si è già in una fase di metastasi, una situazione che consente un intervento limitato. Poter intervenire nei primi due stadi della malattia permetterebbe di ottenere delle aspettative di sopravvivenza a cinque anni di circa il 60 - 80 per cento. Quando si ha la possibilità di intervenire solo dal terzo stadio attraverso l'integrazione di chemioterapia, chirurgia e radioterapia si ha il 25 per cento di aspettative di sopravvivenza sempre a 5 anni, con la chemioterapia nel quarto stadio si arriva ad un 50 per cento di sopravvivenza ad 1 anno, con una mediana di 8-10 mesi. In generale il livello di sopravvivenza complessiva di tutti gli stadi a 5 anni varia però dal 10 al 15 per cento.
Un nuovo farmaco che viene assunto per via orale una volta al giorno ha permesso di ottenere un notevole aumento delle aspettative di vita. Un dato interessante è che questa nuova cura ha dato risultati promettenti in persone in cui il tumore del polmone, non a piccole cellule (circa l'80% di tutti i carcinomi polmonari), era in progressione o in metastasi e che avevano esaurito tutte le opzioni a disposizione. Passare da 4,7 a 6,7 mesi di sopravvivenza in questi pazienti è un guadagno significativo che apre interessanti prospettive a breve e medio termine.
I primi risultati di questo nuovo farmaco, una piccola molecola (l'erlotinib) che agisce in modo selettivo andando a colpire uno specifico bersaglio molecolare, denominato EGFR, sono stati ottenuti in uno studio clinico canadese in cui sono stati selezionati 731 pazienti provenienti da 86 istituti di 17 Paesi. Questo nuovo farmaco è stato accolto con favore anche dagli stessi oncologi, come ha provato un sondaggio promosso dall'Aiom, secondo cui l'83 percento ritiene che il farmaco sia destinato a modificare l'approccio clinico e non solo sia un'opzione per i pazienti che attualmente non vengono trattati ma possa diventare un'alternativa alla chemioterapia.
Gli esperi continuano comunque ad evidenziare come la prevenzione, a prescindere dai progressi della ricerca, rimane il principale mezzo per evitare determinate malattie mortali. Cognetti ha ribadito che smettere di fumare è la prima forma di prevenzione, secondo le statistiche i fumatori hanno il 23 per cento di probabilità in più di ammalarsi di cancro al polmone di un non fumatore. Se un tabagista smette di fumare, nell'arco di 10 - 15 anni le possibilità che si ammali ritornano identiche a quelle di una persona che non ha mai fumato.
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