Alzheimer, dal curry una possibile cura
Il curry, una miscela di aromi e spezie molto usato come condimento in india e in generale in tutti i paesi tropicali, potrebbe racchiudere in se un principio attivo utile nella prevenzione del morbo di Alzheimer. Un gruppo di ricercatori coordinati da John Cashman, direttore dell'Istituto di Ricerca Bio Molecolare Umana (HBRI) di San Diego (USA), hanno confermato quanto si era già scoperto in altri studi. Nella curcuma, una delle spezie essenziali del curry, è presente una molecola (bisdemetossicurcumina) che possiede delle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie in grado di attivare il sistema immunitario contro le placche che devastano il cervello dei malati di Alzheimer. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Luglio 2007).
Il morbo di Alzheimer, attualmente la forma di demenza senile più diffusa, è una malattia neurodegenerativa che distrugge progressivamente la memoria della persona e la capacità di ragionare e comunicare. Nell'Alzheimer, i neuroni vengono distrutti a causa della formazione di depositi neurotossici di un peptide chiamato beta-amiloide.
I ricercatori, esaminando alcuni campioni di sangue di pazienti colpiti dall'Alzheimer, hanno scoperto che la molecola che conferisce al curry il suo inconfondibile sapore, la bisdemetossicurcumina, stimola l'attivazione dei macrofagi, cellule immunitarie che svolgono un ruolo importante nel complesso meccanismo delle risposte immunitarie, che eliminano la proteina beta-amiloide.
Come accennato precedentemente, questa non è la prima volta che la curcuma viene considerata una sostanza utile per la cura dell'Alzheimer. All'inizio del 2007 sulle pagine dell'American Journal of Epidemiology è stata pubblicata una ricerca condotta presso l'Università di Singapore dal Dottor Tze-Pin Ng. I ricercatori analizzarono la relazione tra il consumo di curry e le funzioni cognitive delle persone.
Durante lo studio coordinato da Tze-Pin Ng sono stati messi a confronto tre diversi gruppi di volontari, con un età compresa tra i 60 e i 93 anni, divisi per il quantitativo di curry che consumavano. Nel primo gruppo c'erano coloro che avevano mangiato curry alcune volte nei sei mesi precedenti (i consumatori occasionali), nel secondo i volontari che lo consumavano spesso, da una volta al mese a tutti i giorni, infine, nel terzo gruppo erano incluse quelle persone che mangiavano curry raramente o che non ne avevano mai mangiato. Dopo aver analizzato i risultati, emerse che i consumatori di curry occasionali o abituali avevano ottenuto un punteggio migliore nel test.
I risultati dello studio di Singapore sono molto significativi in quanto dimostravano che chi non aveva mai mangiato piatti a base di curry presentava un punteggio più basso di chi mangiava curry almeno occasionalmente. Inoltre, osservando i dati dell'incidenza dell'Alzheimer fra la popolazione anziana indiana, dove il curry è comunemente usato nella cucina, si nota che la malattia è di quattro volte inferiore rispetto ai valori registrati nella popolazione occidentale.
In Italia il curry non è ancora molto usato nonostante ci siano numerosi studi che ne evidenziano i benefici non solo in malattie come l'Alzheimer ma anche contro i tumori. Alcuni studi hanno dimostrato che la curcuma ha il potere di rallentare la crescita del tumore della prostata, un effetto benefico che viene accentuato se alla sostanza si associano il fenetil isotiocianato, presenti in verdure come in cavoli, broccoli e cavolini di Bruxelles. L'azione terapeutica della curcuma si aggiunge così a quella protettiva, già ipotizzata perché in India il tumore della prostata è molto meno frequente che in occidente.
