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Gengive ritirate: rimedi e cause - La recessione gengivale costituisce un problema non solo dal punto di vista estetico, ma anche della salute della bocca

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Gengive ritirate: rimedi e cause

Recessione gengivale

La recessione gengivale costituisce un problema non solo dal punto di vista estetico, ma anche della salute della bocca. Spesso ci si chiede se le gengive ritirate ricrescono, ma prima di rispondere a questa domanda, cerchiamo di capire cosa c'è dietro questa patologia a carico dei tessuti parodontali e che danni può causare. Possiamo accorgerci del problema provando a passare la lingua sui denti, se percepiamo una specie di scalino tra il dente e la gengiva, vuol dire che il colletto dentale è scoperto. La conferma si può avere guardandosi attentamente allo specchio, se uno o più colletti dentali sono rimasti scoperti, i denti appaiono "allungati", vuol dire che le gengive si sono ritirate.

Come altre malattie, anche la recessione gengivale si manifesta inizialmente con piccoli segnali che spesso vengono trascurati. Conoscere i sintomi può quindi essere molto utile per evitare la degenerazione e, di conseguenza, si potrebbe evitare un intervento più invasivo perché i rimedi naturali per le gengive ritirate potrebbero essere sufficienti.

La recessione gengivale è un problema abbastanza comune, sopratutto nelle persone con più di 40anni e in quelle con gengive sottili. Può interessare tutti i denti ma vi è un'incidenza maggiore in quelli situati dove dell'arcata dentaria ha una maggiore curvatura (canini e i premolari). Lo spostamento del margine della gengiva, dalla sua posizione originale verso la radice del dente, può essere conseguente a un disturbo cronico o a cattive abitudini d'igiene orale (a tal proposito può essere utile la lettura dell'articolo Come lavare i denti: gli errori da evitare).

Quando la patologia viene trascurata, e giunge a un grado di severità elevato, può rimanere scoperta anche la radice con un conseguente aumento della sensibilità (fastidio quando si mangiano o bevono alimenti caldi o freddi) e del rischio di carie. L'aspetto estetico è quindi solo una conseguenza marginale della recessione gengivale, oltre ai denti sensibili e alla carie, c'è una maggiore probabilità di infiammazioni locali e malattie parodontali, inoltre, a causa dei problemi strutturali al tessuto, può essere a rischio anche la permanenza del dente (si può quindi verificare la perdita dei denti).

In campo medico esistono diverse classificazioni cliniche delle recessioni gengivali, quella più utilizzata è però la classificazione di Miller [A classification of marginal tissue recession. Int J Periodontics Restorative Dent 1985;5(2):8-13]. Anche a distanza di decenni, da quando è stata delineata, questa classificazione è ancora valida e, oltre alla valenza anatomica, offre un parametro prognostico. Solo se il paziente si trova in prima e seconda classe si può auspicare che un trattamento possa portare a una ricopertura completa, lo stesso risultato non si può invece sperare nei casi in cui ci si trovi nella terza o quarta classe. In alcuni casi, sopratutto nell'ambito della chirurgia mucogengivale dove sono state introdotte delle tecniche innovative, questa classificazione potrebbe risultare molto semplicistica, ciò nonostante ha ancora una sua utilità in fase di studio.

  • Classe 1: la recessione gengivale non si estende oltre la giunzione mucogengivale (la zona lineare irregolare che denota la separazione o il passaggio tra la gengiva e la mucosa alveolare). La patologia è ancora in una fase iniziale e non si nota alcuna perdita di tessuto parodontale nella zona interdentale. Non interessa i tessuti duri e molli a livello interprossimale e tramite un intervento si può ottenere una copertura della radice al 100 per cento.

  • Classe 2: le gengive si sono ritirate fino a raggiungere, o addirittura superare, la linea mucogengivale ma, nella zona interdentale, non si osserva ancora nessuna perdita di tessuto parodontale (papille e picchi ossei non sono stati ancora intaccati). Anche in questo caso un trattamento può garantire una copertura della radice al 100 per cento.

  • Classe 3: la recessione gengivale si estende oltre la linea mucogengivale e si rileva una perdita di osso interprossimale (almeno una delle due papille si è abbassata, ma in misura minore rispetto alla recessione). In questo stadio della patologia c'è una perdita di tessuto parodontale nella regione interdentale o malposizionamento dei denti. La perdita di tessuti molli, o di osso interdentale, è coronale alla recessione dei tessuti marginali e apicale alla linea amelocementaria. Un intervento può offrire, nella maggior parte dei casi, solo una copertura parziale della radice.

