Smog, in Italia uccide ogni anno più di 8 mila persone
Ogni anno più di 8mila persone muoiono a causa dell'inquinamento delle nostre città, una conseguenza delle elevate concentrazioni di Pm10 che secondo delle direttive comunitarie entro il 2010 non dovranno superare i 20 microgrammi/metro cubo. Attualmente il limite dovrebbe essere di 40 microgrammi/metro cubo, purtroppo dai dati rilevati durante uno studio condotto dall'Organizzazione mondiale della Sanità i livelli di Pm10 registrati sono di gran lunga superiori.
L'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat), ha richiesto all'OMS di svolgere alcune indagini su 13 città italiane: Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo. Sommando tutti gli abitanti dei centri tenuti sotto osservazione si arriva a circa 9 milioni di cittadini, circa il 16 per cento della popolazione nazionale.
Durante la ricerca intitolata "Impatto sanitario del Pm10 e dell'ozono in 13 città italiane", come si può intuire dal titolo, gli esperti si sono concentrati principalmente su due inquinanti: l'ozono e le polveri sottili (Pm10) prodotte principalmente dal traffico. Osservando i dati relativi al biennio 2002-2004 emerge un aspetto preoccupante, ogni anno muoiono mediamente più di 8mila persone per cause imputabili all'inquinamento, statisticamente un numero che è circa il 9 per cento della mortalità negli over 30 per tutte le cause, esclusi gli incidenti stradali.
Roberto Bertollini, uno dei maggiori esperti internazionali sul legame tra esposizione ad inquinanti ambientali e salute umana e Direttore Salute ed Ambiente di OMS Europa, evidenzia che l'impatto sanitario del Pm10 e dell'ozono rappresenta un problema di sanità pubblica considerevole. L'esperto spiega che la società in cui viviamo continua a sopportare un pesante fardello con conseguenti ripercussioni su individui e famiglie, con morti premature e malattie croniche ed acute; un problema che ricade anche sul sistema sanitario in quanto aumentano i ricoveri e di conseguenza i costi.
I dati ottenuti dalla ricerca condotta in Italia sono in linea con quelli ottenuti in valutazioni analoghe di altri paesi della Comunità Europea. I numerosi dati acquisiti in questi anni consentono di scomporre l'impatto del Pm10 sulla mortalità per gli effetti cronici oltre i 20 microgrammi/metro cubo in cancro al polmone (742 casi/anno), infarto (2 562), ictus (329). Numeri elevati si registrano anche per altre malattie come: bronchiti, asma, e sintomi respiratori in bambini ed adulti. Inoltre sono stati riscontrati numerosi casi di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie che determinano perdita di giorni di lavoro.
Molte delle città italiane, nel 2005 avevano già superato il limite annuale di 40 microgrammi/metro cubo nei primi tre mesi dell'anno. Una situazione che necessita un'azione politica che affronti il problema del traffico nel più breve tempo possibile. Delle azioni volte a diminuire il numero di mezzi privati in circolazione avrebbero molteplici vantaggi. Oltre a diminuire le emissioni di Pm10, si otterrebbe una diminuzione degli incidenti stradali, dell'inquinamento acustico, dell'inattività fisica e dagli effetti psicosociali. Quest'obiettivo non può essere però raggiunto se prima non si migliorano i trasporti pubblici.
Dallo studio dell'Organizzazione mondiale della Sanità emergono dati preoccupanti anche per quanto riguarda l'ozono, soprattutto nell'Europa meridionale si sta delineando sempre più come un inquinante pericoloso. Secondo i dati raccolti sulle 13 città italiane, ogni anno causerebbe la morte di 516 persone che vanno ad aggiungersi alle morti causate dal Pm10.
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