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Più morti per epatite C, B e A rispetto ad Aids e tubercolosi

Morti per epatite C, B e A

Di epatite si può morire, molte persone non lo sanno ma le epatiti virali rappresentano oggi una delle principali cause di morte nel mondo e uccidono un numero di persone superiore a quello di AIDS, Malaria e quasi uguale a quello della tubercolosi (Tbc). Le morti per malattie al fegato, tumori epatici e infezioni, tutte complicanze legate all'epatite virale, in poco più di un ventennio (dal 1990 al 2013) sono aumentate del 63 per cento passando da 890mila a ben 1,45 milioni. Il dato emerge da un'indagine condotta da un gruppo di ricercatori dell'Imperial College (Division of Infectious Diseases) di Londra e dell'università di Washington (Institute for Health Metrics and Evaluation). I risultati dello studio sono stati pubblicati da Lancet (The global burden of viral hepatitis from 1990 to 2013: findings from the Global Burden of Disease Study 2013 - doi: 10.1016/S0140-6736(16)30579-7).

Jeffrey D Stanaway, ricercatore presso l'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) e primo autore dello studio, spiega che in base ai dati raccolti (relativi a ben 183 Paesi) le epatiti virali sono più letali di Aids e malaria e, a livello globale, uccidono quasi quanto la Tbc (nel 2014 la tubercolosi è stata la patologia che ha causato più morti nel mondo). Dall'analisi dei dati relativi al 2013, si scopre che circa 1,4 milioni di persone sono decedute per tubercolosi, 1,3 milioni di persone sono morte per Aids e 855.000 per la malaria, i casi relativi ai decessi per tutte le forme di epatiti sosno stati invece 1,45 milioni.

Se la tubercolosi colpisce prevalentemente nei paesi in via di sviluppo, in Italia le morti annuali per Tbc sono diminuite in un cinquantennio (dal 1955 al 2008) di oltre il 60 per cento passando da 12.247 a 4.418, le epatiti sono una delle prime cause di morte in tutto il mondo. A livello europeo la sola epatite C uccide più dell'Aids e il virus dell'HCV è sette volte più diffusa rispetto a quello dell'HIV. Osservando nel dettaglio alcune informazioni relativi all'Italia si scopre che, in base ai dati del 2014, circa 10mila persone muoiono annualmente per epatocarcinoma correlato all'infezione da virus dell'epatite e ben 3mila persone contraggono il virus HCV ogni anno.

Graham S Cooke, ricercatore presso l'Imperial College e coordinatore dello studio, evidenzia che a differenza di altre patologie, i decessi correlati alle epatiti sono più diffusi nei Paesi ad alto e medio reddito. Nei Paesi più industrializzati, dal 1990 si è assistito a una diminuzione dei morti per diverse malattie infettive, come la malaria e la tubercolosi, ma i decessi per epatiti virali sono notevolmente aumentati.

Le epatiti più letali sono soprattutto quelle legate ai virus HBV (epatite B) e HCV (epatite C), forme che attaccano il fegato e causano principalmente tumori maligni e mortali. La pericolosità dell'infezione è legata anche al fatto che in molti casi non ci sono sintomi e, quando ci sono, non si manifestano nei primi mesi di contagio. Secondo alcune indagini, ben il 95 per cento delle persone contagiate non sanno di essere infette, di conseguenza, anche se esistono delle terapie che potrebbero prevenire lo sviluppo di malattie a carico del fegato, non si fa niente per arginare il problema. Attualmente esistono i vaccini per l'epatite A e B, purtroppo non ne esistono ancora per l'epatite C ma, per quest'ultima forma, sono presenti nuovi trattamenti in grado (in alcuni casi) di bloccare il virus e limitare gli effetti aversi.

Alla luce di questi dati si capisce quanto sia importante la sensibilizzazione delle persone per promuovere l'informazione, la prevenzione e l'aderenza alle terapie al fine di limitare la diffusione delle epatiti e i decessi conseguenti ad esse.


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