  • Classe 4: si osserva una recessione apicale alla linea mucogengivale, c'è inoltre una consistente perdita di tessuto parodontale nella regione interdentale e in alcuni casi un grave posizione dei denti. La perdita di tessuto osso interdentale è apicale rispetto alla recessione stessa. Almeno una delle due papille ha avuto una perdita di attacco uguale o maggiore rispetto alla recessione vestibolare. In questo stadio della patologia, non è possibile prevedere la copertura della radice.

Anatomia gengivale

Cause

In alcuni casi le gengive abbassate possono essere un sintomo dell'infiammazione del parodonto (Malattia Parodontale). Questa patologia, nota anche come piorrea, si manifesta solitamente in quelle persone che non dedicano abbastanza attenzione all'igiene orale quotidiana. Nel lungo periodo, a furia di non spazzolare adeguatamente i denti 2/3 volte al giorno, aumenta la concentrazione di residui di cibo nel cavo orale. Una condizione che favorisce la proliferazione dei batteri responsabili della formazione del tartaro e della placca. Tartaro e placca, a loro volta, favoriscono l'insorgenza di patologie infiammatorie a carico del parodonto (l'insieme dei tessuti che circondano il dente e che lo tengono attaccato al tessuto osseo). Quando la placca non viene rimossa mediante il processo di spazzolamento dei denti, a lungo andare si compatta in prossimità del margine gengivale dando origine al tartaro (un deposito dovuto alla placca batterica che può essere rimosso solo mediante una strumentazione professionale).

Le malattie parodontali sono tra le principali cause indirette della recessione gengivale. Come accennato in precedenza, dietro al problema ci possono però essere anche altre motivazioni. Lavare i denti in maniera troppo energica, con la tecnica sbagliata o con uno spazzolino a setole dure può, sopratutto se si hanno le gengive sottili, incrementare il rischio che le gengive si ritirino. Quando si sceglie uno spazzolino (la disponibilità sugli scaffali dei supermercati è molto elevata) a volte si pensa che quello duro sia più indicato per la pulizia di denti ma uno spazzolino medio, o anche morbido se usato nel modo giusto, è sufficiente per rimuovere senza difficoltà la placca batterica.

Carenza di igiene orale e tecnica di spazzolamento errata sono probabilmente le principali cause del problema, ma non le uniche. Anche una malocclusione dentale, un cattivo contatto fra i denti superiori e quelli inferiori, potrebbe nel lungo periodo favorire il fenomeno. Serrare i denti in maniera energica, per esempio quando si mangia, o digrignarli in maniera involontaria (bruxismo), fenomeno che può essere accentuato in presenza di periodi di tensione o di stress, può favorire la comparsa di recessione gengivale. Ci sono inoltre altre cause fisiologiche quali ad esempio radici dei denti molto sporgenti o denti ruotati.

Altre cause possono essere di origine genetica, ci sono degli individui più predisposti perché presentano gengive più sottili rispetto alla media e, di conseguenza, sono più soggette alla retrazione. Anche i cambiamenti ormonali che si susseguono nella vita della donna (pubertà, gravidanza e menopausa), possono influire sulla sensibilità delle gengive e renderle più vulnerabili alla recessione gengivale. Altre possibili cause collegate direttamente alla bocca sono: denti storti, morso disallineato e protesi inadatte. Un ulteriore fattore genetico può essere l'ipersensibilità al laurilsolfato di sodio, un ingrediente presente in alcuni dentifrici commerciali.

Tra le altre cause comportamentali ci sono i disturbi alimentari, come ad esempio la bulimia, che nel lungo periodo possono favorire la regressione gengivale, il tabacco sia fumato che masticato (i tabagisti corrono un rischio maggiore a causa della vasocostrizione che la nicotina provoca sui vasi sanguigni delle gengive che ricoprono le radici dei denti, nei fumatori vi è inoltre una maggiore formazione di placca sui denti) e i piercing al labbro o alla lingua (lo sfregamento della parte metallica sulle gengive può consumare parte dell'epitelio favorendo la patologia gengivale).

