Cura per il tumore osseo non invasiva
Con il passare degli anni le cure per i tumori diventano sempre più efficaci e meno invasive, presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna il tumore alle ossa viene oggi trattato anche con gli ultrasuoni. Fino a qualche tempo fa, e tuttora in alcuni centri, la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia, spesso utilizzate in combinazione, erano le uniche armi per trattare il tumore dell'osso. La tecnica non invasiva utilizzata presso il centro bolognese in precedenza veniva impiegata solo per trattare i tessuti molli, essa si è però dimostrata efficace anche nel trattamento del tumore osseo.
Non molti anni fa, si parla degli anni sessanta, la maggior parte dei tumori alle ossa venivano curati con interventi chirurgici molto invasivi (in alcuni casi l'unica soluzione era l'amputazione dell'arto malato). Negli anni la situazione è cambiata molto e attualmente si riescono ad ottenere degli ottimi risultati anche con degli interventi di tipo conservativo. Il macchinario a disposizione dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, basato sulla tecnologia Focused Ultrasound Surger (FUS), è uno di quegli strumenti che aiutano i medici a non intaccare le parti sane limitrofe al tumore. La FUS è adoperato per il trattamento sperimentale con ultrasuoni di alcuni tumori osteoarticolari: tumori primitivi dello scheletro e metastasi che possono derivare, come lesioni secondarie, da altre neoplasie.
Francesco Antonio Manzoli, direttore scientifico dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna dal 2008, spiega che la FUS è una tecnologia che in Italia hanno a disposizione meno di una decina di strutture. Fino ad ora questa tecnologia era stata utilizzata nella cura di alcune neoplasie localizzate in tessuti molli: tumore dell'utero, fibroma della mammella e tumore della prostata. Essa si è però dimostrata efficace anche nella cura del tumore alle ossa.
Il macchinario convoglia un fascio di raggi sul punto dove c'è il tumore da eliminare, una sorta di bisturi invisibile che non effettua tagli. Grazie alla tecnologia FUS non c'è invasività e si mantiene la continuità anatomica dei tessuti. La somministrazione locale di energia per alcune decine di secondi provoca una necrosi irreversibile del tessuto neoplastico, questo senza danneggiare i tessuti circostanti.
Anche se il tumore primario dell'osso è abbastanza raro, in Italia ci sono circa 350 nuovi casi all'anno (si stima un'incidenza di 1 caso su 100 mila), le metastasi ossee derivanti da altri tumori (mammella, polmone, ecc.) sono molto diffuse. L'adozione di nuove tecniche poco invasive sono quindi molto importanti per migliorare la qualità della vita dei pazienti colpiti dai tumori.
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