Infertilità femminile, possibili rischi dagli imballaggi
Particolari sostanze chimiche, comunemente presenti nella vita di tutti i giorni, potrebbero rendere più difficoltoso il concepimento. Secondo alcuni ricercatori della UCLA (University of California, Los Angeles) la fertilità femminile potrebbe essere danneggiata da alcune sostanze chimiche, i perfluorinati (Pfc), presenti negli imballi degli alimenti ma non solo, indagini precedenti ne avevano rilevato la presenza anche nei contenitori per pizza, abiti, tappeti ed anche pentole. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Human Reproduction (Gennaio 2009).
Segnarsi i giorni fertili e provare a concepire in quel periodo, secondo i ricercatori, potrebbe essere vanificato se nel sangue della donna sono presenti dei livelli elevati di perfluorinati. In base ad un'indagine condotta su 1.240 donne, si è rilevato che le pazienti che presentavano nel sangue elevati livelli di Pfc erano quelle che ci mettevano più tempo per rimanere incinta.
Questa non è la prima volta che si sente parlare di perfluorinati (Pfc). L'acido perfluoroctanico (PFOA), un composto perfluorinato, utilizzato per realizzare il teflon presente in alcune pentole ma non solo, è stato al centro di uno studio condotto su dei topi che ha rilevato che un'elevata esposizione alla sostanza causa danni al fegato e all'apparato riproduttivo. Alla luce di studi come questo, l'Agenzia per la protezione ambientale statunitense (Epa) ha richiesto una diminuzione dell'utilizzo dell'acido perfluoroctanoico (Pfoa) in utensili utilizzati nella cucina. Secondo le direttive, entro il 2015 tali sostanze non dovranno più essere presenti in nessun utensile utilizzato per la preparazione dei cibi.
Nell'indagine condotta sulle donne che volevano rimanere incinta i ricercatori hanno trovato dei livelli di perfluorinati che variavano dai 6,4 nanogrammi per millilitro di sangue a 106,4 nanogrammi per ml. Per valutare meglio l'effetto della sostanza, le partecipanti sono state suddivise in quattro gruppi, a seconda dei livelli di Pfc, dai più bassi ai più alti. Il Professor Jorn Olsen, coordinatore dello studio, spiega che in base ai dati raccolti si è concluso che le donne che presentavano delle concentrazioni maggiori di Pfc erano anche quelle che avevano maggiori difficoltà di concepimento e, in determinati casi, ricorrevano alla fecondazione artificiale.
La Dottoressa Chunyuan Fei, coautrice dello studio, evidenzia anche un altro particolare emerso durante l'indagine. Le donne con le concentrazioni più alte di Pfc presentavano anche problemi di ciclo mestruale irregolare, segno che queste sostanze chimiche influenzano gli ormoni femminili. I ricercatori spiegano che i risultati di questo studio dovranno ora essere confermati da ulteriori indagini.
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