Cirrosi epatica, una conseguenza di epatite C o B
Secondo una recente indagine il nemico numero uno del fegato non è l'alcol ma l'epatite virale C e B. I dati diffusi dall'associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf) mostrano come la cirrosi epatica, una malattia cronica caratterizzata da alterazioni della struttura e delle funzioni del fegato, non è sempre una conseguenza dell'alcol ma in quasi due casi su tre è la conseguenza di un'epatite virale.
Il dr. Francesco Salerno dell'Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), responsabile della Divisione di Medicina Interna dell'Ospedale di San Donato (Milano), spiega che se si escludono alcune Regioni come le tre Venezie, dove l'epatopatia da alcool è più diffusa, in Italia le epatiti virali B e C sono globalmente responsabili di quasi il 60 per cento delle patologie epatiche croniche, una percentuale molto più alta rispetto ai casi legati all'abuso di alcol che si attesta intorno al 20 per cento e altre percentuali molto modeste, anche se in aumento, che mettono in relazione la malattia del fegato ad un danno metabolico causato da obesità o diabete.
Salerno evidenza quindi che le persone colpite da un'epatite virale sono più a rischio di cirrosi, inoltre, si potrebbero avere delle conseguenze più gravi. In questi casi, la prognosi è più delicata e bisogna essere in grado di valutare chi ha le migliori possibilità di rispondere efficacemente alle terapie disponibili.
La cirrosi epatica è una malattia cronica tutt'altro che rara che colpisce principalmente fra i 40 e i 60 anni, nel nostro paese sono almeno un milione le persone che ne sono affette. La malattia ha un andamento lento ma progressivo. In un primo tempo le cellule epatiche danneggiate vengono sostituite da tessuto cicatriziale. Tale degenerazione viene definita fibrosi. Ne consegue un'alterazione del flusso sanguigno intraepatico. In questo modo il fegato è impedito nello svolgimento delle sue funzioni. Nel tre per cento dei pazienti la cirrosi epatica evolve verso il cancro del fegato, con una sola via d'uscita: il trapianto. Gli esperti evidenziano però che sapere realmente quante sono le persone affette da questa malattia non è facile, in molti casi per un lungo periodo non si riscontrano sintomi evidenti e non è raro che la cirrosi venga diagnosticata solo per caso durante un esame di routine.
Qualora si superi un determinata soglia di danno epatico la cirrosi presenta effetti evidenti, una fase in cui può comparire una delle complicazione più temute della malattia: l'emorragia esofagea, provocata dalla rottura delle varici che vi si sono formate. Questa complicazione si presenta solitamente in quei pazienti che non hanno ricevuto alcuna terapia per prevenire questa eventualità in quanto ignari di esserne affetti. Salerno spiega che spesso, anche in presenza di una gastroscopia positiva per presenza di varici esofagee, il medico non prende iniziative profilattiche o se lo fa, prescrive spesso una posologia insufficiente. Inoltre non sono rari i casi in cui i pazienti, se non guidati ad assumere regolarmente la terapia, piano piano la abbandonano di propria iniziativa.
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