Cura Alzheimer, uno spray intranasale per combattere la malattia
L'utilizzo dell'insulina per la cura del morbo di Alzheimer non è una novità, la modalità di somministrazione pone però dei limiti che potrebbero essere superati grazie ad uno spray intranasale messo a punto da un gruppo di ricercatori italiani del Cnr. Le persone colpite da Alzheimer sviluppano una resistenza all'insulina cerebrale, è proprio per questa condizione che spesso la malattia viene considerata un Diabete di tipo 3. La resistenza all'insulina cerebrale è inoltre considerato un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia. Nei primi anni del 2000 alcuni scienziati ipotizzavano già la somministrazione dell'insulina per via nasale come approccio terapeutico al diabete in alternativa alle iniezioni, per quanto riguarda la sua possibile applicazione per altri disturbi (come per esempio l'Alzheimer) la comunità medica nutriva però delle perplessità per il timore che l'insulina potesse entrare in circolo. Grazie allo studio italiano si è trovato il modo di realizzare delle nanoparticelle polimeriche (nanogels) in grado di trasportare l'insulina direttamente al cervello, prevenendo così possibili effetti collaterali legati alle terapie ordinarie. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati su Biomaterials (Ionizing radiation-engineered nanogels as insulin nanocarriers for the development of a new strategy for the treatment of Alzheimer's disease - doi: 10 1016 / j biomaterials 2015 11 057).
Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie a una collaborazione, dell'Ibf-Cnr e l'Università di Palermo, coordinata dall'Ibim-Cnr. Gli autori dello studio spiegano che l'insulina, veicolata tramite le nanoparticelle polimeriche iniettate mediante uno spray intranasale, inibisce la neurodegenerazione e può migliora le facoltà cognitive in soggetti con l'Alzheimer.
Marta Di Carlo, coordinatrice dello studio e ricercatrice presso l'Ibim-Cnr, spiega che la consueta somministrazione periferica di insulina, utilizzata nella terapia diabetica, è rischiosa in quanto potrebbe far insorgere e/o aumentare l'ipoglicemia e la resistenza all'insulina. Si è quindi cercata una strada alternativa che ha portato alla creazione di nanogels (NG-In) capaci di incorporare, proteggere e veicolare l'insulina direttamente al cervello. La somministrazione, che avviene mediante uno spray intranasale, permette di superare la barriera emato encefalica (Bee) e raggiunge, tramite la mucosa olfattoria, il cervello; il tutto bypassando la periferia dove si potrebbero avere degli effetti indesiderati.
In base ai risultati ottenuti in laboratorio, NG-In apre la strada a innovative e promettenti terapie per l'Alzheimer. Per produrre i nanogels (piccolissime particelle polimeriche reticolate idrofile) è stato utilizzato un processo che sfrutta delle radiazioni ionizzanti create da un acceleratore di elettroni, delle radiazioni usate comunemente per la sterilizzazione industriale di dispositivi biomedicali. Marta Di Carlo spiega che partendo da una soluzione acquosa di un polimero biocompatibile, senza ricorso a solventi organici e tensioattivi, con una sola operazione della durata di pochi secondi è possibile ottenere delle nanoparticelle, già sterili, alle quali legare l'insulina ed eventuali altre biomolecole attive.
Attualmente si è verificata la capacità neuroprotettivi di NG-In in alcuni processi con ottimi risultai. Per esempio si è dimostrato efficace nell'inibire diversi meccanismi neurodegenerativi (stress ossidativo, disfunzione mitocondriale, morte cellulare) indotti da Abeta, un peptide coinvolto nel morbo di Alzheimer. In una fase dello studio è stata inoltre testata la sua biocompatibilità (assenza di tossicità, risposte proliferative, immunogene e trombogeniche), emocompatibilità e protezione dalle proteasi. Per quanto riguarda l'efficienza del NG-In nell'attraversare la barriera emato encefalica, i test sono stati condotti in vitro tramite un dispositivo per colture cellulari formato da inserti permeabili che mimano la barriera naturale.
Insulina e Alzheimer
Che legame c'è tra l'insulina e l'Alzheimer? Come abbiamo accennato all'inizio dell'articolo l'Alzheimer viene considerato da alcuni ricercatori un Diabete di tipo 3 o "cerebrale", tale considerazione ha preso piede a partire dal 2011 (Oct;10(5):832-43) quando un gruppo di esperti del Cnr e dell'Università di Palermo ha condotto una serie di studi sui meccanismi che legano la malattia alla riduzione di insulina.
In base ad alcune ricerche si sa inoltre che le persone affette da diabete di tipo 2 hanno un rischio maggiore di sviluppare la malattia di Alzheimer. Sebbene in alcuni casi si parla di un rischio aumentato dell'85 per cento, una meta-analisi che ha riesaminato i dati di 14 studi (dove sono stati coinvolti complessivamente più di 2 milioni di persone) stima l'aumento del rischio in un 60 per cento. In base a questi dati, le persone con diabete hanno una probabilità del 60 per cento maggiore di sviluppare una demenza, non solo Alzheimer, rispetto a quelle senza diabete.
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