Amniocentesi: meno rischi con antibiotici
Fra gli esami da effettuare durante il periodo della gravidanza l'amniocentesi è uno di quelli che comporta più rischi, gli antibiotici potrebbero però ridurre il rischio di aborto. L'amniocentesi in gravidanza non è consigliata a tutte le donne ma solo a quelle mamme che rischiano di partorire un bambino affetto da cromosomopatie (malattie genetiche caratterizzate da alterazioni del numero dei cromosomi o della loro forma).
L'amniocentesi è un esame prenatale che può essere eseguito tra la 15esima e la 17esima settimana di gestazione, avviene tramite il prelievo di una piccola quantità di liquido amniotico ma non è esente da rischi. Il Professor Paolo Scollo, direttore dell'Unità di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Cannizzaro di Catania, sostiene che oggi il rischio di aborto legato all'esame dell'amniocentesi sia dello 0,3 - 0,5 per cento, un notevole miglioramento rispetto al passato quando il rischio era intorno all'1 per cento. L'esame comporta comunque un certo rischio, di conseguenza bisogna proporlo sempre con molta cautela.
In base ai dati raccolti nell'ambito dello studio italiano "APGA Trial", il più grande studio mai eseguito in tema di diagnosi prenatale condotto tra il 1999 e il 2005, l'uso di farmaci antibiotici prima dell'amniocentesi può diminuire del 50 per cento le complicanze dell'esame. I risultati furono pubblicati nel Marzo del 2009 sulla prestigiosa rivista Prenatal Diagnosis.
L'assunzione di antibiotici prima dell'amniocentesi ha lo scopo di ostacolare la proliferazione dei batteri che s'insediano nelle vie genitali femminili. Al momento del prelievo del liquido amniotico la presenza di particolari batteri potrebbe causare un'infezione e conseguentemente la rottura del sacco in cui si sviluppa il piccolo.
Nell'esecuzione dell'amniocentesi ci sono diversi rischi, alcuni sono "immediati" e riguardano l'interruzione del battito cardiaco del piccolo o la rottura del sacco amniotico dovuto ad una complicazione nell'esecuzione dell'esame mentre altri sono tardivi. Nel secondo caso gli effetti possono verificarsi anche a qualche settimana di distanza. Sono i rischi legati a una possibile infezione batterica, i cui effetti non sono immediati, che si potrebbero prevenire con l'assunzione di antibiotici.
Nello studio, anche se in particolari casi, si suggerisce l'assunzione di antibiotici in gravidanza. Alcune persone potrebbero rimanere spiazzate da questi suggerimenti in quanto spesso si sconsigli l'assunzione di questi farmaci durante la gestazione. Secondo alcuni esperti non sussisterebbe alcun pericolo per il piccolo connesso all'utilizzo degli antibiotici in quanto spiegano che il principio attivo si accumula prevalentemente nelle membrane amniotiche e da qui, non essendo in grado di superare la barriera della placenta, arriva in bassissime quantità al feto tali da non presentare controindicazioni alla profilassi. Altri studi hanno però dimostrato che non tutti gli antibiotici sono uguali e alcuni presentano dei seri rischi per i piccoli, specie quelli appartenenti alla famiglia delle tetracicline. Questa tipologia di antibiotici potrebbero causare malformazioni e deformazioni ossee. Da evitare anche altri antibiotici quali: aminoglicosidici e streptomicina (in alcuni casi può provocare seri danni al nervo acustico del bambino). Altri antibiotici sono da evitare soprattutto nel primo e nell'ultimo trimestre di gravidanza, fra questi ci sono: la gentamicina, la sisominicina, la tobramicina, la vancomicina, la netilmicina, la kanamicina, l'amikacina. Oltre a quelli citati ce ne sono molti altri, per questo motivo è bene non assumere qualsiasi farmaco senza prima aver consultato il proprio medico.
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