Sintomi autismo (occhi): test dello sguardo
La diagnosi precoce dell'autismo è molto importante perché si può intervenire su alcuni processi di sviluppo per migliorare la qualità della vita del bambino. Attualmente non è facile identificare i sintomi dell'autismo quando il bambino è ancora piccolo e, nella maggior parte dei casi, la prima diagnosi arriva attorno ai 4 anni. Una ricerca italiana apre la strada a un nuovo metodo diagnostico che potrebbe aiutare a identificare la patologia già nei neonati di pochi giorni. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Scientific Reports (Difference in Visual Social Predispositions Between Newborns at Low-and High-risk for Autism - doi: 10.1038/srep26395).
Secondo quanto scoperto in uno studio coordinato da Giorgio Vallortigara, direttore del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello (Cimec) dell'università di Trento, l'autismo infantile potrebbe essere identificato, prima che esordisca con i sintomi tipici, mediante un'analisi degli occhi del neonato a pochi giorni dalla nascita. Questa possibilità è molto importante perché diverse indagini hanno dimostrato che un intervento precoce sul bambino migliora considerevolmente le capacità cognitive, emotive e sociali. Quando i bambini autistici sono seguiti adeguatamente dagli specialisti presentano un incremento del ritmo dello sviluppo con una considerevole crescita del quoziente intellettivo (QI), un miglioramento dei comportamenti, una migliore progressione del linguaggio e una diminuzione dei sintomi del disturbo autistico. Ovviamente prima si interviene maggiori saranno questi risultati; attualmente, purtroppo, la prima diagnosi arriva intorno ai 4 anni e sono pochi gli esperti in tutto il mondo in grado di riconoscere i sintomi dell'autismo già verso il compimento del primo anno di età. Alla luce di queste informazioni si può intuire l'importanza che può avere una diagnosi già nei primi giorni di vita.
Per condurre l'indagine i ricercatori italiani hanno messo a confronto le reazioni a determinati stimoli sociali, come ad esempio il movimento di una mano o la vista di un viso, di 13 neonati con pochi giorni di vita (dai 6 ai 10 giorni) ad alto rischio di autismo (tutti avevano dei fratelli maggiori autistici). Sono poi statti selezionati 16 bambini a basso rischio per confrontare i dati raccolti.
Dall'analisi è emerso che i bambini che avevano un maggior rischio di autismo erano meno attratti dagli stimoli sociali e perdevano subito l'attenzione verso di essi; al contrario, i bambini a basso rischio, presentavano un maggiore interesse verso gli stimoli sociali e fissavano a lungo tali stimoli visivi mentre presentavano un basso interesse verso gli oggetti inanimati. Già dai primi giorni di vita i bambini con un alto rischio di autismo sembrano quindi disinteressarsi agli stimoli sociali.
Ora i ricercatori continueranno a monitorare i bambini almeno fino al compimento del secondo anno di vita, in questo modo si potranno intercettare eventuali segni riconducibili all'autismo per avere ulteriori conferme sulla validità del metodo diagnostico al quale si sta lavorando. Se i dati saranno confermati, l'autismo potrà essere diagnosticato grazie a un test dello sguardo già nei primi giorni di vita, un'eventualità che, grazie a dei trattamenti specifici, potrebbe migliorare notevolmente la qualità della vita dei bambini.
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