Alzheimer, come contrastare alcuni effetti negativi
Per prevenire il deficit cognitivo è meglio mantenersi attivi ed impegnati nelle cose che si preferiscono. Il deficit cognitivo lieve è comunemente definito come uno stato intermedio tra l'invecchiamento normale e la demenza. Alcune persone presentano un difetto cognitivo che non evolve (non progressivo), in altri, invece, con il tempo si avrà un'evoluzione verso un vero e proprio Alzheimer o altra forma di demenza.
Spesso il problema dell'Alzheimer viene sottovalutato, anche se non si soffre di alcun deficit cognitivo apparente sarebbe meglio seguire alcuni consigli. Purtroppo, a volte, mancano le giuste informazioni ed è per questo che due associazioni, l'ANAP (Associazione Nazionale Anziani e Pensionati) e l'ANCoS (Associazione Nazionale Comunità Sport), lo scorso marzo (2008) hanno deciso di promuovere una campagna informativa che verrà replicata anche il prossimo anno (28 marzo 2009).
In questi giorni sono stati comunicati i primi risultati parziali dei mini-mental test, relativo all'insorgenza dell'Alzheimer, somministrati a migliaia di persone durante la campagna "Ricordati di ricordare, senza ricordi non hai futuro". I dati, per il momento relativi ad un'analisi condotta su un campione parziale, hanno evidenziato che il rischio di deficit cognitivo è lieve o moderato nel 32 per cento degli intervistati e addirittura severo nel 12 per cento. Ben il 42,7 per cento dei pazienti esaminati non ricordava nomi e appuntamenti. Considerando il ruolo decisivo che il senso di malinconia svolge nello sviluppo della depressione, i geriatri de La Sapienza hanno notato che il 21 per cento del campione esaminato si ritiene "annoiato", mentre il 26,2 per cento si sente "triste".
Vincenzo Marigliano, professore ordinario di Geriatria presso l'Università La Sapienza di Roma, spiega che è stato dimostrato da numerosi studi che per prevenire il deficit cognitivo è meglio mantenersi attivi ed impegnati nelle cose che si preferiscono. Piuttosto che abbandonare le attività che diventano difficili da eseguirsi, è meglio cercare di modificarle. Per esempio, se si hanno problemi nella preparazione di un pasto, invece di desistere, ci si può concentrare solo su alcune fasi come mondare le verdure, preparare la tavola o servire i pasti.
Marigliano ha poi comunicato altri dati, sempre relativi all'analisi parziale condotta fino ad ora. Si è notato che il 22,9 per cento dei pazienti analizzati ha difficoltà di concentrazione. L'esperto evidenzia che sarebbe sicuramente vantaggioso stimolare la mente mantenendo attive parti del cervello ancora efficienti. Le attività mentali consigliabili sono le parole crociate, lo scarabeo, leggere, eseguire esercizi o giochi di aritmetica.
Vediamo alcuni dati relativi alle persone che hanno compilato il test: età media di circa 65 anni con una leggera prevalenza di donne (53 per cento). Il 72,8 per cento del campione è coniugato mentre il 12,7 per cento è vedovo. Il 9,4 per cento presenta dei disturbi del sonno tipici degli anziani. Un dato importante, almeno per quanto riguarda una valutazione sul successo della campagna, evidenzia che ben l'80,7 per cento del campione non ha casi di demenza senile in famiglia.
Il morbo scoperto nel 1907 dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, colpisce in Italia circa 270.000 persone, e la spesa sostenuta dalle famiglie per assistere ciascun malato ammonta a 53.982 euro all'anno, per un costo sociale totale pari a 14.596 milioni euro all'anno. L'informazione è il primo antidoto contro questa malattia ma da sola non è sufficiente. Una volta ultimata l'analisi dei dati, il Dipartimento di Geriatria de La Sapienza spedirà, al campione risultato lievemente o moderatamente a rischio, una lettera che, senza allarmismi, proporrà ai destinatari un secondo, più specifico mental-test, e l'avvio di una fase di prevenzione assistita. Al restante campione, quello che non risulterà a rischio, gli organizzatori della campagna proporranno di mantenere un contatto per informarlo sui progressi della ricerca sull'Alzheimer.
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