Allergie e intolleranze alimentari nei bambini
L'intolleranza alimentare e le allergie colpiscono sempre più persone. Secondo le ultime stime l'intolleranza alimentare colpisce circa il 10 per cento dei bambini mentre le allergie interessano una percentuale di adolescenti sempre più ampia, quasi il 30 per cento della popolazione sotto i 14 anni. I pediatri evidenziano che questo fenomeno è paragonabile ad una vera e propria "epidemia" se si pensa che negli anni '50 l'incidenza di questa patologia non superava il 10 per cento. Le cause sono molteplici e non riguardano solo il tipo di alimentazione, fra i vari fattori si trovano anche dei comportamenti in apparenza legittimi ma che in certe situazioni possono essere controproducenti come l'eccesso d'igiene tipico delle società occidentali.
Per fare il punto sull'attuale situazione delle allergie e intolleranze alimentari dei bambini, a Roma si è organizzata "La Giornata del Bambino Allergico" (8-9 Febbraio 2008). Un evento giunto al suo terzo anno dove numerosi pediatri di famiglia, allergologi pediatri, famiglie di bambini allergici e amministratori pubblici con deleghe sociosanitarie mettono a confronto le proprie esperienze. L'obiettivo dell'incontro è quello di individuare possibili soluzioni che permettano ai bambini asmatici o allergici di condurre una vita normale come quella dei loro coetanei, sia in ambito scolastico che sportivo.
Giovanni Cavagni, responsabile di Allergologia pediatrica all'ospedale Bambino Gesù di Roma, durante la presentazione di alcuni dati ha evidenziato che il 10 per cento dei bimbi sotto i 14 anni soffrono di asma bronchiale, causato nell'80 per cento dei casi da allergie, il 18-20 per cento soffre di rinite allergica e il 5 per cento di dermatite. L'esperto spiega però che grazie ad un controllo costante della malattia, anche i bambini con problemi di respirazione possono praticare una corretta attività fisica.
Quali sono gli accorgimenti da prendere affinché anche i bambini asmatici o allergici possano praticare un'attività fisica? La presidente di Federasma, Sandra Frateiacci, spiega che è sicuramente sconsigliato fare sport con temperature molto basse, nelle ore centrali in primavera quando c'è molto polline e quando si è raffreddati. Questo tipo di malattie respiratorie non precludono l'attività fisica, l'importante è fornire una buona informazione affinché si possa gestire in maniera corretta la patologia.
Anche Attilio Turchetta, fisiopatologo del Dipartimento di medicina pediatrica dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, non evidenzia particolari controindicazioni, sempre stando attenti a seguire quanto detto prima. Il fisiopatologo ha spiegato che gli sport che potrebbero creare qualche problema per i piccoli sono quelli tipicamente "da adulti" come la pesca subacquea, il deltaplano e il motociclismo. Per le classiche attività fisiche praticate dai più piccoli basta evitare le giornate con condizioni climatiche troppo estreme. L'esperto precisa però che è importante svolgere un riscaldamento di circa 20 minuti prima dell'esercizio fisico.
Per quanto riguarda i problemi legati al cibo, le intolleranze alimentari colpiscono il 7 per cento dei bambini mentre le allergie alimentari gravi riguardano una percentuale più ridotta, intorno allo 0,5 per cento. Alla base delle allergie ci potrebbero essere delle cause genetiche predisponenti ma anche i fattori ambientali ricoprono un ruolo importante. Durante la conferenza gli esperti hanno spiegato che l'inquinamento (smog) non può essere considerato una delle cause primarie anche se è particolarmente pericoloso per i soggetti già colpiti da patologie respiratorie in quanto ne aggrava le allergie.
La vera ragione dell'incremento delle allergie risiederebbe in un fenomeno ben preciso, la diminuzione del "carico batterico ambientale". Perché questo fenomeno si è sviluppato soprattutto nei paesi occidentali? La causa va ricercata nell'eccesso d'igiene, i bambini stanno sempre meno a contatto con i vari tipi di batteri che fra le loro caratteristiche hanno quella di inibire le reazioni allergiche.
Alberto Ugazio, coordinatore del Dipartimento di medicina pediatrica del Bambino Gesù, ha piegato che il "naturale" contatto con microbi e batteri serve in qualche modo anche a rafforzare le difese immunitarie dei bambini. L'esperto evidenzia che anche con l'igiene bisogna non eccedere. Un consiglio pratico potrebbe essere ad esempio quello di non fare il bagnetto al piccolo tutti i giorni, due volte a settimana sarebbe la frequenza ottimale.
Per quanto riguarda i bambini che hanno problemi di intolleranza alimentare (es. celiachia) la prima cosa da fare è sottoporli ad accertamenti clinici adeguati presso centri specialistici, se non si procede in questo modo ci potrebbe essere il rischio di eliminare dei cibi importanti per la dieta del bambino. E' importante che le analisi siano eseguite nel modo giusto, vanno fatti dei test di sforzo seguendo dei criteri ben precisi: prima a digiuno, poi con gli alimenti sospetti e infine senza gli alimenti sospetti. Finché non è dimostrata l'intolleranza, non bisogna togliere cibo ai bambini.
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