Pressione alta, uromodulina e sale nella dieta
Alla base della pressione alta in alcuni casi sembrerebbe esserci l'uromodulina, c'è però un modo per ridurre il rischio di ipertensione: ridurre il sale nella dieta. Presso il San Raffaele di Milano un gruppo di ricercatori internazionali, guidati da Luca Rampoldi, ha individuato un meccanismo molecolare che collega una particolare proteina presente nelle urine, l'uromodulina, all'ipertensione. Lo studio, finanziato da Telethon, è stato pubblicato su Nature Medicine (Common noncoding UMOD gene variants induce salt-sensitive hypertension and kidney damage by increasing uromodulin expression - doi: 10 1038 / nm 3384 - Novembre 2013).
Luca Rampoldi, dell'Istituto Telethon Dulbecco presso l'Istituto San Raffaele di Milano, in collaborazione con Olivier Devuyst, dell'università di Zurigo, Paolo Manunta, dell'Università San Raffaele, e Maria Pia Rastaldi del Policlinico di Milano, mentre conducevano uno studio su una rara patologia renale si sono imbattuti in un meccanismo che collega l'uromodulina a un rischio maggiore di sviluppare l'ipertensione arteriosa.
Dopo aver analizzato numerose biopsie renali e campioni di urine di persone con pressione arteriosa e funzionalità renale normali, i ricercatori hanno scoperto che i livelli di uromodulina variavano in base a precise sequenze nel DNA. Proseguendo lo studio sui modelli murini è successivamente emerso che un aumento della produzione di uromodulina determina la comparsa di ipertensione già in giovane età. Gli esperi spiegano che le persone che presentano alcune varianti genetiche hanno un rischio maggiore di ipertensione e danno renale, ci sono però anche delle varianti "protettive" che riducono il rischio di ipertensione.
I risultati di questo studio aprono la strada a nuove terapie. Paolo Manunta, nefrologo e direttore della Scuola di specializzazione in Nefrologia al San Raffaele, spiega che i topi che presentano queste particolari varianti genetiche che portano a una sovra-produzione di uromodulina rispondono molto bene a un potente diuretico (la furosemide) già utilizzato nei casi di scompenso cardiaco. Il farmaco ha dato dei buoni risultati anche in un gruppo di pazienti ipertesi dove era presente questa variante genetica, dopo il trattamento si è registrata una riduzione significativa della pressione.
Gli esperti spiegano che i risultati di questa ricerca contribuiranno a migliorare il settore delle terapie su misura. Non tutti i pazienti con pressione alta sono uguali e le nuove informazioni saranno utili per modulare un trattamento personalizzato in base alle loro caratteristiche. Dall'indagine è emerso ancora una volta l'importanza di diminuire il sale nella dieta, in particolar modo in quelle persone che hanno una sovra-produzione di uromodulina dove il sodio viene smaltito con minor efficienza.
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