Formazione dei tumori, nuova ipotesi
Secondo un recente studio il cancro sembrerebbe dipendere da più fattori, un'alterazione del DNA non è l'unica causa responsabile della patologia in quanto anche l'RNA potrebbe avere un ruolo nella formazione dei tumori. Questa è la conclusione di una ricerca, coordinata da Saverio Alberti, condotta presso l'Unità di Patologia Oncologica dell'Università di Chieti. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Cancer Research (Ottobre 2008).
La ricerca, sostenuta dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Chieti e dall'ABO Project di Venezia, ha dimostrato che RNA derivati da due geni normali possono fondersi in un'unica molecola dando origine ad un RNA ibrido anomalo che può generare un tumore maligno. L'RNA, o ARN (acido ribonucleico), è un intermediario tra il DNA e le proteine. Sebbene chimicamente l'RNA è molto simile al DNA, a differenza di quest'ultimo non è in grado di replicarsi da solo.
I due geni al centro dello studio sono la CICLINA D1, un importante componente della regolazione del ciclo cellulare, e TROP2, un gene scoperto dal team del prof. Saverio Alberti, che è in grado di stimolare la crescita del cancro e che è espresso dalla maggior parte dei tumori nell'uomo. L'RNA ibrido è stato rilevato prevalentemente in particolari neoplasie quali: tumore dello stomaco, tumore del colon, tumore dell'ovaio, tumore dell'utero, tumore del rene e in un sottogruppo dei tumori del seno.
Fino ad oggi era idea comune che tutti i tumori si originassero da un'alterazione del DNA, nello specifico da mutazioni di particolari geni di controllo (oncogeni). Grazie a questa scoperta si aprono però nuovi scenari interessanti. Attualmente la lotta al cancro si basa principalmente sulla prevenzione di mutazioni del DNA indotte dal fumo, da raggi solari o da sostanze radioattive. Prevenire la generazione di un RNA anomalo che origina da geni perfettamente normali richiederà studi approfonditi sui meccanismi che danno origine all'RNA ibrido e sulla loro regolazione.
Visto che i vari tumori esprimono l'RNA ibrido a livelli diversi, i ricercatori italiani hanno sviluppato delle nuove metodiche per rilevare la presenza dell'RNA anomalo. Grazie a questo particolare test, che apre la via a nuovi studi diagnostici, si è in grado di misurare i livelli di espressione nel giro di alcune ore. Una futura evoluzione del test potrebbe aiutare a determinare se l'espressione di questo RNA ibrido è legata a specifiche caratteristiche biologiche di particolari sottogruppi di tumori, in particolare alla loro aggressività e sensibilità alle terapie antitumorali.
Saverio Alberti spiega che questi risultati potrebbero anche aprire la strada a nuove cure. Per il momento, anche se si è lavorato su cellule in coltura, i ricercatori hanno ottenuto dei buoni risultati riuscendo ad eliminare l'RNA ibrido. Prima di iniziare la sperimentazione sull'uomo bisognerà però attendere, ci sono delle fasi obbligatorie da superare che hanno il compito di valutare la non tossicità dei farmaci e l'effettiva efficacia nei pazienti.
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