Ipertensione, non tutti sanno di esserne affetti
L'ipertensione è una malattia che interessa circa 15 milioni di italiani, purtroppo la metà di questi non sa di esserne affetto e solo un quarto del totale segue i consigli dati dagli specialisti. La pressione ottimale per una persona anziana deve essere di 140-90 mentre per i giovani si deve attestare sui 130-80, se si superano tali limiti si potrebbe andare in contro a gravi patologie come infarto, ictus cerebrale e scompenso cardiaco, questo è quanto ha ricordato Enrico Agabiti Rosei, presidente della Società italiana dell'ipertensione arteriosa (Siia), in occasione della conferenza di apertura del XIII Congresso nazionale della medesima società scientifica.
Il professor Agabiti Rosei tranquillizza comunque le persone spiegando che in determinate situazioni, anche con una pressione di 160/100, se non si fuma, non si beve e si fa un'adeguata attività fisica, si corrono meno rischi di chi ha ad esempio una pressione di 130/85 ma non riesce a smettere di fumare o/e ha un'alimentazione scorretta.
Secondo una recente analisi clinica osservazionale eseguita nel nostro paese su un campione di circa 53.000 persone che si sono sottoposte a controlli ripetuti in un arco di tempo variabile dai 5 a 12 anni, sembra si stia assistendo ad un'inversione di tendenza positiva che fa ben sperare. Dai dati si nota un incremento del numero dei pazienti con pressione arteriosa controllata in modo soddisfacente: dal 10 al 12 per cento nello studio di Vobarno, dal 12 al 16 in quello di Gubbio, dal 7 al 17 in quello di Brisighella. Agabiti Rosei spiega comunque che sebbene i dati siano promettenti, prima di lasciarsi prendere da facili entusiasmi, tale tendenza dovrà essere confermata anche su analisi basate su un campione più ampio della popolazione.
Uno dei problemi principali del controllo dell'ipertensione risiede nel fatto che si tratta di una malattia silente, in numerosi casi, infatti, non da luogo a sintomi evidenti. Gli espatri evidenziano che è anche per questo motivo che bel il 75 per cento di chi soffre di pressione alta non si attiene a quanto gli viene prescritto dal medico. In certi casi i pazienti non seguono le cure per paura degli effetti collaterali dei farmaci, un timore che si poteva avere in passato ma che oggi non deve sussistere in quanto si sono raggiunti dei livelli di tollerabilità molto buoni. A quanto già detto vanno poi aggiunte le semplici dimenticanze e in alcuni casi la mancanza di motivazione da parte del medico curante che faccia capire l'importanza di seguire una terapia adeguata.
Da fine settembre (2006) la Società Italiana dell'ipertensione arteriosa (SIIA) e quella di Medicina generale (SIMG), con la fondazione Giancarlo Quarta, specializzata nella relazione medico paziente, partono con un progetto che intende confrontarsi con le tecniche sviluppate nelle campagne di largo consumo. Anche se la maggioranza dei camici bianchi ha instaurato una buon dialogo con i propri assistiti, non sempre i pazienti si sentono responsabilizzati a seguire la terapia e a modificare il proprio stile di vita. Il professor Agabiti Rosei sottolinea che questa situazione della sanità italiana è tanto più vera quando si parla di ipertensione, malattia silente che spesso non provoca sintomi evidenti. Poiché il paziente non avverte disturbi, tende a sottovalutare la gravità e i pericoli della patologia; dunque non rispetta la prescrizione del medico, non assume la dose corretta e addirittura interrompe la terapia.
Durante la campagna che durerà fino a tutto il 2007, saranno coinvolti ben 3.000 medici, infermieri, farmacisti e oltre 60.000 pazienti tenuti sotto osservazione per un periodo abbastanza ampio tale da consentire un'analisi adeguata dell'evoluzione della patologia. Durante questo periodo verranno utilizzati numerosi strumenti come: newsletter, visite e colloqui approfonditi ed una sorta di "diario" dove il paziente annoterà i vari livelli di pressione. Un altro obiettivo del progetto è quello di incrementare i l'interazione tra i medici di base ed i centri specializzati dove indirizzare i pazienti più a rischio.
Durante l'intervento di Guido Grassi, segretario della Siia, sono stati nuovamente ricordati i fattori che maggiormente possono essere correlati ad un livello della pressione superiore a quella normale. L'esperto ha citato il fumo, l'alcol, il colesterolo alto, l'obesità, un'alimentazione non corretta, il diabete, precedenti casi in famiglia e l'età. Dalle statistiche risulta che il 52 per cento degli uomini over 65 è iperteso, un dato che cresce fino al 57 per cento nelle donne di pari età. Analizzando i dati generali della popolazione italiana, si osserva come l'ipertensione colpisce circa il 33 per cento degli uomini e il 31 per cento delle donne, nell'ultimo caso però si cresce fino al 49 per cento per le donne in menopausa. Grassi, citando alcuni dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha evidenziato che due eventi coronarici su tre sono provocati proprio dall'ipertensione, per questo motivo è necessario modificare eventuali comportamenti a rischio.
Tornando ai dati relativi allo studio compiuto in Italia, gli esperti evidenziano che i pazienti che sono riusciti a seguire un regime terapeutico corretto per almeno 5 anni hanno beneficiano di una riduzione del 25 per cento di patologie legate alle coronarie come angina e infarto, inoltre si è registrata una riduzione variabile dal 35 a 42 per cento di ictus e di ben il 50 per cento di casi legati a scompensi cardiaci. Alla luce di questi dati risulta ancor più importante seguire i consigli dei medici effettuando dei controlli periodici della pressione, se si è fumatori abbandonare il vizio del fumo, se si ha qualche chilo di troppo ridurre di almeno il 10 per cento il proprio peso iniziale, moderare il consumo di bevande alcoliche e camminare per almeno 30 minuti al giorno o fare in generare dell'attività fisica.
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