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Riabilitazione ictus e staminali per le disabilità motorie

Riabilitazione ictus con staminali

Dopo un ictus cerebrale, circa il 50 per cento dei sopravvissuti presenta un grado di disabilità motoria più o meno grave, la riabilitazione è molto importante ma un aiuto ulteriore potrebbe arrivare dalle staminali. Poco più del 20 per cento delle persone colpite da ictus, in genere si tratta di una forma lieve, non presentano delle disabilità, nella maggior parte dei casi non si è però così fortunati, ora una tecnica messa a punto presso la Stanford University School of Medicine (California) riaccende le speranze in tutti quei pazienti non più autosufficienti a causa di un infarto cerebrale. Grazie a un'iniezione di cellule staminali nel cervello si è riusciti a "guarire" le disabilità motorie in 18 pazienti (7 uomini e 11 donne), i risultati della sperimentazione sono stati pubblicati sulla rivista Stroke (Clinical Outcomes of Transplanted Modified Bone Marrow-Derived Mesenchymal Stem Cells in Stroke: A Phase 1/2a Study - Doi: 10.1161/STROKEAHA.116.012995).

Come accennato, dopo un ictus cerebrale si possono presentare scenari differenti: una certa percentuale di persone non sopravvive (circa il 10 - 20 per cento muoiono entro un mese e un'altro 10 per cento entro un anno), una minoranza supera l'evento avverso senza problemi mentre la maggior parte presenta delle disabilità permanenti più o meno gravi. Anche se la riabilitazione ha fatto enormi passi avanti rispetto al passato, ancora oggi molte di queste persone non sono più autosufficienti. Gary K. Steinberg, primo autore dello studio, spiega che la tecnica messa a punto ha dell'incredibile, dopo appena un mese dal trattamento gran parte dei pazienti ha mostrato notevoli miglioramenti nelle funzioni motorie: alcuni pazienti che si muovevano esclusivamente in sedia a rotella hanno ripreso a camminare e altri che non potevano più muovere le dita della mano hanno ripreso a farlo.

La terapia post ictus prevede prima di tutto il prelievo di staminali dal midollo osseo di alcuni donatori, queste vengono successivamente modificate al fine di farle acquisire funzioni neurali. Nella fase successiva, attraverso una craniotomia (un piccolo forellino nella scatola cranica: burr-hole), vengono iniettate le staminali nell'area interessata dall'apoplessia (ictus).

Tutti i pazienti coinvolti nello studio sono stati seguito per un periodo di due anni e già dopo un mese dall'intervento sono stati rilevati i primi miglioramenti. Durante il follow-up i miglioramenti ottenuti sono apparsi stabili e non sono stati riscontrati effetti avversi a parte dei leggeri mal di testa transitori (del tutto normali nei casi di craniotomie). I 18 pazienti coinvolti nello studio non sono stati scelti a caso, tutti avevano subito un ictus in un periodo antecedente allo studio compreso tra sei mesi e tre anni, si è partiti dai sei mesi perché se con la riabilitazione non si recupera il "movimento" entro questo periodo difficilmente ci saranno dei miglioramenti in futuro, in questo modo i progressi fatti nelle abilità motorie erano riconducibili unicamente all'intervento.

Per valutare i miglioramenti nei pazienti i ricercatori si sono avvalsi della European Stroke Scale (ESS), una scala utilizzata nella pratica clinica per quantificare la gravità del deficit provocato da un ictus cerebrale. Considerando una scala che va da 1 a 100, dove 100 è la completa capacità di movimento, i pazienti coinvolti nella sperimentazione hanno ottenuto mediamente un miglioramento di 11,4 punti (un valore che potrebbe sembrare basso ma è molto rilevante in ambito clinico). Gary Steinberg spiega che in un caso, una donna di 71 anni, prima della cura la paziente poteva muovere solo il pollice sinistro e ora non solo riesce a camminare ma può anche sollevare il braccio sopra la sua testa.

Gli autori dello studio spiegano comunque che non si può ancora sapere con certezza se tali effetti saranno permanenti o meno, bisognerà quindi continuare a monitorare i pazienti e condurre ulteriori indagini su un campione più ampio di partecipanti. Bisogna inoltre precisare che non si parla di una vera e propria guarigione ma si tratta di un recupero parziale delle funzioni neurologiche perse in conseguenza dell'infarto cerebrale, un risultato comunque molto importante perché interessa pazienti con deficit da ictus ormai stabilizzati per i quali attualmente non esistono trattamenti efficaci.


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