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Carboidrati, indice glicemico e dipendenza dal cibo

Carboidrati e indice glicemico

Non tutti i carboidrati sono uguali, quelli più raffinati, presenti in particolar modo nei prodotti industriali, aumentano la dipendenza da cibo spingendoci a mangiare di più. Un gruppo di ricercatori dell'Obesity Prevention Center, presso il Boston Children's Hospital, ha studiato come particolari carboidrati agiscono sui centri del piacere del cervello in maniera analoga a come fanno le droghe. Ci sono alcuni alimenti che più di altri stimolano la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che ha un ruolo fondamentale nel regolare il piacere. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull'American Journal of Clinical Nutrition (Effects of dietary glycemic index on brain regions related to reward and craving in men - doi: 10 3945 / ajcn 113 064113 - Giugno 2013).

Per condurre lo studio sono stati reclutati 12 volontari di sesso maschile, con un'età compresa tra i 18 e i 25 anni, con un indice di massa corporea che li collocava tra l'obesità e il sovrappeso. Tutti i partecipanti dovevano assumere, in tempi diversi, due frullati che solo in apparenza risultavano uguali (stesso sapore, stesso colore e stessa densità): uno conteneva carboidrati ad alto indice glicemico mentre l'altro a basso indice glicemico. L'indice glicemico (IG) indica la velocità con la quale aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di un dato alimento.

David S Ludwig, uno dei coordinatori dello studio, spiega che quattro ore dopo l'assunzione dei frullati i partecipanti sono stati sottoposti a una scansione con la risonanza magnetica funzionale per immagini (nota anche come fMRI). Grazie a questo esame i ricercatori hanno fotografato l'attività cerebrale concentrandosi in particolar modo in quelle aree preposte al piacere. Sono stati inoltre misurati i livelli di zucchero nel sangue (glicemia) e lo stimolo alla fame.

Dall'analisi dei dati raccolti si è scoperto che la concentrazione di glucosio nel sangue aumentava rapidamente dopo l'assunzione del frullato ad alto indice glicemico per poi arrestarsi bruscamente quattro ore dopo. In questa fase, caratterizzata dal calo improvviso della glicemia, non solo i volontari provavano una fame eccessiva ma, attraverso l'analisi dell'attività cerebrale, si rilevava un'attivazione delle aree coinvolte nella dipendenza. L'assunzione del frullato a basso indice glicemico portava invece a un aumento graduale della concentrazione di glucosio nel sangue, gradualità rilevata anche nella fase di diminuzione della concentrazione.

Questi risultati evidenziano che a parità di calorie l'indice glicemico fa la differenza fra un alimento e l'altro. La dipendenza dal cibo, che può portare a mangiare troppo, dipende quindi anche dall'indice glicemico. Secondo gli studiosi le persone che vogliono perdere qualche chilo dovrebbero limitare i carboidrati ad alto indice glicemico (pane bianco di grano tenero, patate, riso, ecc.), in questo modo potrebbero ridurre l'appetito riducendo di conseguenza le calorie assunte giornalmente.


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