Aspirina e gravidanza: prevenire aborti spontanei ricorrenti
In presenza di aborti spontanei ricorrenti un quarto di aspirina, circa 81 milligrammi di acido acetilsalicilico, potrebbe favorire il concepimento e il buon esito della gravidanza. Dietro a un aborto spontaneo ci sono diverse cause e l'evento è tutt'altro che raro, basti pensare che statisticamente la gestazione non prosegue in una percentuale variabile tra il 10 e il 25 per cento. Nei casi in cui vi è la perdita di tre o più gravidanze consecutive prima della ventiquattresima settimana, si parla di aborti spontanei ricorrenti. Già in passato altri studi avevano rilevato un potenziale beneficio derivante da una terapia a base di aspirina, nuovi dati sembrano confermare l'utilità di un basso dosaggio quotidiano di acido acetilsalicilico per prevenire la perdita del bambino. I risultati dell'indagine sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism (Preconception low-dose aspirin restores diminished pregnancy and live birth rates in women with low grade inflammation: a secondary analysis of a randomized trial - Doi: 10.1210/jc.2016-2917).
Lindsey A. Sjaarda, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l'Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development (Rockville, Maryland - USA), spiega che un generale stato infiammatorio può essere una delle cause dell'aborto spontaneo. In campo medico, viste le conclusioni di diversi studi, oggi si sa che l'infiammazione può giocare un ruolo importante nella disfunzione riproduttiva, essa è coinvolta ad esempio in diversi problemi riconosciuti quali: endometriosi, sindrome dell'ovaio policistico, malattia infiammatoria pelvica, aborti ricorrenti, ecc..
La prescrizione dell'aspirina per la gravidanza non è ovviamente indicata per tutte, non si tratta infatti di un medicinale da prendere con leggerezza sopratutto durante il periodo della gestazione. Alcune ricerche hanno dimostrato che la somministrazione di acido acetilsalicilico in gestanti sane può aumentare il rischio di aborto. Attualmente, in alcuni casi, gli specialisti già prescrivono il farmaco in donne nelle quali le analisi del sangue anno rilevato malattie come ad esempio la trombofilia, l'aumentata tendenza del sangue a formare trombi, o mutazioni genetiche che portano ad una aumentata coagulabilità del sangue (condizioni spesso associate ad uno o più aborti spontanei). Terapie che sono prescritte nel periodo antecedente la gravidanza quando già si sta provando a concepire.
Per condurre l'indagine i ricercatori sono partiti dai dati dello studio multicentrico EAGeR (Effects of Aspirin in Gestation and Reproduction). Una ricerca condotta su 1228 donne statunitensi, con un'età compresa tra i 18 anni e i 40, che avevano già vissuto uno o due aborti in passato. In modo casuale, le partecipanti allo studio sono state sorteggiate per seguire una terapia con un basso dosaggio di aspirina (81 mg di acido acetilsalicilico), le altre dovevano invece assumere un placebo convinte comunque che servisse per contrastare le infiammazioni e migliorare il buon esito della gravidanza. La terapia doveva essere seguita per un periodo massimo di sei cicli mestruali mentre cercavano di rimanere in cinta. Nel caso dell'avvenuto concepimento, il farmaco è stato assunto fino alla 36esima settimana di gestazione (inizio del 9° mese di gravidanza).
Successivamente, gli studiosi hanno diviso le donne in 3 gruppi in base ai livelli ematici della Proteina C-reattiva (CRP), un marker che indica un'infiammazione in atto nel corpo. La PCR ad alta sensibilità (hs-CRP, dall'inglese C-Reactive Protein), è stata considerata bassa se i valori era inferiori a 0,70 mg/L, media se i valori andavano da 0,70 a 1,94 mg/L e alta se era uguale o maggiore a 1,95 mg/L.
Del totale del campione, poco più di una donna su due (55 per cento) sono rimaste incinta e hanno portato a termine la gravidanza. Nel gruppo delle donne che presentavano alti livelli di CRP, coloro che avevano seguito la terapia a base di aspirina presentavano un tasso di natalità del 59 per cento contro un 44 per cento di quelle che avevano preso il placebo, una percentuale analoga a quella rilevata nei gruppi con livelli infiammatori intermedi e più bassi. La somministrazione dell'aspirina non ha invece dato nessun vantaggio in quelle donne che presentavano già dei livelli intermedi, o bassi, di CRP.
Nel gruppo delle donne i cui livelli di infiammazione erano già bassi, la percentuale di nati vivi è stata del 59 per cento con aspirina a basso dosaggio contro un 54 per cento del placebo, nel gruppo con livelli di infiammazione intermedia la percentuale di nati vivi è stata identica (59 per cento) sia con l'aspirina che con il placebo.
Nell'indagine non è stato superato il quantitativo di acido acetilsalicilico di 100 mg (quantitativo contenuto ad esempio nella cardioaspirina). Tale sostanza, se assunta in gravidanza, potrebbe infatti aumentare il rischio di perdere il bambino, difetti congeniti e complicazioni al cuore dei neonato. Si sconsiglia quindi l'assunzione di questo farmaco in gravidanza per alleviare il dolore, se non se ne può fare a meno meglio sentire il proprio medico che valuterà l'alterativa più sicura per non compromettere la gestazione.
Per quanto riguarda i casi di aborti spontanei ricorrenti, l'esame della proteina C-reattiva (PCR o CRP) è abbastanza economico e disponibile nella maggior parte dei laboratori di analisi. Questo esame potrebbe essere utile per aiutare a individuare quali donne potrebbero ottenere maggiori benefici da una terapia con un basso dosaggio di aspirina.
Come accennato in precedenza, già oggi in alcuni casi si prescrive l'aspirina per prevenire i casi di aborto spontaneo collegati ad esempio alla trombofilia o alla sindrome da anticorpi anti fosfolipidi. In queste situazioni, generalmente, si prescrive l'aspirina nel primo trimestre e l'eparina nei mesi successivi. Anche per aumentare le probabilità di concepimento l'acido acetilsalicilico è già prescritto in alcuni casi, esso permette di migliorare il flusso sanguigno nella zona dei genitali aumentando, di conseguenza, la fertilità e la probabilità di rimanere incinta.
Aborti spontanei ricorrenti
In campo medico si distinguono tre tipi di aborto spontaneo:
- aborto occasionale
- aborto ripetuto
- aborto ricorrente
Si parla di aborto ripetuto quando, nel periodo riproduttivo della donna, si verificano almeno due episodi consecutivi di aborto spontaneo entro la ventesima settimana di gravidanza. Questa condizione si presenta in circa l'1 per cento delle coppie in età fertile. Nei casi in cui ci siano invece tre o più episodi di aborto spontaneo consecutivi, si parla invece di aborto ricorrente. In campo ginecologico, generalmente, in caso di poliabortività si inizia ad eseguire una serie di screening per indagare sulle possibili cause a partire dal secondo episodio consecutivo di aborto (aborto che avviene spontaneamente, prima della ventesima settimana di gravidanza, con un feto che pesa meno di 500 grammi).
Approfondimenti sull'argomento
Cerca nel sito
Se non hai trovato quello che ti serve, o vuoi maggiori informazioni, utilizza il motore di ricerca