Esame del sangue per analisi recidiva tumore al seno
Grazie a un esame del sangue si può sapere in anticipo se un tumore al seno si ripresenterà dopo l'intervento chirurgico che ha rimosso i tessuti malati. Il lavoro congiunto di un gruppo di esperti, dell'Institute for Cancer Research (Icr) di Londra e del Royal Marsden Nhs Foundation Trust, ha portato alla realizzazione di un esame in grado di riconoscere, con un anticipo medio di 8 mesi, quali donne svilupperanno una recidiva del tumore al seno. Lo studio che ha portato alla realizzazione dell'esame diagnostico è stato pubblicato su Science Translational Medicine (Mutation tracking in circulating tumor DNA predicts relapse in early breast cancer - Doi: 10 1126 / scitranslmed aab0021 - Agosto 2015).
Nella maggior parte dei casi di tumore al seno, indipendentemente dallo stadio della neoplasia, si ricorre a un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati. Quando possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, una tecnica che consente di salvare il seno asportando solo la parte di tessuto dove si trova la lesione. Dopo la fase di asportazione bisogna eseguire la radioterapia, un particolare tipo di terapia fisica che utilizza le radiazioni per proteggere la restante ghiandola mammaria sia dal rischio di recidiva locale sia dalla comparsa di una nuova neoplasia mammaria. Nonostante la radioterapia, in alcuni casi, ci può però essere una recidiva ed è per questo che è importante monitorare le pazienti dopo l'intervento.
Isaac Garcia-Murillas, primo autore dello studio, spiega che il test che hanno messo a punto permette di rilevare con una certa precisione le donne che risvilupperanno un tumore al seno dopo l'intervento. Su 55 donne coinvolte nello studio 15 hanno avuto una ricaduta, 12 di esse sono state però identificate in anticipo grazie a uno specifico esame del sangue. Le tre pazienti nelle quali il test non ha permesso di rilevare in anticipo la ricomparsa del tumore hanno sviluppato delle metastasi al cervello, una condizione che potrebbe aver limitato la diffusione delle cellule tumorali nel circolo sanguigno e di conseguenza non son state rilevate dell'esame.
L'esame del sangue per il tumore al seno sfrutta una tecnica nota come PCR (Polymerase Chain Reaction - reazione a catena della polimerasi), un metodo di biologia molecolare che amplifica (fino a un milione di volte) una certa porzione genica. In questo modo si possono individuare eventuali frammenti di DNA tumorale circolanti (ctDNA), sopravvissuti ai trattamenti, che possono dare origine a recidive e metastasi.
Per testare la validità dell'esame sono state arruolate 55 donne trattate con chemioterapia dopo l'intervento chirurgico per la rimozione del carcinoma della mammella. Tutte, al momento dell'ingresso nello studio, non presentavano più nessun segno della malattia. Periodicamente sono stati eseguiti dei prelievi di sangue: uno dopo l'intervento chirurgico e gli altri a distanza di sei mesi. Le donne che presentavano nel plasma DNA tumorale circolante (ctDNA) risultavano essere 12 volte più a rischio di recidiva rispetto a quelle dove non ve ne era traccia. L'indagine ha permesso di rilevare in anticipo, con una previsione media di 7,9 mesi, quelle donne che avrebbero avuto una recidiva del tumore al seno.
Il test dovrà ora essere confermato da trial clinici più approfonditi che coinvolgeranno un numero più ampio di pazienti. Gli autori dello studio evidenziano comunque che c'è ancora molta strada da fare prima di poter utilizzare questo esame di routine negli ospedali, i risultati sono però molto promettenti e si sta andando nella giusta direzione. Trovare modi meno invasivi di diagnosi e monitoraggio del cancro è importante e permette di migliorare notevolmente la sopravvivenza dei malati di tumore.
Dolore al seno destro/sinistro e tumore
In linea di massima il tumore al seno nella fase iniziale non provocano dolore. Un'indagine condotta su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva una lesione maligna, circa il 12 per cento presentava una lesione benigne (come le cisti) e nella maggior parte dei casi non vi era alcuna lesione. Si è rilevato, in genere, che il dolore al seno era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo mestruale.
Non è quindi semplice individuare una neoplasia della ghiandola mammaria solo basandosi sul dolore al seno. Eventuali noduli palpabili, o addirittura visibili, rimangono uno degli aspetti che possono portare a individuare abbastanza facilmente il tumore. Altri importanti segnali possono essere: alterazioni del capezzolo (in fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d'arancia localizzato) o della forma del seno. In molti casi il tumore al seno non da però nessun segnale evidente, per questo motivo, superata una certa età, è imparte sottoporsi a una mammografia. Il consiglio è quello di effettuare dei controlli periodici a partire dai 30 anni.
Tumore al seno sopravvivenza
La diagnosi precoce del tumore svolge un ruolo cruciale nella sopravvivenza del paziente, questa regola vale per tutte le malattie. Prima si diagnostica una patologia, maggiori sono le probabilità di guarigione e sopravvivenza.
Diagnosi tumore al seno ed esame citologico:
Referto citologico con tumore al seno C1: il materiale analizzato dal laboratorio non consente di porre diagnosi;
Referto citologico con tumore al seno C2: le cellule osservate nel campione sono benigne;
Referto citologico con tumore al seno C3: le cellule nel campione hanno qualche anomalia, sono probabilmente benigne ma il dato deve essere confermato da altri esami (ecografia, mammografia, ecc);
Referto citologico con tumore al seno C4: Le cellule rilevate hanno caratteristiche probabilmente maligne;
Referto citologico con tumore al seno C5: Le cellule del campioni sono certamente maligne.
Classificazione carcinoma alla mammella sopravvivenza a 5 anni:
Tumore al seno stadio 1 (o stadio iniziale): è una cancro in fase iniziale, ha una dimensione inferiore ai 2 cm di diametro, e non coinvolge i linfonodi; l'estensione del tumore è limitata al seno. In caso di rimozione del tumore in questo stadio la sopravvivenza a 5 anni è del 100 per cento.
Tumore al seno stadio 2: si può tratta di un tumore iniziale, con dimensioni inferiori ai 5 cm, che inizia a coinvolgere i linfonodi sotto l'ascella. Potrebbe anche essere un tumore di più di 5 cm di diametro senza però il coinvolgimento dei linfonodi. Quando un tumore viene diagnosticato in questo stadio le probabilità di sopravvivenza a 5 anni sono del 93 per cento.
Tumore al seno stadio 3: si tratta di un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, che può coinvolgere i linfonodi sotto l'ascella o i tessuti sottostanti del torace. Quando un tumore al seno viene diagnosticato quando si trova al terzo stadio le probabilità di sopravvivenza a 5 anni scendono al 72 per cento.
Tumore al seno stadio 4: un tumore al quarto stadio, classificato anche come metastatico o avanzato, coinvolge altri organi al di fuori del seno. Le probabilità di sopravvivenza a 5 anni, dopo un intervento effettuato quando il tumore si trova al quarto stadio, scendono al 22 per cento.
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