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Dieta in menopausa dopo i 50 anni - Per diminuire il rischio di sindrome metabolica, soprattutto nelle donne in menopausa dopo i 50 anni, è molto importante seguire una dieta equilibrata

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Dieta in menopausa dopo i 50 anni

Dieta in menopausa dopo i 50 anni

Per diminuire il rischio di sindrome metabolica, soprattutto nelle donne in menopausa dopo i 50 anni, è molto importante seguire una dieta equilibrata. Superati i 50 anni, complice anche la menopausa, il girovita delle donne aumenta e il peso cresce mediamente di un 1 Kg l'anno. Nel periodo della menopausa, oltre a cambiare la distribuzione dell'adipe che diventa simile a quella maschile, sale anche la pressione (si registrano dei valori che tendono a superare i 130 mmHg). In occasione del 13° Congresso Mondiale sulla menopausa (Roma, Giugno 2011) 3.500 esperti da più di 80 Paesi si sono incontrati per fare il punto della situazione sulla menopausa (La rinascita della Menopausa nella Città Eterna: strategie preventive e terapeutiche per un sano invecchiamento).

Gli esperti spiegano che per contrastare la sindrome metabolica nelle donne la dieta è importante ma un valido aiuto per la salute arriva anche dalla terapia ormonale sostitutiva. L'aumento di peso non sempre dipende da un eccessivo apporto di calorie, nel periodo della menopausa si alterano degli equilibri che possono essere ristabilizzati con la terapia ormonale sostitutiva; grazie a questa, infatti, si riescono ad eliminare fino a tre cm di circonferenza addominale e si abbassa la pressione.

Andrea Genazzani, presidente del Congresso, spiga che stando ai dati raccolti nel corso di alcuni studi ben il 60 per cento delle donne che hanno i sintomi tipici della menopausa li sopportano in silenzio. Questo accade perché molte donne hanno paura degli effetti della cura mentre in realtà questa terapia ha rischi estremamente limitati. Attualmente in Italia si stima che solo il 5 per cento delle donne seguano una terapia ormonale sostitutiva.

Durante il convegno sono stati presentati i dati dello studio Euras-Hrt, un'ampia ricerca internazionale partita nel 2002 che ha già coinvolto oltre 30.000 pazienti. Secondo le cifre presentate dagli esperti, i rischi di aumento di alcuni tumori legati alla terapia ormonale sostitutiva sono sovrastimati. Nicoletta Biglia, dell'Università di Torino, evidenzia che i dati relativi al tumore al seno mostrano un aumento di 6-8 casi ogni 10 mila donne trattate ma si registrano anche delle diminuzioni come nel caso dei tumori dell'endometrio e del colon.

Oggi sono disponibile diverse terapie ormonali sostitutive, questo è un grande vantaggio perché non tutte le donne sono uguali e si può intervenire in maniera mirata caso per caso. Fra tutte le terapie ormonali sostitutive prese in esame colpisce in particolar modo l'efficacia del drospirenone che non aumenta la patologia venosa (tromboembolismo) e diminuisce decisamente la probabilità di patologie legate alle arterie (stroke e infarti del miocardio) con un calo nell'ordine del 40 per cento.

Con la menopausa cessa la produzione degli ormoni, questo porta alla comparsa di alcuni sintomi che possono essere contrastati grazie alla terapia ormonale sostitutiva; questo trattamento va però raccomandata in presenza di un'indicazione specifica e dopo un consulto ginecologico che valuti attentamente la paziente.


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