Piante officinali e tumori, ruta graveolens per la cura del glioblastoma
Alcune piante officinali potrebbero essere utilizzate nella cura dei tumori, è il caso della ruta comune (Ruta Graveolens L.) che contribuisce ad uccidere le cellule maligne di un tumore cerebrale noto come glioblastoma. I risultati di una ricerca condotta presso la Seconda Università degli Studi di Napoli dimostrano che l'estratto acquoso della Ruta Comune, nota anche con il nome scientifico di Ruta Graveolens , è capace di uccidere le cellule tumorali del glioblastoma lasciando inalterate le cellule sane circostanti. Lo studio pre-clinico è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One (Ruta Graveolens L. Induces Death of Glioblastoma Cells and Neural Progenitors, but Not of Neurons, via ERK 1/2 and AKT Activation - Doi: 10 1371 / journal pone 0118864).
La ruta comune, molto utilizzata in passato per le sue proprietà decongestionanti, oggi non viene più utilizzate in campo erboristico a causa degli effetti negativi di una certa entità (fotosensibilizzazione, proprietà abortive se si superano certi livelli, ecc.). Questa pianta officinale potrebbe però tornare molto utile in campo oncologico.
Luca Colucci D'Amato, coordinatore dello studio e docente di Patologia generale presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche della Seconda Università di Napoli (SUN), spiega che il glioblastoma multiforme è un tumore cerebrale altamente aggressivo e, nonostante i notevoli passi in avanti in campo chirurgico e medico, la prognosi è tutt'oggi infausta.
Il glioblastoma è considerato uno dei tumori più aggressivi del sistema nervoso centrale, negli ultimi anni la percentuale di sopravvivenza generale a due anni dalla diagnosi è quasi quadruplicata, si è passati dal 10 per cento con la sola radioterapia a circa il 40 per cento con i nuovi trattamenti combinati. In alcuni casi più gravi (in genere quando non viene diagnosticato precocemente), nonostante la chemio e la radioterapia, la morte sopraggiunge in media entro circa 15 mesi dalla diagnosi e solo il 5 per cento dei pazienti colpiti da glioblastoma sopravvive.
I nuovi risultati relativi a una possibile cura per il glioblastoma sono frutto di uno studio preclinico: uno studio che si avvale di test in vitro ed esperimenti in vivo (su animali), utilizzando ampie dosi del farmaco (o di altre sostanze come in questo caso) per ottenere informazioni preliminari su efficacia, tossicità e farmacocinetica. Durante la sperimentazione è stato dimostrato che l'estratto acquoso ottenuto dalla pianta Ruta Graveolens L. è in grado di indurre la morte delle cellule di glioblastoma coltivate in vitro. La stessa sostanza si è invece dimostrata innocua sulle cellule neuronali non proliferanti e differenziate.
La ricerca è stata finanziato dal Network per la salvaguardia e la gestione delle risorse genetiche agro-alimentari "AGRIGENET", dal Progetto Sicurezza, sostenibilità e competitività nelle produzioni Agroalimentari delle Campania "CARINA" e dal Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN).
Claudia Ciniglia, una delle autrici dello studio e docente di Botanica presso la SUN, spiega che le sostanze naturali, come quelle ricavate dalle piante officinali, rappresentano un'importante fonte di nuove molecole con attività terapeutica in molte malattie incluso il cancro. L'esperta evidenzia che per quanto riguarda la Ruta Graveolens L (una pianta erbacea molto diffusa in Italia), le prime indicazioni terapeutiche risalgono ai trattati del Corpus Hippocraticum, una raccolta di circa settanta opere scritte in greco antico che trattano vari temi come ad esempio la medicina. Gli antichi greci sembra prescrivessero la ruta comune per curare malattie polmonari, in caso di ngina faringea o per ridurre il gonfiore della milza.
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