Tumore alla prostata e integratori alimentari
Gli integratori alimentari, se utilizzati ad alte dosi, potrebbero incrementare notevolmente il rischio di tumore alla prostata. Alcune sostanze naturali, se assunte in piccoli dosi attraverso l'alimentazione, possono fare bene ma, se assunte sotto forma di integratori, in alcuni casi potrebbero nascondere dei rischi. Con la normale dieta difficilmente si possono superare determinati livelli, quando però si assumono degli integratori si potrebbe superare il limite giornalieri consigliato con un conseguente rischio di intossicazione direttamente collegabile al cancro alla prostata. L'avvertimento arriva da uno studio condotto presso l'Azienda Ospedaliera Città della Salute e Della Scienza di Torino, i risultati della ricerca sono stati pubblicati su The Prostate (A randomized double-blind placebo controlled phase I-II study on clinical and molecular effects of dietary supplements in men with precancerous prostatic lesions. Chemoprevention or "chemopromotion"? - Doi: 10 1002 / pros 22999).
Paolo Gontero, primo autore dello studio, spiega che ci sono tre sostanze naturali (selenio, licopene e un estratto del tè verde) che a dosi normali possono prevenire alcuni tumori ma se assunte ad alte dosi contribuiscono a incrementare il rischio di cancro alla prostata. La scoperta è frutto di un'indagine condotta su un gruppo di 60 pazienti colpiti da una malattia pre-tumorale a carico della prostata. I volontari, divisi in due gruppi, dovevano assumere una particolare pillola; per alcuni era costituita da un concentrato di selenio, licopeni e polifenoli del tè verde (tre sostanze antiossidanti ritenute efficaci nel prevenire il tumore alla prostata) , per altri conteneva solo dell'amido (in sostanza era solo un placebo senza alcun effetto terapeutico).
Dallo studio ci si aspettava di rilevare un miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti trattati con l'integratore, invece, in maniera del tutto inattesa, in tali soggetti si è registrata una probabilità tre volte maggiore di sviluppare un tumore alla prostata rispetto a soggetti trattati con il placebo. Successivamente, per cercare di capire il perché di questo risultato paradossale, presso i laboratori di Genomica dei tumori della Fondazione Edo Tempia sono state condotte delle analisi genetiche sui microRNA di questi tumori.
In seguito all'indagine genetica si è scoperto che i pazienti che avevano assunto l'integratore a base di selenio, licopeni e polifenoli del tè verde, a differenza di quelli trattati con il placebo, presentavano dei geni anomali simili a quelli che si rinvengono nei tumori della prostata. Tale dato dimostra che la maggiore incidenza dei tumori non era dovuta al caso ma è il risultato di alterazioni geniche probabilmente riconducibile agli antiossidanti.
I ricercatori concludono evidenziando che l'alimentazione, e con essa gli antiossidanti, restano comunque di fondamentale importanza nella prevenzione dei tumori. I nuovi dati mettono però in guardia sull'utilizzo di sostanze naturali antiossidanti che ad elevate quantità, o sotto forma di concentrato, possono avere degli effetti opposti. Già altri studi avevano evidenziato ad esempio che la vitamina E, conosciuta anche come tocoferolo, un antiossidante naturale presente in numerosi alimenti, può incrementare il rischio di tumore alla prostata. Salvo rari casi (per esempio l'acido folico in gravidanza), meglio quindi assumere le sostanze e gli antiossidanti attraverso l'alimentazione piuttosto che con gli integratori, in questo modo difficilmente si superano i quantitativi consigliati.
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