Energia alternativa a basso impatto ambientale
Poter disporre di fonti energetiche senza dipendere da altri paesi è un problema che colpisce numerosi nazioni del mondo compresa l'Italia. Molte volte, alcuni problemi rimangono latenti fino a quando non si verificano determinate situazioni che portano a ripercussioni sulla popolazione, è in questi casi che ci si rende conto dell'urgenza di trovare nuove fonti energetiche in grado di sostituire ad esempio il petrolio o il gas che viene fornito dalla Russia.
Le alternative che consentono di produrre energia ci sono e sono concrete, inoltre hanno il vantaggio di avere un basso impatto ambientale. In questi giorni è stato inaugurato un accordo di collaborazione fra l'Università di Roma Tor Vergata e l'Università di Tokyo che ha proprio l'obiettivo di mettere a punto nuove soluzioni per la produzione di energia, l'Italy-Japan Joint Laboratory on Nanostructured Materials for Environment and Energy (NaMatEE).
Questo progetto ha come responsabili scientifici il Professore Enrico Traversa del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche (Università di Roma - Tor Vergata) e il Professor Masaru Miyayama del Research Center for Advanced Science and Technology. Le ricerche che verranno portate avanti dalle due università saranno co-finanziate dal Ministero degli Affari Esteri e faranno parte del Settimo Programma Esecutivo per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica tra Italia e Giappone.
Il professor Masaru Miyayama ha evidenziato che la collaborazione fra i due centri non sta iniziando ora, sono già ben quattordici anni che si sta cooperando i numerose ricerche, questo nuovo accordo è quindi un rafforzamento della volontà di voler portare avanti nuovi traguardi comuni alle due nazioni.
All'inaugurazione del nuovo accordo fra le due nazioni ha preso parte anche il dott. Aldo Amati, ministro plenipotenziario dell'Ambasciata italiana in Giappone. Amati ha evidenziato l'importanza di questo accordo che rafforzerà le collaborazioni Italia - Giappone relative alle ricerche sulle nanotecnologie applicate alla produzione di energia a basso impatto ambientale.
La ricerca sulle celle a combustibile, a detta di Enrico Traversa, e il metodo più promettente per produrre energia senza emissioni inquinanti. Il lavoro sarà concentrato sullo studio di nuovi nanomateriali, materiali estremamente piccoli in scala di un miliardesimo di metro, questo consentirà di migliorare le prestazioni delle celle, sia ad elettroliti polimerici sia ad ossidi solidi.
Cosa sono le celle a combustibile ?
Le celle a combustibile sono una fonte di energia alternativa che trovano applicazioni in molti settori come ad esempio i trasporti. L'energia elettrica viene prodotta grazie all'idrogeno, non bruciandolo bensì facendolo combinare con l'ossigeno attraverso una reazione chimica controllata. Uno dei vantaggi del produrre energia in questo modo è che se si usa idrogeno puro anziché un combustibile fossile ricco di idrogeno, gli unici prodotti della reazione chimica saranno calore e acqua.
La realizzazione della prima cella a combustibile è più vecchia di quanto si potrebbe pensare, risale infatti al 1839 e fu opera di un fisico britannico, sir William Grove. All'epoca il procedimento era molto costoso e non di facile attuazione in quanto sia il combustibile sia i componenti non erano facilmente reperibili, per questo motivo non vi furono ulteriori sperimentazioni fino alla metà del ventesimo secolo quando la NASA riprese in mano il progetto per realizzare nuove fonti energetiche per alimentare i veicoli spaziali.
Grazie all'evoluzione delle tecnologie oggi si sta lavorando per poter utilizzare le celle a combustibile in svariate situazioni, dall'alimentazione delle macchie alla fornitura di energia elettrica a edifici commerciali e residenziali.
Il costo dell'energia elettrica generata da impianti fissi a celle a combustibile è però ancora troppo elevato, circa quattro volte quello generato bruciando combustibili fossili. E' proprio in questa direzione che stanno lavorando gli Italiani e i Giapponesi, il dott. Edoardo Magnone, il ricercatore che da più tempo lavora a Tokyo nel laboratorio congiunto, ha evidenziato alcuni dei traguardi che sono stati già raggiunti, ad esempio un nuovo metodo di sintesi di nanomateriali a basso impatto ambientale e basso dispendio energetico.
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