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Fumare in gravidanza fa male

Gestante che fumava una sigaretta

I figli di madri che hanno fumato in gravidanza presentano una maggiore incidenza di diverse patologie, il nesso tra fumo e salute è ormai dimostrato scientificamente ma la colpa potrebbe non essere tutta della nicotina. Stando ai risultati di uno studio internazionale condotto da un gruppo di ricercatori australiani della University of Technology Sydney e del Kolling Institute and Royal North Shore Hospital di St. Leonards, in collaborazione con alcuni colleghi tailandesi della Chulalongkorn University di Bangkok, lo stress ossidativo causato dalle fumo di sigaretta potrebbe essere la causa di molti danni che si verificano sul bambino. I risultati dell'indagine sono stati pubblicati sull'American Journal of Physiology-Lung Cellular and Molecular Physiology (Effect of long-term maternal smoking on the offspring's lung health - Doi: 10.1152/ajplung.00134.2017).

Già da tempo si sapeva che il fumo di sigaretta è un potente ossidante, esso rappresenta una delle principali cause dello sviluppo della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). I danni provocati dal fumo sono molteplici: danni epiteliali, danni a livello del DNA, squilibrio proteasi-antiproteasi, riduzione della capacità antiossidante del plasma, ecc.. Fino ad oggi si pensava che gli effetti dello stress ossidativo fossero circoscritti per lo più alla madre tabagista mentre quelli del bambino dipendessero in prevalenza dalla nicotina. I nuovi dati dimostrano però che i problemi di salute a lungo termine, quali ad esempio lo sviluppo di infezioni respiratorie, l'insufficienza polmonare, l'ipersensibilità delle vie respiratorie e l'asma, sono riconducibili allo stress ossidativo causato ai radicali liberi prodotti dal tabacco.

L'inspirazione del fumo di sigaretta durante la gravidanza può quindi aumentare notevolmente il rischio di malattie infiammatorie croniche ai polmoni del piccolo, condizione che fa crescere notevolmente la probabilità di sviluppare in età adulta patologie quali asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Brian G. Oliver, coordinatore dello studio, spiega che queste nuove informazioni sono molto importanti perché si sottovalutavano gli effetti del fumo e ci si concentrava unicamente sulla nicotina. È stato invece dimostrato che gli effetti dello stress ossidativo, nelle donne in gravidanza, si estendono anche al bambino.

In passato abbiamo già affrontato questo argomento e sono stati pubblicati diversi articoli sul fumo in gravidanza, per maggiori informazioni vi consigliamo quindi di consultare tale sezione. Nel corso di questa pagina possiamo però spiegare in maniera sintetica perché fumare in gravidanza fa male al bambino.

Quando si fuma in gravidanza la nicotina e il monossido di carbonio possono passare la barriera placentare con notevoli effetti sullo sviluppo del piccolo. Nel corso di alcune indagini si è rilevato un aumento della frequenza cardiaca fetale e diversi effetti sullo sviluppo del circolo vascolare della placenta.

Già dalle prime settimane, se non si riesce a smettere di fumare prima di rimanere incinta, si rileva una riduzione delle difese immunitarie contro le infezioni batteriche e virali, una riduzione ponderale fetale, un aumento dei casi di aborto spontaneo e un aumento della frequenza di menorragie gravidiche.

Fumare in gravidanza fa male

Una ricerca, condotta da un gruppo di esperti del Karolinska Institutet di Stoccolma e dell'Università di Monaco, ha rilevato che l'esposizione del bambino al fumo materno nel primo trimestre di gestazione può incrementare la probabilità di obesità infantile. Altre indagini hanno invece osservato che l'esposizione alla nicotina, dopo il quarto mese di gravidanza, può indurre una riduzione dell'altezza, aumenta il rischio di cancro in età adulta, comporta un aumento dell'incidenza di malattie dell'apparato respiratorio ed è una delle principali cause di morte improvvisa del lattante (sudden infant death sindrome, SIDS).

Le sostanze tossiche in una sigaretta sono numerose. Tra le tante ci sono ad esempio le nitrosammine (N-nitrosammine), ritenute da molti tra le più pericolose. Queste sostanze possono indurre delle mutazioni genetiche e, se si considera che i tumori nascono da mutazioni dei geni, anche se alcuni soggetti possono avere un DNA più "resistente" si sta minando il futuro della salute dei propri figli. Alla luce di queste informazioni può essere utile sapere come smettere di fumare in gravidanza.

Smettere di fumare in gravidanza

Smettere di fumare in gravidanza

Circa il 17 per cento delle donne italiane sono fumatrici (dati DOXA relativi al 2016), di queste il 15 per cento hanno un'età compresa tra i 14 e i 24 anni, il 20 per cento ha un'età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 22 per cento ha un'età che va dai 35 ai 44 anni. Più della metà del campione si trova quindi in un periodo fertile. Sebbene circa il 71 per cento smetta di fumare in gravidanza, il 7 per cento del totale non abbandona il vizio del fumo neanche durante le 40 settimane di gestazione. Inoltre, dopo il parto, più di due terzi delle donne che avevano smesso riprendono a fumare.

Come spiegato in precedenza, nei nove mesi della gravidanza il danno provocato dal fumo è doppio, gli effetti del tabagismo non interessano infatti solo la madre ma anche il nascituro. La gravidanza può quindi essere il momento ideale per chiudere definitivamente con le sigarette. Quando si decide di avere un figlio ci sono una serie di cambiamenti che coinvolgono sia la coppia che l'individuo. Ci si auspica che si voglia prendere cura del bambino nel migliore dei modi e per far ciò si devono rivedere le proprie abitudini e gli stili di vita. Quando possibile, è quindi consigliabile smettere di fumare prima di rimanere incinta.

