Celiachia: glutine modificato non scatena l'intolleranza
Chi è affetto da celiachia deve mangiare alimenti senza glutine ma, grazie a un particolare metodo che modifica la proteina del frumento, anche i celiaci potranno mangiare alimenti con il glutine. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Foggia è riuscito a modificare le proteine del glutine nel frumento in modo che non scatenino la reazione di intolleranza che si presenta nelle persone celiache.
Grazie al lavoro dei ricercatori Aldo Di Luccia e Carmen Lamacchia, in collaborazione con la ricercatrice del CNR Carmela Gianfrani, si è ottenuto un Gluten Friendly (glutine amichevole), un glutine che non scatena reazioni avverse nei celiaci. La scoperta è già stata brevettata in Italia e all'estero e sono stati avviati i primi contatti per la commercializzazione.
Gli esperti spiegano che la nuova tecnica si differenzia da quelle utilizzate fino ad ora dove si operava con enzimi microbici. Grazie a un trattamento chimico-fisico (acqua e microonde per pochi secondi) applicato sulla granella (i chicchi, o semi, di frumento) prima della molitura si riesce a modificare la proteina del glutine. Si è puntato sulla granella di frumento perché nel seme di frumento il glutine non è ancora formato e le sue proteine sono depositate in piccole "cellette" che consentirebbero, in presenza di acqua ed elevate temperature, i cambiamenti necessari per produrre il Gluten Friendly.
A differenza di altri trattamenti quello messo a punto dai ricercatori italiani non influenza negativamente le proprietà delle farine che formano l'impasto, questo permette di preparare dei prodotti assimilabili per gusto ed aspetto a quelli comunemente utilizzati nell'alimentazione delle persone non celiache.
Alternativa alla dieta senza glutine
Prima del Gluten Friendly la dieta senza glutine era l'unica scelta per i celiaci, una nuova alternativa potrebbe però essere presto disponibile, un trattamento farmacologico. Presso l'Università di Tampere, in Finlandia, è stato somministrato un enzima (ALV003) specifico ad un gruppo di pazienti celiaci ottenendo dei risultati promettenti.
Per condurre la sperimentazione i ricercatori finlandesi hanno assoldato dei pazienti celiaci dividendoli poi in due gruppi, tutti dovevano seguire una dieta senza glutine integrando però una dose molta bassa di glutine (circa 2 mg al giorno, pari a mezza fetta di pane). Al primo gruppo è stato dato un placebo mentre all'altro veniva somministrato, per via orale, l'enzima ALV003.
I risultati dello studio, pubblicato su Gastroenterology (Glutenase ALV003 Attenuates Gluten-Induced Mucosal Injury in Patients With Celiac Disease - 10.1053 / j gastro 2014.02.031), hanno mostrato che nel gruppo a cui era stato somministrato l'enzima ALV003 vi era una diminuzione delle lesioni indotte dal glutine all'intestino tenue e il trattamento è risultato essere ben tollerato. Il gruppo di controllo, al contrario, presentava sintomi gastrointestinali come nausea e dolori addominali.
La dottoressa Marja-Leena Lähdeaho, prima autrice dello studio, spiega che l'esclusione totale del glutine non è sempre semplice. L'esperta spiega che l'esposizione costante a bassi livelli di glutine, nonostante stiano seguendo una dieta rigorosamente priva di glutine, può portare i pazienti a sperimentare sintomi persistenti e un'infiammazione intestinale cronica. Il potenziale dell'enzima ALV003 per la malattia celiaca è quindi rilevante.
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