Benefici allattamento al seno per la salute della mamma
La lista dei benefici dell'allattamento materno si allunga, anche se nella prima fase allattare può provocare dolore al seno e ai capezzoli, non bisogna arrendersi perché ci sono notevoli vantaggi non solo per il bambino ma anche per la mamma. Le donne che allattano al seno presentano ad esempio un minor rischio di malattie collegate all'apparato cardiocircolatorio, quali ictus (infarto cerebrale) e infarto del miocardio, nel corso della loro vita (si tratta quindi di un beneficio che perdura nel tempo). Il dato è emerso nel corso di un'indagine, condotta da un gruppo di ricercatori della Chinese Academy of Medical Sciences di Pechino (Cina) e della University of Oxford (Regno Unito), i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Heart Association (Breastfeeding and the Risk of Maternal Cardiovascular Disease: A Prospective Study of 300 000 Chinese Women - Doi: 10.1161/JAHA.117.006081).
Sanne A. E. Peters, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l'Università di Oxford, spiega che per condurre l'indagine si è partiti da alcuni dati, raccolti nella China Kadoorie Biobank tra il 2004 e il 2008, di 289.573 donne cinesi con un'età media di 51 anni. Quasi l'intero campione era costituito da donne che avevano partorito e, al momento del reclutamento, non avevano problemi cardiovascolari. Durante il periodo di follow-up, durato mediamente otto anni, 23.938 volontarie avevano avuto un ictus e altre 16.671 erano andate incontro a problemi cardiaci.
Incrociando le varie informazioni raccolte si è scoperto che le donne che non erano riuscite ad allattare, perché non sono state sufficientemente supportate o perché non potevano farlo per altri motivi, presentavano un rischio maggiore del 9 per cento, rispetto alle donne che avevano allattato al seno i propri bambini, di sviluppare malattie cardiache, avevano inoltre un rischio maggiore dell'8 per cento di andare incontro ad ictus.
Si è inoltre osservato che maggiore era il periodo di allattamento, maggiori erano i benefici per la salute. Le mamme che erano riuscite ad allattare per un periodo di due o più anni, rispetto a quelle che non avevano mai allattato al seno, presentavano un rischio di malattie cardiovascolari inferiore del 18 per cento e un rischio di ictus minore del 17 per cento. Mediamente, per ogni ulteriore semestre di allattamento si è rilevata un'ulteriore riduzione del 3 per cento per quanto riguarda il rischio di ictus e del 4 per cento per le malattie cardiache.
Da cosa possono dipendere questi benefici dell'allattamento al seno per la salute materna? Secondo Sanne A. E. Peters, l'organismo delle le donne che allattano riesce a ripristinare più velocemente il normale metabolismo dopo la gravidanza. Durante le 40 settimane di gestazione ci sono diversi cambiamenti nel copro della donna, tra questi vi è ad esempio un importante alterazione del metabolismo che ha l'obiettivo di immagazzinare i grassi indispensabili per fornire l'energia necessaria per far crescere il bambino e, successivamente, allattarlo dopo il parto. Se dopo la nascita si inizia ad allattare, questa pratica non solo fornisce al piccolo tutti i nutrienti di cui ha bisogno ma permette di eliminare più velocemente, e in maniera più accurata, il grasso accumulato nei 9 mesi precedenti alla nascita.
Zhengming Chen, coordinatore dell'indagine, spiega che le donne che allattano al seno hanno inoltre una maggiore probabilità, rispetto a quelle che non riescono ad allattare, di seguire degli stili di vita più salutari utili a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Essendo però lo studio di tipo osservazionale, un tipo di studio che analizza i possibili effetti di vari fattori di rischio o protettivi osservando gli eventi che si verificano senza alcun intervento da parte dello sperimentatore, non fornisce dati certi per stabilire se esista un rapporto di causa-effetto tra l'allattamento e la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.
Anche se serviranno ulteriori ricerche per confermare i risultati dell'indagine, ancora una volta emerge un possibile effetto benefico di questa pratica. L'organizzazione mondiale della sanità raccomanda di allattare al seno i propri bambini almeno per i primi sei mesi di vita, questi nuovi risultati potrebbero essere un nuovo incentivo utile per incoraggiare la diffusione dell'allattamento, per migliorare non solo la salute del bambino ma anche quella della mamma.
