Il fruttosio fa male ai bambini se in eccesso
Quantitativi eccessivi di fruttosio fanno male al fegato dei bambini , ogni grammo in più dello zucchero della frutta aumenta infatti di una volta e mezzo le probabilità di danni epatici. Questa è la conclusione di uno studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che per la prima volta ha messo in relazione un consumo elevato di fruttosio con lo sviluppo di malattie epatiche gravi. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Hepatology (Serum uric acid concentrations and fructose consumption are independently associated with NASH in children and adolescents - Doi: 10.1016/j.jhep.2016.12.025).
Fino a qualche tempo fa l'unico zucchero puro utilizzato in ambito alimentare era il saccarosio, estratto dalla barbabietola oppure dalla canna da zucchero. Il fruttosio si trovava invece esclusivamente nel miele e nella frutta. Con i progressi nell'industria alimentare, si è però riusciti a cristallizzare anche il fruttosio e ora è possibile trovarlo aggiunto in numerosi alimenti. A livello calorico un grammo di fruttosio contiene le stesse calorie di un grammo di saccarosio, il primo risulta essere però molto più dolce e di conseguenza se ne può utilizzare un quantitativo minore. A parità di quantità, il fruttosio risulta essere dal 20 al 50 per cento più dolce del saccarosio, questo vale però se non si superano certe temperature. Se i due dolcificanti sono esposti a una temperatura di circa 40°, la loro dolcezza più o meno si equivale, a 60° gradi alcune persone trovano invece molto meno dolce il fruttosio. Se si è soliti utilizzare il fruttosio per dolcificare il tè o il caffè, in alternativa al saccarosio per via delle calorie, si potrebbe ottenere lo stesso livello di dolcezza utilizzando meno saccarosio e risparmiando qualche Kcal.
Il fabbisogno giornaliero massimo di fruttosio per i bambini è stimato intorno ai 25 grammi, fino a quando esso era assunto con la normale alimentazione, ad esempio mediante la frutta, difficilmente si poteva superare tale limite. Oggi però lo si trova aggiunto a numerosi alimenti e bevande, una situazione che può esporre i piccoli ad un abuso sistematico con effetti paragonabili a quelli dell'alcool. Secondo i ricercatori dell'area di Malattie epato-metaboliche dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ogni grammo in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero può accrescere di ben una volta e mezzo il rischio di sviluppare malattie epatiche anche gravi.
Il processo di metabolizzazione del fruttosio è differente rispetto a quello che il nostro organismo utilizza per il glucosio, rispetto a quest'ultimo viene infatti assorbito molto più lentamente dal tratto gastrointestinale ma è metabolizzato velocemente dal fegato. Il fruttosio, a differenza del glucosio, ha inoltre un indice glicemico più basso e, di conseguenza, un effetto limitato sulla secrezione di insulina. Un aspetto fisico chimico che porta, in alcuni casi, a consigliare la sostituzione del saccarosio con il fruttosio a chi è affetto da diabete.
Lo studio italiano che ha esaminato l'effetto del fruttosio nella dieta è stato condotto tra 2012 e il 2016 e, complessivamente, ha coinvolto 271 bambini e ragazzi affetti da fegato grasso. Il fegato grasso, noto anche come steatosi, è una patologia a carico del fegato caratterizzata da un accumulo di grassi (trigliceridi) al suo interno. Questa patologia insorge di solito quando vi è un sovraccarico funzionale del fegato, condizione che si verifica in caso di un abuso di alcolici o se si segue una dieta troppo ricca di grassi. Quando la patologia non è legata all'alcolismo si parla in genere di steatosi non alcolica.
Dalle analisi del sangue si è scoperto che il 50 per cento dei piccoli pazienti coinvolti nello studio presentava dei livelli di acido urico eccessivi. Diverse ricerche hanno dimostrato che l'uricemia, un parametro che esprime la quantità di acido urico presente nel sangue, non è influenzata da zuccheri quali glucosio, galattosio e saccarosio, può invece variare di molto con il fruttosio. L'acido urico è uno dei prodotti finali della sintesi del fruttosio nel fegato e, quando è prodotto in grandi quantità, può diventare tossico per l'organismo promuovendo lo sviluppo di diverse patologie.
Partendo da queste informazioni i ricercatori hanno condotto ulteriori indagini e, incrociando i dati con i risultati di alcuni questionari inerenti l'alimentazione, si è dimostrata l'associazione tra gli alti livelli di acido urico e l'aggravarsi del danno epatico sopratutto tra i soggetti che consumavano più fruttosio. Il livello dei quantitativi del dolcificante era direttamente proporzionali ai danni delle cellule del fegato.
