Danni al fegato, una cura per quelli causati da epatite e alcol
L'abuso di alcool e l'epatite danneggiano il fegato, secondo una recente ricerca americana questi tipi di danni potrebbero essere bloccati e in alcuni casi addirittura fatti regredire. In base ai dati ottenuti dagli esperti, è possibile arrestare la formazione di cicatrici intorno all'organo agendo su una particolare proteina cruciale nel processo degenerativo. I dettagli dello studio, condotto da un team dell'università della California di San Diego, sono stati pubblicati dalla rivista PLoS Online (Dicembre 2007).
L'epatite e il consumo eccessivo di alcol innescano nel fegato un processo chiamato fibrosi, una patologia caratterizzata dalla formazione di tessuto cicatriziale nell'organo. Con il degenerare di questo processo si arriva alla cirrosi, una condizione dove il fegato è completamente ricoperto da cicatrici che ne impediscono il normale funzionamento, una situazione che spesso è anticamera del tumore epatico.
Fino ad oggi non vi erano tante possibilità di limitare i danni, l'unico consiglio che veniva dato dai medici era quello di cambiare lo stile di vita puntando su una dieta più salutare. Grazie ai ricercatori della School of Medicine (University of California - San Diego), sembra possa esistere una cura efficace in grado di fermare la formazione di tessuto cicatriziale bloccando la proteina RSK, una sostanza prodotta naturalmente dall'organismo durante il processo di cicatrizzazione.
Per il momento gli esperimenti sono stati condotti su alcuni topolini di laboratorio affetti da una grave fibrosi al fegato. Durante i trial clinici si è notato che nel gruppo di topolini trattati con una sostanza chimica, in grado di contrastare la RSK, si arrestava il processo degenerativo della fibrosi. Al contrario, nel gruppo di controllo il danno al fegato continuava a progredire.
Secondo Martina Buck, coordinatrice della ricerca, un approfondimento degli studi potrebbe portare a nuove cure in grado di riparare addirittura il danno creato. I ricercatori concludono spiegando che, sfruttando lo stesso processo, nei prossimi anni si potrebbero curare anche i danni causati dalla fibrosi polmonare e quelli di alcuni tipi di ustioni gravi.
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