Colesterolo alto, pistacchi nella dieta per abbassarlo
Se dalle analisi del sangue vi diagnosticano un colesterolo alto potreste provare ad inserire i pistacchi nella dieta. Probabilmente i pistacchi da soli non basteranno per abbassare il colesterolo ma, integrati in una dieta sana aiutano ad aumentare i livelli di antiossidanti e diminuiscono i livelli di LDL (colesterolo cattivo). Questa è la conclusione di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Pennsylvania State University coordinati da Penny Kris-Etherton. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Nutrition (Maggio 2010).
Gli esperti spiegano che nei pistacchi sono presenti diversi antiossidanti (luteina, beta-carotene e gamma-tocoferolo) che proteggono le cellule dai radicali liberi. Il beta-carotene è precursore della vitamina A, il gamma-tocoferolo è una comune forma di vitamina E, mentre la luteina si trova nelle verdure a foglie verde scuro. La dose giornaliera di pistacchi consigliata dai ricercatori è compresa tra i 45 e i 90 grammi.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno assoldato alcuni volontari divisi per tipo di dieta: un gruppo, quello di controllo, doveva seguire una dieta priva di pistacchi, un gruppo doveva integrare nella dieta una dose giornaliera di 45 grammi di pistacchi e un altro una dose di 90 grammi. Dopo un certo periodo i ricercatori hanno sottoposto i volontari ad una serie di analisi del sangue rilevando dei livelli più alti di beta-carotene, luteina e gamma-tocoferolo nei soggetti che avevano integrato i pistacchi nella dieta. Rispetto al gruppo di controllo, gli altri due gruppi presentavano anche una quantità inferiore di lipoproteine a bassa densità, note anche come LDL, responsabili dell'infiammazione e dell'accumulo di placche all'interno dei vasi sanguigni, e quindi dell'insorgenza delle complicanze cardiovascolari.
Secondo Penny Kris-Etherton i benefici dati dai pistacchi potrebbero dipendere proprio da queste tre sostanze antiossidanti contenute nei pistacchi. L'esperto spiega però che saranno necessari ulteriori studi in quanto se da una parte gli antiossidanti non mostrano negli esseri umani i vantaggi che ci si aspettavano, dal punto di vista epidemiologico si ottengono dei risultati molto positivi.
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