Altri vantaggi dell'allattamento al seno per la donna
Lo studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association non è il primo ad evidenziare che allattare al seno fa bene anche alla mamma. Una ricerca (Breastfeeding as a protective factor of chronic pain after caesarean: Preliminary prospective cohort study, Berenjeno V et al, abstract), i cui dati sono stati presentati in occasione dell'Euroanaesthesia 2017 (il congresso annuale dell'ESA - European Society of Anaesthesiology), spiega che il recupero dopo un parto cesareo è più veloce se si allatta al seno.
Se si cercando degli svantaggi dell'allattamento al seno non se ne trova neanche uno, i benefici di un allattamento prolungato sono invece numerosi. Diverse donne hanno dei dolori dopo un parto cesareo, non di rado cercano quindi delle soluzioni per alleviarli. I risultati di un'indagine, condotta da un gruppo di ricercatori dell'Ospedale Universitario Nuestra Señora de Valme a Siviglia, potrebbero fornire un motivo in più per non arrendersi alle prime difficoltà che si possono trovare quando si inizia ad allattare al seno.
Carmen Alicia Vargas Berenjeno, coordinatrice dello studio, spiega che le conclusioni dello studio sono frutto di un'indagine che ha coinvolto 185 donne che, tra il 2015 e i 2016, hanno affrontato un parto cesareo presso l'Hospital Nuestra Señora De Valme. Dopo aver raccolto diverse informazioni su come sono stati nutriti i rispettivi neonati, alle neo-mamme è stato chiesto di quantificare il dolore cronico nella zona dell'operazione chirurgica in tre diverse visite di controllo, una effettuata dopo 24 ore, una dopo 72 ore ed infine dopo 4 mesi.
Dai dati è emerso che ben l'87 per cento delle donne coinvolte nell'indagine aveva deciso di allattare i propri figli al seno, di queste, circa il 58 per cento erano riuscite ad allattare per due mesi o più. Incrociando le varie informazioni si è poi scoperto che ben il 23 per cento delle mamme che avevano allattato per meno di due mesi continuavano ad avere un dolore cronico addominale anche a distanza di quattro mesi dal parto. Osservando il gruppo di neo-mamme che avevano allattato per più di due mesi, la percentuale di quelle che provavano ancora dolore scendeva però all'8 per cento. L'allattamento funziona quindi da antidolorifico e migliora il recupero dopo un parto cesareo.
Probabilmente serviranno ulteriore ricerche per comprendere i possibili meccanismi, allattare al seno non ha comunque controindicazioni e protegge dal dolore del cesareo tre volte di più rispetto a chi interrompe questa pratica prima dei due mesi.
Anche in campo oncologico si possono avere benefici da un allattamento prolungato, le donne che allattano al seno sono infatti più protette nei confronti del tumore alla mammella. Per avere dei vantaggi significativi bisogna però allattare per lunghi periodi. In base ai risultati di alcune ricerche, il rischio di tumore al seno si abbassa del 4 per cento per ogni anno di allattamento. Le motivazioni potrebbero essere diverse, da una parte c'è lo stile di vita più attento (generalmente una mamma che allatta non fuma, non beve alcolici e segue una dieta più sana), dall'altra ci potrebbe essere una componente ormonale. Un periodo di allattamento prolungato ritarda la ricomparsa del ciclo mestruale, di conseguenza c'è una minore esposizione a fluttuazioni degli ormoni sessuali. Secondo altri studi il minor rischio potrebbe essere collegato anche alla ridotta capacità delle cellule del seno di comportarsi in maniera anomala, è ormai noto che tra le cause dei tumori ci sono anche degli errori nella replicazione del DNA, la necessità di produrre il latte potrebbe favorire il completo sviluppo delle cellule riducendo il rischio che si formino cellule neoplastiche (delle cellule tumorali che sfuggono ai meccanismi di controllo della proliferazione e seguono un loro programma autonomo di riproduzione).
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