Tumore al fegato (epatocarcinoma): sintomi, metastasi e cure
Il tumore al fegato, la cui forma più comune è l'epatocarcinoma, provoca ogni anno numerosi decessi. A differenza di altre neoplasie, come ad esempio il tumore al seno, il numero di decessi correlati alla malattia è in continuo aumento. Il fegato è uno degli organi più voluminosi del corpo, è localizzato sulla parte destra dell'addome ed è suddiviso in due lobi, uno sinistro e uno destro di dimensioni maggiori. Quest'organo è particolarmente importante perché contribuisce a mantenere un buono stato di salute generale mediante un'azione di filtraggio (filtra le sostanze nocive presenti nel sangue), produce la bile (utile per digerire i grassi contenuti nel cibo), immagazzina il glicogeno (un polimero dello zucchero che l'organismo utilizza per produrre energia) e produce altri enzimi fondamentali nei processi digestivi. Nella maggior parte dei casi il tumore maligno al fegato è un'evoluzione delle epatiti virali croniche B e C.
Esistono due tipi di tumori del fegato: il cancro del fegato primitivo, una neoplasia che si origina nei tessuti del fegato, e il cancro del fegato metastatico, un tumore che si origine in altri organi dai quali si diffonde al fegato. Il cancro del fegato primitivo può insorgere sia in età adulta sia in età pediatrica, esso è provocato dalla proliferazione incontrollata di cellule all'interno dell'organo.
A livello epatico, l'epatocarcinoma e le metastasi al fegato da cancro del colon-retto sono rispettivamente il tumore primitivo e quello secondario più frequenti, attualmente la loro incidenza è molto elevata. Le metastasi al fegato si sviluppano in un 20-40 per cento dei pazienti affetti da cancro del colon-retto. In Italia si registra la maggiore incidenza a livello europeo dell'epatocarcinoma, colpisce circa 5-20 persone su 10 mila abitanti. Nella maggior parte dei casi questa neoplasia è associata ad una cirrosi epatica.
Come accennato, osservando i dati statistici, si nota che fra le principali cause che possono favorire lo sviluppo di un tumore del fegato ci sono l'epatite B e l'epatite C, questa relazione è ancora più stretta se le epatiti hanno portato a una cirrosi epatica. Circa il 70 per cento delle persone con diagnosi di epatocarcinoma presentano una di queste due infezioni. Alla luce di questi dati, nel caso di positività all'epatite B o all'epatite C, si consigliano dei controlli periodici mediante i quali si possono individuare tumori di piccole dimensioni potenzialmente curabili senza effetti collaterali e con un notevole miglioramento delle aspettative di vita.
Sintomi del tumore del fegato
Il tumore del fegato, spesso, viene chiamato anche tumore silenzioso, questo perché non presenta nessun sintomo evidente soprattutto nelle prime fasi. Ma mano che la neoplasia progredisce iniziano a comparire i primi sintomi, essi non sono però molto specifici e potrebbero essere il segnale di altre patologie o condizioni neoplastiche.
Alcuni sintomi che possono essere ricondotti al tumore del fegato sono: male al fegato (un dolore localizzato sul fianco destro), dolore nell'area superiore dell'addome (un dolore che in alcuni casi può irradiarsi anche alle spalle e alla schiena), ventre ingrossato, sensazione persistente di sazietà, inappetenza e perdita di peso, nausea e conati di vomito, astenia (una sensazione generalizzata di stanchezza psico-fisica), pelle di colore giallo (ittero), urine scure (note anche come urine nere, delle urine che appaiono di colore molto scuro rispetto al normale), febbre, ecc.. Come già detto, questi sintomi potrebbero essere correlati anche ad altre malattie, non per forza indicano un tumore del fegato, è in ogni caso opportuno effettuare delle visite di controllo per identificare l'origine.
Tumore del fegato: cure, decorso e sopravvivenza
La cura del tumore del fegato può essere differente a seconda dalla presenza o meno di un'epatopatia cronica (epatite cronica o cirrosi epatica). Attualmente le quattro procedure maggiormente impiegate in medicina nella lotta contro il cancro del fegato sono: intervento chirurgico, radiologico, radioterapico e chemioterapico.
Negli ultimi anni, per il trattamento di alcune tipologie di neoplasie, si sono ottenuti dei buoni risultati anche con una tecnica ideata in Italia che cura i tumori del fegato senza intervenire chirurgicamente. Questa particolare tecnica è stata messa a punto nel 1989 da Sandro Rossi, gastroenterologo dell'ospedale di Piacenza. Il trattamento, detto "a radiofrequenza", dura circa 20 minuti, si svolge in anestesia locale e prevede al massimo il ricovero di una notte. Fra gli ospedali dove si sono fatte delle sperimentazioni con questa tecnica, o sono attualmente in corso, troviamo l'Istituto dei Tumori di Milano e gli ospedali di Pisa, Udine e Verona.
Oggi ci sono diverse alternative terapeutiche per la cura del tumore al fegato, il successo è però legato nella maggior parte dei casi alla diagnosi, più è precoce maggiori sono le probabilità di sopravvivenza. Se prendiamo ad esempio in esame le casistiche riconducibili all'epatite C, il processo di trasformazione in tumore epatico è preceduto da un periodo, a volte anche molto lungo, di progressiva trasformazione dell'organo in un tessuto non funzionante o fibrotico (con cicatrici), una malattia del fegato nota come cirrosi epatica.
Per quanto riguarda la diagnosi, uno studio del CNR di Roma ha individuato una particolarità di un marcatore (NGF - il fattore di crescita nervoso scoperto da Rita Levi Montalcini) che potrebbe aiutare a rilevare le fasi precoci della trasformazione neoplastica. In base ai dati in nostro possesso, relativi a settembre 2007, la sperimentazione del CNR è stata condotta su 20 pazienti. Se i risultati saranno confermati da una casistica più vasta, grazie all'NGF si potrà fare una prognosi del tumore del fegato con un semplice test del sangue.
Attualmente, nella maggior parte dei casi, se il medico rileva alcuni dei sintomi elencati in precedenza che possono far sospettare la presenza di un tumore del fegato, prescrive uno o più dei seguenti esami:
- Biopsia epatica (una procedura medica basata sul prelievo di un frammento di tessuto epatico)
- Colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP)
- Colangiografia percutanea transepatica (PTC)
- Ecografia addominale
- Elastografia epatica (FibroScan)
- Risonanza magnetica
- Tomografia computerizzata
Il tipo di esame prescritto dallo specialista dipenderà dal singolo caso, non tutte le indagini sono infatti adatte per i pazienti. Mediante alla diagnosi non si determina solo la presenza o meno del tumore, essa serve anche per valutare lo stadio della neoplasia e le sue caratteristiche (per esempio se si tratta di un tumore primitivo o di una metastasi). In caso di positività, dopo che è stato determinato lo stadio e le caratteristiche del tumore, si potrà pianificare il percorso terapeutico migliore.
La sopravivenza a cinque anni dalla diagnosi di un tumore del fegato dipende molto dalla fase in cui viene scoperto, se nelle fasi iniziali le probabilità sono abbastanza buone, in uno stadio avanzato la probabilità di guarigione scende considerevolmente. Purtroppo, a causa della mancanza di sintomi iniziali, la malattia viene scoperta molto spesso quando è già estesa, per questo motivo le persone più a rischio (con epatite C o B) dovrebbero sottoporsi periodicamente a delle visite di controllo.