Sintomi

Quando una malattia ha un decorso lento non è facile accorgersi dei sintomi negli stadi iniziali. Come accennato, la recessione gengivale è il risultato di comportamenti scorretti ripetuti nel tempo o disturbi ad andamento cronico. Proprio per questo motivo, anche se le gengive hanno iniziato a ritirarsi già da tempo, ci si rende conto del problema dopo il superamento dei 40anni.

Gengive ritirate

Uno dei primi sintomi è una maggiore sensibilità dentale conseguente al fatto che la superficie radicolare è più esposta all'aria, in una condizione normale il colletto dentale è protetto dalla gengiva e di conseguenza le temperature estreme sono meno fastidiose. A causa dei denti più sensibili, non solo al caldo e al freddo ma anche allo spazzolamento, si tende a essere più approssimativi nell'igiene orale e, di conseguenza, aumenta l'accumulo di placca, la formazione di tartaro aumenta il rischio di infiammazione gengivale. Con il passare del tempo, si possono quindi riscontrare gengive gonfie e sanguinati (un chiaro segnale di un processo infiammatorio in atto noto come gengivite) e, spesso, c'è un problema di alitosi.

A livello estetico, quando la gengiva si ritira, il dente appare allungato. In realtà il dente non è più lungo ma si vede, oltre alla corona, una parte della radice che normalmente è coperta. Gli spazi tra i denti sembrano maggiori e il colore dello smalto, che normalmente dovrebbe essere sul bianco, vira verso tonalità gialle. Quando la patologia è in uno stadio molto avanzato, ci può essere anche lo spostamento e la caduta dei denti.

Considerando l'entità di questi sintomi, si capisce perché è importante porre rimedio al problema quando ancora si è in tempo per invertire il processo di recessione gengivale. Se si interviene tempestivamente, si può avere una completa ricrescita della gengiva, superato un certo limite nessun trattamento medico potrà garantire una copertura della radice al 100 per cento.

Trattamento della recessione gengivale

Recessione gengivale intervento

Se la recessione gengivale non è in uno stadio avanzato, non ci sono problemi estetici marcati e la sensibilità dentale è nella norma, possono essere sufficienti dei rimedi naturali per le gengive ritirate. In questa fase, se non si vuole correre il rischio che il problema peggiori, è comunque importante prestare particolare attenzione all'igiene orale domiciliare e potrebbe essere il caso di incrementare le sedute annuali di igiene professionale, in tali occasioni il medico potrebbe anche misurare e scattare delle foto alle gengive in modo da monitorare nel tempo la ricrescita gengivale.

Se i "rimedi della nonna" non sono sufficienti ad arginare il problema, e ci si trova comunque in uno stadio della patologia non evoluto, il dentista può eseguire una pulizia dentale profonda della zona interessata. Grazie a questa tecnica, nota come levigatura radicolare, si procede alla rimozione della placca e del tartaro che si sono accumulati sotto al bordo gengivale sulla superficie radicolare. In questo modo è più difficile la proliferazione batterica e la gengiva può ricrescere. È bene però precisare che si parla di casi dove la recessione gengivale è inferiore ai 3-4 mm. Eliminando eventuali fattori di stress, come potrebbe essere il fumo, e stando attenti all'igiene orale, se l'ambiente della bocca è sano si può favorire la ricrescita con determinate sostanze. Questo è possibile perché la gengiva è formata da tessuto connettivale ed epiteliale con un certo potenziale di ricrescita.

Nei casi in cui i problemi estetici sono importanti, l'ipersensibilità dentale al caldo e al freddo non è trascurabile e ci sono dei problemi di ortodonzia (per esempio lo spostamento in avanti di alcuni denti), bisognerà intervenire chirurgicamente. Solo in questo modo si potrà offrire una nuova copertura alla radice dentale e si potrà fornire un'adeguata protezione per i denti sensibili. Tali interventi non andrebbero rimandati perché, come spiegato in precedenza, la progressione della patologia potrebbe causare la perdita di elementi dentari.

Una tecnica chirurgica, che da buoni risultati in caso di gengive ritirate, è l'autotrapianto di gengiva (trapianto di tessuto gengivale). Grazie a questo intervento medico si può coprire la radice scoperta rendendo al tempo stesso più spesso il tessuto gengivale. In casi più particolari e seri, se l'osso lo permette, si può ricorrere a un impianto dentale. L'impianto dentale, in alcuni casi l'unica soluzione, permette di risolvere alla radice sia il problema estetico che quello di masticazione.


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