Come accennato in precedenza, il fruttosio presente nella frutta, in alcuni vegetali e nelle farine utilizzate per pasta, pane e pizza, non provoca alcun effetto avverso nell'ambito di una dieta bilanciata. Il problema non è infatti legato al fruttosio naturalmente contenuto nei cibi ma in quello aggiunto in alimenti quali: bevande gassate, succhi di frutta, caramelle, marmellate, merendine, ecc.. Gli esperti evidenziano che una sola lattina di una qualsiasi bevanda zuccherata contiene circa il doppio del quantitativo giornaliero di fruttosio indicato per l'età pediatrica (circa 25 grammi), una merendina ne contiene mediamente il 45 per cento in più e una bottiglietta piccola di succo di frutta poco più della metà.
In una condizione normale, il fruttosio è utile per l'organismo in quanto attraverso il fegato viene metabolizzato e trasformato in energia e altri derivati come l'acido urico. Se però la quantità di fruttosio è eccessiva, gli equilibri si alterano e viene prodotto un surplus di acido urico. Non riuscendo a smaltire le alte concentrazioni in circolo, nell'organismo aumenta lo stress ossidativo (i vari componenti delle cellule vengono danneggiati dalla rottura dell'equilibrio cellulare) e si attivano insulino-resistenza e processi infiammatori delle cellule epatiche (meccanismi precursori di patologie quali fegato grasso e diabete) . Questi processi, nei bambini con il fegato già compromesso, accelerano la progressione della malattia verso stadi più gravi: steatoepatite non alcolica, fibrosi epatica, cirrosi, ecc..
Valerio Nobili, coautore dello studio e responsabile presso il dipartimento di Malattie Epato-metaboliche del Bambino Gesù, spiega che diversi studi hanno provato che l'elevato consumo di zucchero è associato a numerose patologie sempre più frequenti in età pediatrica quali l'obesità, il diabete di tipo II e le malattie cardiovascolari. Fino ad oggi si sapeva però poco in merito al suo effetto sul tessuto epatico. Grazie a questa nuova indagine sono state raccolte importanti informazioni che correlano un eccessivo consumo di fruttosio ad alti livelli di acido urico e, soprattutto, a un avanzato danno epatico tanto da favorire la precoce comparsa di fibrosi prima e cirrosi poi a carico del fegato.
Alla luce di queste informazioni si può quindi affermare che il fruttosio fa male in determinate circostanze, risulta quindi di fondamentale importanza evitare l'abuso di cibi e bevande con un elevato contenuto del dolcificante. Se non vogliamo correre il rischio di aumentare la probabilità di sviluppare patologie del fegato di circa una volta e mezza per ogni grammo di zucchero in eccesso ingerito quotidianamente, è bene iniziare a rivedere le abitudini alimentari dei bambini. Se occasionalmente si fa merenda con un succo di frutta e una merendina confezionata non ci sono problemi, se però questa è un'abitudine quasi quotidiana i rischi per la salute sono concreti. Secondo un altro studio, è inoltre opportuno non dare dolci e caramelle prima dei 2 anni. Troppo fruttosio sembrerebbe inoltre fare male anche in altre situazioni quali ad esempio la gravidanza.
In gravidanza, troppo fruttosio fa male
Un eccessivo apporto di fruttosio durante il periodo della gravidanza può fare male non solo alla madre ma anche al neonato. Stando ai risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Texas, pubblicato sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology, il consumo regolare di soft drink durante i 9 mesi della gravidanza aumenta la probabilità nei figli di sviluppare in età adulta obesità, disfunzioni metaboliche e ipertensione.
Un altro studio, condotto questa volta presso la Washington University School of Medicine e pubblicato su Scientific Reports, evidenzia invece che una dieta ad alto contenuto di fruttosio può rallentare la crescita fetale e incrementare il rischio di difetti nella placenta.
In entrambe le ricerche è stata rilevata una correlazione analoga a quella osservata nello studio condotto presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Il consumo di fruttosio aumenta i livelli di acido urico. Nel caso delle gestanti, non solo erano più alti i livelli di acido urico circolanti ma anche quelli nella placenta. Una uricemia alta può essere fonte di complicazioni per la gravidanza: preeclampsia e diabete gravidico.
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