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Ipnosi e autoipnosi, gli effetti sul cervello - Quando si parla di ipnosi, ipnosi regressiva e autoipnosi molte persone sono scettiche, ora uno studio sembra svelarne gli effetti sul cervello

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Ipnosi e autoipnosi, gli effetti sul cervello

Ipnosi e autoipnosi

Quando si parla di ipnosi, ipnosi regressiva e autoipnosi molte persone sono scettiche, ora uno studio sembra svelarne gli effetti sul cervello. In uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Hull University (Inghilterra), coordinati da William McGeown, sono state individuate alcune aree del cervello che si attivano quando si è sottoposti a ipnosi. Secondo gli studiosi è quindi probabile che questa pratica possa essere veramente utile per superare dipendenze e stati d'ansia. I risultati dello studio sono stati pubblicati qualche mese fa sulla rivista Consciousness and Cognition (Hypnotic induction decreases anterior default mode activity, Settembre 2009).

Per condurre lo studio sono stati assoldati 17 volontari, 10 molto ansiosi ma scettici nei confronti dell'ipnosi e 7 poco ansiosi. I ricercatori hanno poi monitorato l'attività celebrale dei pazienti quando si trovavano sotto ipnosi, non solo durante l'esecuzione di alcune attività impostegli attraverso dei comandi ma anche nei periodi di riposo tra i compiti. La seconda parte è quella più interessante di questo studio. Non è la prima volta che si utilizza la risonanza magnetica per analizzare l'attività cerebrale di soggetti sottoposti a ipnosi ma solo in questa ricerca si è studiata l'attività del cervello di un soggetto sotto ipnosi a "riposo". William McGeown spiega che nelle ricerche condotte fino ad ora non era semplice capire se le modificazioni neurali fossero legate all'ipnosi o alle mansioni da loro effettuate.

Analizzando i dati raccolti attraverso la risonanza, i ricercatori hanno notato che le persone maggiormente predisposte all'ipnosi presentavano dei cambiamenti nell'attività della corteccia prefrontale e parietale, due aree coinvolte nell'attenzione. Rispetto al gruppo delle persone "poco ansiose", nel gruppo delle persone "più ansiose" si rilevava una minore attività celebrale nella corteccia prefrontale e parietale. McGeown evidenzia che quando si interrompe quest'attività cerebrale il cervello è più libero di concentrarsi su altri compiti, lasciando via libera agli stimoli procurati dall'ipnosi. Secondo l'esperto il loro studio dimostra che i cambiamenti in quelle particolari aree del cervello sono indotti dall'ipnosi e non solo dal semplice rilassamento.

In conclusione, William McGeown spiega che i risultati di questo studio rafforzerebbero l'ipotesi che l'ipnosi aumenta il grado di attenzione della mente. Quando una persona, sotto ipnosi, sembra imbambolata e assente in realtà si trova in uno stato di massima attenzione per comprendere meglio le informazioni che l'interlocutore gli sta per dare.


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