Stress e depressione
Se da un certo punto di vista uno stress moderato può far "bene", le persone che rimangono stressate per un lungo periodo rischino di incorrere nella depressione. Secondo quanto scoperto da un team di ricercatori dell'Università di Yale, uno stress prolungato nel tempo porta a una stanchezza psicofisica che diminuisce le capacità dell'organismo di gestire i cambiamenti d'umore con conseguenti disturbi d'ansia e disordini bipolari. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Neuritin produces antidepressant actions and blocks the neuronal and behavioral deficits caused by chronic stress - doi: 10.1073/pnas.1201191109).
Un po' di stress è utile in quanto mantiene l'organismo vigile e pronto a reagire al "pericolo". I tempi oggi sono diversi ma questa condizione trova in ogni modo la sua utilità anche nelle situazioni attuali. Anche se non ci si deve più difendere dagli animali feroci o da altri "pericoli", lo stress prepara il corpo a rispondere, migliorando le prestazioni non solo di tipo sportivo ma anche lavorativo. Il problema è quando lo stress diventa troppo, uno stress cronico che nella società moderna è molto frequente a causa dei numerosi stimoli, eterogeni e continui, molto superiori a quelli che un individuo potrebbe sostenere.
Già in passato si è indagato sul legame tra stress e depressione. Uno stress prolungato, o cronico, aumenta il livello di particolari ormoni, come il cortisolo (noto anche come ormone dello stress), e riduce i livelli di serotonina e altri neurotrasmettitori del cervello come la dopamina, un neurotrasmettitore endogeno collegato alla depressione.
Per raccogliere le nuove informazioni i ricercatori hanno indotto uno stato depressivo in un gruppo di topi, l'obiettivo è stato raggiunto esponendo le cavie ad una serie di fattori di stress cronici (privazione del cibo, del gioco, isolamento e cambiamento dei cicli notte/giorno). Ronald S. Duman, neurobiologo che ha coordinato lo studio, spiega che lo stress prolungato ha provocato nei topi una diminuzione dell'attività del gene che produce la neuritina, una piccola proteina associata alla plasticità cerebrale che, oltre ad essere coinvolta nella risposta alle nuove esperienze, ha un ruolo nel controllo degli sbalzi d'umore.
I nuovi dati confermano quindi quanto già scoperto in studi precedenti, lo stress può predisporre il cervello alla depressione. I ricercatori hanno inoltre esaminato gli effetti degli antidepressivi sulle cavie rilevando che questa tipologia di farmaci riescono a ripristinare il giusto equilibrio mentale. Gli esperti hanno però compiuto un nuovo passo che potrebbe portare a un nuovo approccio terapeutico, il potenziamento dell'attività della neuritina produce effetti del tutto equivalenti all'uso di farmaci antidepressivi.
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