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Rischio di infarto maggiore se il capo è inadeguato - Salute: Essere subordinati ad un capo che non è in grado di svolgere il proprio ruolo può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari

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Rischio di infarto maggiore se il capo è inadeguato

Rischio di infarto maggiore se il capo è inadeguato

Essere subordinati ad un capo che non è in grado di svolgere il proprio ruolo può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Questa è la conclusione di uno studio svedese che ha messo in relazione la scarsa leadership dei dirigenti con l'incidenza delle malattie cardiache nei dipendenti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Occupational and Environmental Medicine (Novembre 2008).

La conclusione dei ricercatori è frutto di un'indagine, durata circa 10 anni, condotta su un campione di oltre 3 mila impiegati di sesso maschile con un'età compresa tra i 19 e i 70 anni. Periodicamente, i volontari venivano visitati e dovevano rispondere a dei questionari dove era previsto anche un giudizio sul loro capo. Durante l'intero periodo di osservazione il numero di attacchi cardiaci registrati sono stati 74.

Analizzando i dati raccolti si è potuto osservare che i dipendenti subordinati a dei capi ritenuti poco competenti avevano un rischio maggiore, dal 25 fino a punte del 64 per cento, di essere colpiti da gravi problemi cardiaci. Le percentuali più alte si sono registrate in quei dipendenti che avevano la sfortuna di lavorare per periodi più lunghi alle dipendenze di capi incapaci.

I ricercatori spiegano che nell'indagine si è tenuto conto anche dei fattori notoriamente legati al rischio di malattie cardiovascolari. Analizzando nell'insieme tutti i dati raccolti si è notato che il dato rimaneva costante indipendentemente dalla classe sociale, cultura, reddito e stile di vita (fumo, attività fisica) e fattori di rischio cardiovascolare (diabete, ipertensione) dei volontari tenuti sotto osservazione.

Studi precedenti avevano già messo in relazione il lavoro con un aumento del rischio di malattie cardiache. Una ricerca condotta presso l'University College di Londra, i cui risultati sono stati pubblicati sull''European Heart Journal (Gennaio 2008), aveva concluso che un'occupazione ad alto tasso di stress ha un impatto biologico diretto sull'organismo che aumenta il rischio di malattie cardiache.

Lo studio inglese, coordinato da dall'epidemiologa Tarani Chandola, ha coinvolto oltre 10 mila impiegati statali per un periodo di 12 anni. In base ai dati raccolti è emerso che gli impiegati che ritengono il proprio impiego stressante presentano un rischio maggiore, fino al 70 per cento, di soffrire di patologie cardiovascolari.

Gli esperti spiegano che l'incremento del rischio di malattie cardiovascolari non è legato unicamente al fatto che una persona stressata mangia male o fuma, sono stati riscontrati anche dei cambiamenti biochimici. Stando ai risultati dello studio inglese, nei dipendenti sotto i 50 anni, lo stress cronico da lavoro è associato a malattie coronariche, una relazione significativa che interessa in egual modo entrambi i sessi.

Il troppo stress sul luogo di lavoro può però avere anche altre conseguenze, potrebbe aumentare il rischio di diabete. Stando ai dati ottenuti nell'ambito di una ricerca israeliana coordinata da Samuel Melamed della Tel Aviv University, anche se i fattori di rischio principale per il diabete continuano ad essere un eccessivo indice di massa corporea, il fumo e la mancanza di esercizio fisico, chi soffre di sindrome da eccesso di lavoro ha anche una sensibilità maggiore al diabete. Lo stress causato dal lavoro, ma non solo, può mettere in difficoltà la capacità dell'organismo di agire sul glucosio, soprattutto su alcune persone le cui caratteristiche genetiche le rendono più vulnerabili alla malattia.


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