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Cadmio: tossicità e malattie del fegato - Elevati livelli di cadmio nelle urine sono stati correlati a un incremento delle malattie del fegato e a decessi a esse legati

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Cadmio: tossicità e malattie del fegato

Tossicità cadmio e malattie del fegato

Elevati livelli di cadmio nelle urine sono stati correlati a un incremento delle malattie del fegato e a decessi a esse legati. Questo particolare metallo, relativamente raro in natura, è molto utilizzato nelle batterie ricaricabili, componenti, presenti in numerosi apparecchi elettronici, noti anche come accumulatori nichel-cadmio (sigla che spesso viene indicata semplicemente con il simbolo chimico NiCd). Gli effetti del cadmio sulla salute, in particolare sul fegato, sono stati esaminati nel corso di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Gastrointestinal Surgery (Cadmium Exposure and Liver Disease among US Adults - Doi: 10 1007 / s11605-013-2210-9 - Maggio 2013).

Il cadmio non è però presente solo nelle batterie ricaricabili, questo metallo è anche utilizzato a livello industriale per il rivestimento di materiali plastici e come fissante. Il cadmio può quindi finire nell'ambiente dove viviamo sia a causa delle lavorazioni industriali sia a causa di uno scorretto smaltimento delle batterie. C'è poi un'ulteriore fonte che molti ignorano, le sigarette (il fumo di sigaretta contiene più di 4000 sostanze, di cui circa 3500 considerate tossiche come ad esempio il cadmio). Secondo quanto scoperto dai ricercatori della Johns Hopkins University, le persone che presentano alti livelli di cadmio nell'organismo, rispetto a quelli con i livelli più bassi, hanno una probabilità superiore di ben 3,5 volte di morire per una malattia del fegato.

Il dottor Omar Hyder, primo autore della ricerca, spiega che lo studio si è basato sui dati raccolti tra il 1988 e il 1994 nell'ambito del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES III). Complessivamente sono state esaminate 12.732 cartelle cliniche che riportavano diverse informazioni raccolte attraverso interviste personali, esami clinici fisici, ecografie, esami delle urine e esami del sangue. Nel condurre lo studio ci si è concentrati in particolar modo su due informazioni: i livelli di cadmio nelle urine e gli esami, mediante ultrasuoni, per la diagnosi delle malattie del fegato. Le schede dei pazienti sono state poi divise in quattro quartili (in statistica i quartili sono valori che ripartiscono una popolazione in 4 parti ugualmente popolate) scoprendo che quelli del quarto quartile, rispetto a quelli dei tre quartili più bassi, avevano un rischio molto più alto di morire di malattie epatiche correlate.

Incrociando le varie informazioni il cadmio è stato associato a diverse malattie quali, ad esempio, la steatosi epatica non alcolica e la steatoepatite non alcolica. Due patologie caratterizzate da depositi di grasso nel fegato che ostacolano la normale funzione epatica nel meccanismo di filtraggio delle tossine del sangue, nel favorire la digestione, nel produrre ormoni e immagazzinare energia. Statisticamente, gli uomini sono risultati essere i più colpiti. Secondo i ricercatori la differenza fra i due sessi è attribuibile all'effetto protettivo che hanno gli ormoni femminili. Sopratutto durante la menopausa nelle donne si può avere una ridistribuzione del cadmio immagazzinato in fegato e reni, dove in genere provoca più danni, sulle osa (un'area dove rimane più stabile anche se, tra gli altri effetti sulla salute che possono essere causati dal cadmio, c'è una maggiore propensione alla frattura delle ossa).

Gli esperti concludono evidenziando che numerosi studi hanno già dimostrato i rischi per la salute dei metalli pesanti come il piombo e il mercurio, ad oggi sono però pochi quelli che hanno indagato sugli effetti del cadmio. Il dottor Omar Hyder spiega inoltre che anche se l'esposizione professionale al cadmio fra i lavoratori è diminuita, l'esposizione ambientale continua ad essere abbastanza preoccupante . Verranno ora condotti ulteriori studi di approfondimento sugli effetti del cadmio sulla salute valutando anche i potenziali benefici di un utilizzo di particolari farmaci, già utilizzati nelle terapie di chelazione, in quelle persone che per lavoro stanno a contatto con il cadmio.


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