Parkinson, diagnosi dalla saliva prima dei sintomi
Attraverso a un esame della saliva, una diagnosi semplice e per nulla invasiva, si potrà scoprire il Parkinson prima della comparsa dei sintomi e, successivamente, si potrà monitorare l'andamento della malattia neurodegenerativa. Questo nuovo esame diagnostico potrebbe diventare realtà grazie alla scoperta di un gruppo di ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma coordinati da Alfredo Berardelli. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLOSone (Abnormal Salivary Total and Oligomeric Alpha-Synuclein in Parkinson's Disease - Doi: 10.1371/journal.pone.0151156).
Alfredo Berardelli, che oltre ad aver coordinato lo studio è presidente dell'Accademia Italiana per la malattia di Parkinson, spiega che nel corso della ricerca si è scoperto che una valutazione combinata di alfa-sinucleina totale e di alfa-sinucleina oligomerica, due proteine presenti nella saliva, si può riconoscere la malattia quando ancora non ci sono dei sintomi evidenti. L'esame della saliva può essere inoltre molto importante anche nella fase successiva alla diagnosi, esso permette infatti di valutare l'andamento della malattia neurodegenerativa contribuendo a individuare la terapia ottimale per ogni singolo paziente.
Gli autori dello studio spiegano che nelle persone colpite dal morbo di Parkinson vi è un calo notevole dell'alfa-sinucleina, una proteina presente in diversi organi e abbondante nel sistema nervoso. In una condizione normale l'alfa-sinucleina contribuisce al rilascio dei neurotrasmettitori fra le terminazioni nervose e favorisce, grazie alla dopamina, lo scambio di informazioni tra i neuroni . Questo processo, molto utile fra le varie cose per il controllo dei movimenti, è alterato nei pazienti colpiti da Parkinson. Sebbene l'andamento della proteina era già monitorabile, la nuova scoperta rappresenta un grosso passo avanti. La concentrazione di alfa-sinucleina si può valutare attraverso un esame del liquido cefalorachidiano, la diagnosi prevede però una puntura lombare, un esame molto invasivo, doloroso e poco ripetibili.
In uno studio condotto da un gruppo di ricercatori giapponesi si era valutata la possibilità di effettuare l'indagine attraverso un esame del sangue, si era infatti scoperto che nel plasma delle persone affette da Parkinson la forma fosforilata dell'alfa-sinucleina risultava costantemente aumentata. La notizia fu accolta con grande interesse in quanto un prelievo sanguigno era molto meno invasivo della puntura lombare. Purtroppo, test successivi rilevarono che i valori dell'esame variavano considerevolmente da individuo a individuo e non poteva essere quindi utilizzato come marker attendibile.
Sebbene saranno necessari ulteriori test, il nuovo metodo diagnostico presenta notevoli potenzialità e rappresenta un considerevole passo avanti rispetto alle complesse misurazioni di scarsa maneggevolezza effettuate finora nel liquor tramite puntura lombare. Le indagini hanno dimostrato che rispetto a soggetti sani di pari età, nelle persone con morbo di Parkinson vi è una riduzione dell'alfa-sinucleina, un fattore rilevabile direttamente nella saliva, tale parametro è stato inoltre associato proporzionalmente alla gravità del quadro motorio (vi è quindi una relazione diretta tra i livelli dell'alfa-sinucleina e deficit motorio).
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