Il caffè fa male se non lo si beve
Il caffè fa male? Quanti caffè al giorno si possono prendere? Queste sono alcune delle domande che molte persone si pongono, la risposta alla prima domanda la si può trovare nei risultati di due studi pubblicati sugli Annals of Internal Medicine. Le persone che bevono regolarmente caffè, rispetto a chi non è abituato a bere tale bevanda, vivono più a lungo, si può quindi concludere che bere caffè non fa male.
Già una tazzina al giorno può essere sufficiente per ridurre del 12 per cento la probabilità di morte per tutte le cause. Per chi invece arriva a tre tazzine al dì, il rischio può scendere fino al 18 per cento. Le persone che stanno cercando una dieta per vivere a lungo, se già non lo fanno, dovrebbero quindi integrare la più nota fonte di caffeina nella propria alimentazione. Grazie ad essa si può infatti ridurre l'incidenza di malattie quali: cancro, malattie respiratorie, ictus, diabete, malattie renali e cardiache.
La prima ricerca (Coffee Drinking and Mortality in 10 European Countries: A Multinational Cohort Study - Doi: 10.7326/M16-2945), frutto del lavoro di ben 48 ricercatori di diverse aree geografiche, è stata coordinata da Marc Gunter, epidemiologo dell'International Agency for Research on Cancer. Si tratta di uno studio prospettico, noto anche come studio di coorte, che ha valutato il consumo di caffè all'interno di 10 paesi europei coinvolgendo complessivamente 521.330 persone, di ambo i sessi, con un'età superiore a 35 anni. I dati, relativi alla coorte EPIC, provengono da: Italia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Spagna e Svezia. Durante il periodo di follow-up, durato mediamente 16 anni, ci sono stati 41.693 decessi.
Comparando il tasso di mortalità per tutte le cause e le cause di morte specifiche nei consumatori di caffè e nei soggetti che non consumavano mai la bevanda, si è scoperto che le persone che bevevano almeno tre caffè al giorno avevano un rischio di morte più basso. Per alcune patologie, quali ad esempio quelle a carico dell'apparato cardiocircolatorio e digerente, gli amanti della caffeina presentavano un rischio notevolmente ridotto.
Leggendo la pubblicazione inglese si potrà notare che si parla di "a cup of coffee", una tazza di caffè da circa 200 ml, il contenuto di caffeina è però molto simile al tipico caffè italiano. In una tazzina di caffè espresso ci sono circa 80 mg di caffeina, un quantitativo paragonabile più o meno a quello contenuto in una tazza di caffè anglosassone. Se volete avere maggiori informazioni vi rimandiamo all'approfondimento: Quanta caffeina c'è... Oltre alla caffeina nella bevanda sono presenti altre sostanze con proprietà antiossidanti quali ad esempio i polifenoli e diterpeni, anche in questo caso la concentrazione nelle nostre tazzine è molto simile a quella della tazza, questo perché la tazza più grande contiene in pratica un liquido più diluito.
Il secondo studio (Association of Coffee Consumption With Total and Cause-Specific Mortality Among Nonwhite Populations - Doi: 10.7326/M16-2472), coordinato da Veronica Wendy Setiawan della University of Southern Califonia, ha esaminato l'effetto del caffè in persone appartenenti a diversi gruppi etnici. Lo studio di corte ha coinvolto complessivamente 185.855 persone, con un'età compresa tra 45 e 75 anni, di diverse etnie: afroamericani, nippoamericani, latinoamericani e caucasici. Anche in questo caso il periodo di follow-up è stato mediamente di 16 anni.
Al termine dell'indagine, analizzando tutti i dati raccolti, si è concluso che, indipendentemente dall'etnia dei partecipanti, le persone che bevevano abitualmente caffè, rispetto alle persone che non consumavano mai la bevanda, correvano un rischio minore di morte prematura. I dati sono quindi sovrapponibili a quelli ottenuti nello studio europeo.
Song-Yi Park, prima autrice dello studio americano, evidenzia che gli effetti benefici sembrerebbero esserci anche nel caso in cui si beva il caffè decaffeinato, almeno in questo caso le proprietà benefiche non sono quindi da attribuire completamente alla caffeina ma ad altre sostanze antiossidanti e composti fenolici presenti nella bevanda. Sebbene la ricerca non evidenzia un rapporto di causalità, e non indica quali sostanze sono in grado di aumentare le aspettative di vita, secondo gli autori si può ipotizzare che il caffè contribuisca a migliorare la longevità e, di conseguenza, non si può di certo dire che faccia male.
Marc J. Gunter, primo autore dello studio europeo, spiega che in base ai dati raccolti i benefici maggiori si possono osservare sull'apparato digerente. Gli amanti del caffè (di sesso maschile), che consumavano tre o più tazzine al giorno, presentavano un tasso di mortalità, per malattie collegate all'apparato digerente, inferiore del 59 per cento. Nel caso delle donne la riduzione del rischio si attestava invece intorno al 40 per cento. Analizzando un sotto-campione formato da circa 16 mila individui, gli autori hanno scoperto che le persone che consumano caffè presentano un migliore profilo enzimatico del fegato, questo potrebbe spiegare il motivo della riduzione del rischio di mortalità per certe patologie.
Il consumo di caffè è inoltre associato a un migliore controllo del glucosio e a un più basso tasso di infiammazione nell'organismo. Dalle analisi del sangue si è inoltre scoperto che gli amanti del caffè presentano dei valori di proteina C reattiva (nota anche come PCR) più bassi, un indice d'infiammazione (il riscontro di proteina C reattiva alta è dovuto alla presenza di un processo infiammatorio nel nostro corpo). Tutti elementi che possono contribuire a spiegare perché le persone amanti di questa bevanda presentano un rischio più basso di morte prematura. Sembra quindi che non vi siano dubbi che il caffè non fa male, salvo eventuali allergie alla caffeina.
Approfondimenti sull'argomento
Cerca nel sito
Se non hai trovato quello che ti serve, o vuoi maggiori informazioni, utilizza il motore di ricerca