In alcuni casi l'aiuto psicologico è sufficiente per abbandonare il tabacco. Nel corso di uno studio si è rilevato che circa il 10 per cento delle donne riescono a smettere di fumare semplicemente dopo le indicazioni mediche date in occasione della visita prenatale. Un altro 6-7 per cento riesce invece a smettere durante la gravidanza grazie a dei percorsi psicologici e/o comportamentali d'aiuto e di accompagnamento all'abbandono del tabacco. In genere, il primo consiglio è quello di abbandonare il rito della sigaretta dopo i pasti o quella che accompagna il caffè. In altri casi bisognerebbe poi trovare un'alternativa alla sigaretta fumata per rilassarsi in caso di situazioni di stress.

In base ai dati di uno studio britannico (Impact of low-dose CT screening on smoking cessation among high-risk participants in the UK Lung Cancer Screening Trial - Doi: 10.1136/thoraxjnl-2016-209690), guardare una tac dei propri polmoni potrebbe aiutare a smettere di fumare. Anche se la ricerca è stata condotta su un campione con un'età compresa tra i 50 e i 75 anni, al di fuori quindi del periodo di fertilità femminile, non è detto che un approccio del genere non possa essere utile anche prima.

Analizzando i dati raccolti si è rilevato che ben il 10 per cento dei tabagisti ha abbandonano le sigarette dopo due settimane dall'esame, un altro 15 per cento lo ha fatto a distanza di due anni. Una percentuale di tutto rispetto se si considera che nel gruppo di controllo, non sottoposto a tac, solo il 5 per cento è riuscito ad abbandonare il vizio del fumo. L'aspetto interessante dello studio è che, al contrario di quanto si possa ipotizzare, i fumatori che scoprivano di non essere ammalati non si sentivano "autorizzati" a fumare. Tale esame sembra quindi migliorare la sensibilizzazione verso il potenziale rischio collegato al vizio. La tac non è ovviamente consigliata in caso di gravidanza ma, nelle forti fumatrici che vogliono rimanere incinte, potrebbe essere una potenziale spinta per chiudere con il vizio prima del concepimento.

Esistono diversi metodi per smettere di fumare, tra i tanti ci sono i sostituti della nicotina (cerotti, compresse, gomme, inalatori). Tali sostanze in alcuni paesi, come per esempio la Francia, sono autorizzati da diverso tempo anche durante la gravidanza e l'allattamento. In base ad alcuni studi, tra cui uno pubblicato su Pediatrics (Nicotine Replacement Therapy in Pregnancy and Major Congenital Anomalies in Offspring - Doi: 10.1542/peds.2014-2560), l'impiego dei sostituti nicotinici in gravidanza non aumenta il rischio di anomalie congenite. Ciò nonostante rimangono alcune questioni aperte, per questo motivo molti specialisti tendono a sconsigliare ancora il loro utilizzo.

In linea di massima, quando non si riesce ad abbandonare il vizio prima del concepimento o dopo l'esito positivo del test di gravidanza, i sostituti della nicotina possono essere un compromesso accettabile in quanto si evita l'esposizione a determinate sostanze del fumo della sigaretta come il monossido di carbonio (CO), il polonio 210 (radioattivo) o il cadmio. In questo caso l'unica sostanza alla quale viene esposto il nascituro è la nicotina, peraltro con quantitativi minori rispetto a quelli derivanti dalla sigaretta.

Per smettere di fumare in alcuni casi si utilizza il bupropione, diversi studi scientifici hanno dimostrato che tale sostanza aumenta il rischio di difetti cardiaci in bambini esposti in utero, per tale motivo se ne sconsiglia l'uso in gravidanza. Se ci si accorge della gravidanza quando si era sotto trattamento con bupropione, e quindi si espone il piccolo per un certo periodo, si raccomanda uno stretto monitoraggio cardiaco sui feti e nei neonati nei primi mesi di vita.

Quante sigarette si possono fumare in gravidanza

Sigarette in gravidanza

In alcuni casi si cercano informazioni sugli effetti del fumo in gravidanza nelle prime settimane perché si è scoperto di essere incinte, altre volte non si riesce a chiudere con il vizio e ci si domanda se si possono fumare in gravidanza 2, 5 o 10 sigarette. Se si vuole sapere quanto si può fumare in gravidanza, bisogna sapere che già una sigaretta al giorno non fa di certo bene.

Quando si parla di fumo di sigaretta, come per l'alcol in gravidanza, non è possibile definire una soglia di sicurezza. Pensare che fumare poco possa fare meno male è quindi del tutto insensato, sopratutto se c'è in ballo anche la salute di un bambino. Spesso, quando si entra nel circolo vizioso della dipendenza, si minimizzano gli effetti dannosi del fumo, una situazione che si può verificare anche se non si è dei forti fumatori.

Sapere quante sigarette si possono accendere senza rischio è una domanda sciocca, fumare una sigaretta in gravidanza, fumarne 5 o, addirittura 10, fa sempre male. Non bisogna quindi cercare possibili informazioni che potrebbero ridurre i propri sensi di colpa. Inoltre, gli effetti sul bambino conseguenti ad alcune situazioni collegate alla mancanza di tabacco, per esempio lo stress da astinenza, sono di gran lunga inferiori ai problemi che le sostanze tossiche possono avere sulla gravidanza e sulla salute del piccolo dopo la nascita.


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