I ricercatori della Rutgers University (Usa), autori dello studio relativo ai tumori, suggeriscono che curcuma e fenetil isotiocianato siano utilizzati come adiuvanti nelle terapie del tumore della prostata. La curcuma viene già sperimentata in associazione con la chemioterapia, per esempio, per il cancro del colon. Fabio Firenzuoli, direttore dell'Unità operativa di medicina naturale dell'Ospedale San Giuseppe di Empoli, precisa però che se usata come farmaco, la curcuma, va comunque presa sotto controllo medico in quanto dosi eccessive potrebbero causare disturbi allo stomaco ed emorragie interne. Per quanto riguarda questo settore, esistono numerosi studi che sostengono che la curcuma è utile nella prevenzione dei tumori come: cancro del colon, melanoma e tumore della mammella.
Anche alcuni ricercatori Italiani hanno compiuto degli studi sulle sostanze che stanno alla base del curry. Gli esperti hanno esaminato i meccanismi biologici alla base delle note proprietà antinvecchiamento del curcumino, il potente polifenolo estratto dal tumerico, usato da millenni come spezia e rimedio tradizionale in India.
Lo studio, condotto dal dottor Giovanni Scapagnini, dell'Istituto di Scienze Neurologiche del CNR di Catania, in collaborazione con il Rockefeller Neuroscience Institute di Washington (DC), è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Antioxidant Redox Signalling (Aprile 2006).
Il professor Vittorio Calabrese, titolare della cattedra di Biochimica clinica e Biologia molecolare alla facoltà di Medicina dell'università di Catania, nonché visiting professor di Neurobiologia all'università del Kentucky e all'University College di Londra, spiega che esiste tutta una classe di composti, di cui il curcumino è un esempio autorevole, capaci di indurre i geni (vitageni) che coordinano e regolano la resistenza cellulare allo stress metabolico, considerato tra le cause primarie del danno ossidativo che si osserva in caso di danno neurologico, per esempio nella malattia di Alzheimer. Come si è dimostrato in vivo e in vitro tali sostanze sembrerebbero capaci di riportare l'omeostasi cellulare alla posizione più vicina a quella normale, quella cioè più in grado di contrastare l'aggressione subita.
Nell'ambito dello studio italiano, i ricercatori hanno individuato nel curcumino, il pigmento giallo contenuto del curry indiano, un potente rimedio contro la morte neuronale e l'invecchiamento cerebrale. Gli esperti spiegano che a livello scientifico sono note da anni le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, e recentemente il curcumino ha ricevuto una notevole attenzione da parte della ricerca scientifica oncologica per le sue spiccate attività antineoplastiche. I ricercatori italiani hanno voluto sperimentare se la sua efficacia antiossidante fosse veramente valida anche nella prevenzione delle malattie neurodegenerative, in particolare dell'Alzheimer.
Le potenzialità di questa sostanza erano state preannunciate già da numerosi studi come quello pubblicato nel 2001 sul Journal of Neurological Science, con ricercatori dai nomi orientali, o quello della fine del 2004 pubblicato dal Journal of Biological Chemistry con le sperimentazioni in vitro e in vivo per dimostrare sui topolini la capacità del curcumino di oltrepassare la barriera ematoencefalica e le placche neurodegenerative. Tutti studi che nel loro insieme fanno oggi sperare in una possibile prossima sperimentazione clinica utile per aiutare i malati di Alzheimer e contemporaneamente far vivere tutti meglio e più a lungo.
Cosa è la curcuma?
La curcuma è una pianta erbacea annuale della famiglia Zinziberacee. Usata già dalle antiche civiltà che si stanziarono nella valle dell'Indo è originaria dell'Asia tropicale e dell'Australia. E' abitualmente coltivata in India, Cina e Madagascar.
Dalle radici opportunamente lavorate della curcuma si ricava una polvere dal colore giallo arancio molto intenso, di gusto simile allo zenzero, che fa parte delle spezie che compongono il curry.
Intensamente profumata, si scioglie con facilità nei grassi e viene utilizzata nella preparazione di molteplici piatti esotici, si sposa mirabilmente anche a patate, uova e molti piatti a base di riso. Dal punto di vista medico la curcuma svolge un'importante azione battericida, ipocolesterolemizzante e disintossicante; un uso regolare di questa spezia depura il sangue e tonifica il fegato.
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