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Terapia diabete: pillola in alternativa alle siringhe da insulina

Pillola in alternativa alle siringhe da insulina

Nella terapia del diabete i microinfusori hanno migliorato notevolmente la qualità della vita di molte persone, fra non molto ci potrebbero però essere anche delle pillole in alternativa alle siringhe da insulina. Sebbene con il tempo il rituale della puntura per un diabetico diventa quasi una cosa normale, questo tipo di terapia è comunque fastidiosa, un'alternativa alle iniezioni, sopratutto per i bambini, è quindi un importante rivoluzione. Già da tempo numerosi ricercatori stanno sperimentando delle alternative, esse non sempre si sono però rilevate efficienti (basti pensare al flop dell'insulina spray che potrebbe però essere utile nell'Alzheimer), una nuova speranza arriva però dai laboratori della Niagara University. In occasione della conferenza annuale dell'American Chemical Society (252nd National Meeting and Exposition) sono stati presentati i dati della sperimentazione di una particolare capsula, ricoperta da un film protettivo che la rende immune agli acidi dello stomaco, in grado di rilasciare gradualmente il quantitativo di insulina necessario per tenere sotto controllo il diabete.

Mary McCourt, coordinatrice dello studio, evidenzia che una delle difficoltà maggiori che si riscontrano nella somministrazione dell'insulina per via orale riguardano il passaggio attraverso lo stomaco. Si tratta di un ambiente acido che non lascia scampo all'involucro delle più comuni capsule e di conseguenza degrada anche l'ormone prima che esso riesca a giungere l'intestino e, di conseguenza, il flusso sanguigno.

Se in determinati casi grazie a un liposoma, una piccolissima bolla vescicolare costituita da una membrana cellulare, si riesce a trasportare nell'organismo i farmaci necessari per trattare diverse malattie, con l'insulina vi erano degli ostacoli che rendevano questa procedura inefficace. Dopo diversi tentativi i ricercatori della Niagara University sono però riusciti ad aggirare il problema "avvolgendo" l'ormone dell'insulina in un composto molecolare battezzato Cholestosome.

Questa nuova pillola per la cura del diabete sembra quindi superare gli ostacoli che fino ad oggi impedivano una terapia per via orale. L'insulina, protette dal Cholestosome, riesce a passare indenne lo stomaco e giunge quindi nell'intestino, una volta in quest'area l'organismo riconosce tali sostanze come assorbibili e con esse assorbe anche l'insulina contenuta al loro interno, in questo modo si riesce a tenere sotto controllo la glicemia senza dover ricorrere alle punture.

Alcune sperimentazioni condotte su dei topolini hanno dato dei risultati molto incoraggianti, la somministrazione dell'insulina mediante Cholestosome ha fornito un buon livello di biodisponibilità nel flusso ematico, questo vuol dire che una buona parte dell'insulina riesce a raggiungere il flusso sanguigno. Attualmente si sta cercando di migliorare ulteriormente la formulazione della pillola per il diabete, il prossimo passo sarà ovviamente la sperimentazione sull'uomo.


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