Diagnosi Alzheimer, primi sintomi e analisi del sangue
Perdita significativa della memoria, difficoltà nel ricordare eventi recenti, difficoltà nell'eseguire semplici attività quotidiane, disturbi del linguaggio (perdita della corretta espressione verbale e sbagli nella denominazione degli oggetti), alterazioni della personalità ecc, alcuni dei primi sintomi dell'Alzheimer che si manifestano comunque quando la patologia è ormai in uno stadio "avanzato". Anche se attualmente non esiste una cura, una diagnosi precoce dell'Alzheimer è importante per rallentarne l'evoluzione. Grazie a una semplice analisi del sangue si può diagnosticare, con una precisione del 91 per cento, il morbo di Alzheimer prima che si manifestino i sintomi della malattia. Un test diagnostico che per ora potrebbe aiutare a migliorare la qualità della vita dei pazienti negli anni futuri e in seguito sarà utile anche per intervenire precocemente con dei farmaci che potrebbero arrestare la malattia neurodegenerativa sul nascere. Questo nuovo esame del sangue per la diagnosi dell'Alzheimer è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Melbourne. Lo studio è stato pubblicato su Molecular Psychiatry (Prognostic serum miRNA biomarkers associated with Alzheimer's disease shows concordance with neuropsychological and neuroimaging assessment - doi: 10 1038 / mp 2014 127 - Ottobre 2014).
Andrew Hill, biologo molecolare e coordinatore dello studio, spiega che in una ricerca precedente si era già trovato il modo di identificare, fino a due decenni prima, dei mutamenti nel cervello dei pazienti che avrebbero poi sviluppato l'Alzheimer. La procedura sfrutta però una costosa tecnica di imaging che pone dei limiti sopratutto di tipo economico, limiti che si possono superare con la nuova analisi del sangue che può far prevedere molto presto i cambiamenti e il rischio che la persona sviluppi l'Alzheimer. L'esperto spiega che la nuova scoperta è unica nel suo genere, si è osservato che nel sangue sono presenti oltre mille frammenti genetici e sedici di questi risultano mutati nelle persone affette dal morbo di Alzheimer.
Nella prima parte dello studio i ricercatori hanno prelevato dei campioni di sangue da 50 persone (metà delle quali avevano già ricevuto una diagnosi di Alzheimer). Confrontando i vari frammenti di materiale genetico si è così scoperto che 16 microRNA, su 1400, erano mutati nei pazienti con Alzheimer. I dati sono stati poi confermati nella seconda parte dello studio quando attraverso l'imaging cerebrale si è rilevata la presenza di mutazioni collegate all'Alzheimer anche in quei pazienti che non avevano ancora ricevuto una diagnosi di Alzheimer ma presentavano una mutazione nel microRNA.
Secondo Andrew Hill questo esame del sangue potrebbe essere utile anche nella sperimentazione clinica di nuovi farmaci per la cura dell'Alzheimer. Le case farmaceutiche potrebbero arruolare delle persone prive dei primi sintomi dell'Alzheimer ma con delle alterazioni nel microRNA, una condizione "ottimale" affinché un farmaco possa dare i risultati migliori.
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