Tumore al fegato e cirrosi epatica
Circa il 95 per cento dei malati di tumore al fegato sono colpiti anche da cirrosi e nel 5 per cento dei pazienti cirrotici la patologia porta inevitabilmente al tumore. Questi sono alcuni dei numeri presentati in occasione del convegno dell'Eage (l'Associazione europea per la gastroenterologia e l'endoscopia) tenutosi presso il Centro Congressi dell'Università Cattolica di Roma (Febbraio 2009).
Antonio Gasbarrini, docente di gastroenterologia all'Università Cattolica di Roma intervenuto in occasione del convegno, spiega che l'incidenza del tumore al fegato è cresciuta esponenzialmente negli ultimi decenni perché anche il numero dei cirrotici sta crescendo. Oltre la metà dei casi di cirrosi epatica si sviluppa a causa del virus dell'epatite B o dell'epatite C, nel resto dei pazienti la causa è invece imputabile prevalentemente ad un abuso di alcol.
L'esperto spiega che in base alle ultime stime, relative al 2008, nel nostro paese ci sono circa un milione di persone portatrici del virus dell'epatite B mentre i portatori di epatite C sono circa un milione e mezzo. Per fermare la diffusione della cirrosi, che inevitabilmente porta al cancro del fegato, bisogna innanzitutto agire sul fronte della prevenzione primaria.
Grazie alla messa a punto di nuovi farmaci antivirali oggi è possibile trattare i pazienti con epatite B, un virus verso il qual si era impotenti fino a qualche anno fa. Attualmente esistono dei farmaci, simili a quelli che si usano contro il virus dell'HIV, che riescono a bloccare la replicazione del virus in più del 95 per cento dei casi. Il trattamento dell'epatite C è invece ancora abbastanza complicato, esiste una terapia anche in questo caso ma attraverso una particolare associazione di due farmaci si riesce a bloccare la replicazione del virus solo nel 60 per cento dei casi. Antonio Gasbarrini spiega inoltre che alle tradizionali terapie per l'epatite C che utilizzano l'interferone peghilato e la ribavirina, nell'ultimo periodo si stanno sperimentando nuovi farmaci che possono essere riassunti in tre gruppi: gli inibitori delle proteasi, della HCV-polimerasi, della ciclofilina.
In occasione del convegno si è parlato anche di nuove terapie che utilizzano l'alcol per curare le patologie causate da esso. I pazienti con cancro al fegato, spesso derivato da cirrosi epatica conseguenza del troppo bere, possono essere trattati con una terapia che prevede delle iniezioni di alcol direttamente nel tumore. Antonio Gasbarrini spiega che i pazienti con epatocarcinoma derivato da cirrosi sono molto fragili e spesso è sconsigliabile sottoporli a chemioterapia o a intervento chirurgico. Per trattare anche i pazienti a rischio sono stati quindi messi a punto nuovi metodi, detti locoregionali. Uno di questi metodi prevede l'inoculazione all'interno del tumore di alcol al 98%. L'alcol causa la morte delle cellule epatiche, grazie ad un intervento mirato è però possibile eliminare solo quelle malate.
I trattamenti locoregionali sono molto importanti in certi pazienti in quanto aiutano a rallentare significativamente la crescita del tumore. Spesso le persone in lista d'attesa per ricevere un nuovo fegato devono attendere anche molti mesi, si intuisce quindi l'importanza che assume il rallentamento della progressione della patologia. Per limitare i casi di pazienti gravi, oltre alla prevenzione primaria, non bisogna sottovalutare la prevenzione secondaria. I soggetti cirrotici dovrebbero effettuare ogni sei mesi delle analisi del sangue e un'ecografia epatica, in questo modo si possono individuare precocemente i tumori del fegato.
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