Fumo e allergie nei bambini
Il fumo prodotto dalle sigarette dei genitori è la prima causa della comparsa o del peggioramento di asma e allergie a carico dell'apparato respiratorio. Una situazione che sembra incidere in maniera più consistente anche dell'inquinamento industriale e di quello prodotto dal traffico urbano.
Il problema è stato evidenziato da Renato Cutrera, specialista dell'Unità Operativa di Broncopneumatologia dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. I dati, presentati in occasione della prima giornata per il bambino allergico, sono stati esposti durante l'incontro "Strategie di prevenzione ambientale per il bambino allergico: istituzioni, società scientifiche e pazienti a confronto".
Secondo recenti studi, il cinquanta percento dei bambini italiani è esposto al fumo passivo di almeno uno dei due genitori, l'educazione alla prevenzione delle allergie dovrebbe quindi iniziare dalla famiglia. A volte capita che il fumo delle sigarette inizi a far male ancor prima che il bambino nasca. Ci sono studi che dimostrano che se le donne sono esposte al fumo nel periodo della gravidanza, il feto produce una maggiore quantità di anticorpi specifici che predispone il neonato ad allergie e asma.
Cutrea evidenza che seppur la legge antifumo ha ridotto notevolmente i fumatori nei posti pubblici, molti continuano a fumare in casa in presenza di bambini trascurando i possibili effetti nocivi che potrebbero avere sulla loro salute. Questo accade perché molte volte si è inconsapevoli non solo del rischio oncologico e delle possibili complicazioni di malattia a carico dei polmoni, ma che il fumo potrebbe arrecare seri danni nei figli soprattutto se asmatici o allergici.
Anche se la soluzione migliore è quella di una maggiore attenzione dei genitori, e bisogna battersi perché ciò avvenga, grazie alla progressione degli studi medici si riesce in certi casi a limitare possibili complicazioni perla salute. Si stanno rendendo disponibili alcuni test che permettono di misurare la presenza di determinate sostanze nei polmoni dei bambini anche in quelle fasi in cui non si evidenziano particolari sintomi. Grazie a queste analisi si possono migliorare le terapie per i piccoli pazienti evitando in determinati casi la somministrazione di farmaci non necessari.
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