Infarti, l'80 per cento avvengono in casa
In Italia ogni anno si registrano oltre 200 mila infarti, in otto casi su dieci colpiscono persone che si trovano fra le mura di casa e nel cinquanta per cento dei casi la morte sopraggiunge prima di arrivare in ospedale. Nel sessanta per cento delle situazioni l'infarto si manifesta in presenza di familiari, purtroppo però solo nel venti per cento dei casi si sa come tentare una manovra di rianimazione, questo accade perché spesso (il venticinque per cento delle volte) l'infarto colpisce il nonno o la nonna alla presenza del nipotino.
L'Associazione Nazionale dei Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e la Heart Care Foundation (HCF), sono consapevoli che i minuti che seguono l'infarto sono particolarmente importanti al fine di salvare la vita, per questo motivo hanno deciso di promuovere un progetto che prevede l'addestramento dei familiari di pazienti cardiopatici a prestare i primi soccorsi in caso di attacco cardiaco. Fra qualche settimana terminerà la prima fase pilota partita nella regione Lazio a Dicembre 2005, dopo questa prima fase di sperimentazione l'iniziativa verrà estesa anche alle altre regioni italiane.
I dati relativi alla fase sperimentale sono stati illustrati a Roma in occasione della presentazione del congresso nazionale dell'ANMCO, in programma a Firenze dal 31 maggio al 4 giugno. Un'altra iniziativa, giunta ormai al suo secondo anno e partita nel 2004 con l'obiettivo di attirare l'attenzione sulle malattie cardiache, è il progetto "Tuttocuore" rivolto a insegnanti e studenti. Nel progetto un ampio spazio viene dedicato alla prevenzione, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità e di ricoveri in Italia, ma esse si possono efficacemente prevenire abolendo il fumo, adottando una dieta equilibrata e mantenendo una moderata attività fisica. Oltre ai temi della prevenzione vengono illustrate le principali patologie e le procedure più importanti che si dovrebbero adottare in caso ci si trovasse in presenza di una persona colpita da un infarto.
Giuseppe Di Pasquale, presidente dell'ANMCO, ha evidenziato come queste iniziative sono nate con l'intenzione di coinvolgere gli studenti per aumentare la "confidenza con l'emergenza", dato che spesso gli unici testimoni degli arresti cardiaci che avvengono in casa sono i bambini. Mentre ai ragazzi delle scuole medie e superiori si insegnano alcuni principi di rianimazione cardiopolmonare, ai più piccoli si insegna come cercare aiuto chiamando il 118.
Il corso per i familiari dei pazienti cardiopatici, promosso dall'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) e dalla Heart Care Foundation (Hcf), ha invece lo scopo di insegnare le tecniche di base per la rianimazione e per l'utilizzo del defibrillatore semiautomatico. Francesco Chiarella, amministratore delegato per la ricerca di Hcf, ha spiegato che si tratta di un corso di 5 ore che si terrà nei reparti di Cardiologia degli ospedali a cui possono iscriversi mogli, mariti, figli e conviventi di pazienti cardiopatici.
Ad ogni corso si possono iscrivere al massimo 25 persone, gli allievi vengono seguiti da 4 istruttori e il tutto viene supervisionato da un direttore. Il corso si divide in due fasi, una parte teorica di 30-45 minuti in cui si insegna come riconoscere un attacco cardiaco, come attivare il sistema dei soccorsi e ad eseguire le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Nella parte pratica, della durata di tre ore, si provvede ad addestrare gli allievi con esercitazioni nelle manovre salvavita eseguite su un manichino. Alla fine del corso c'è anche una fase di valutazione con relativa prova pratica.
Giuseppe Di Pasquale sottolinea l'importanza di contattare il 118 non appena una persona viene colpita da un attacco cardiaco, questo perché se si riesce ad intervenire entro la prima ora si hanno il 47 per cento di possibilità di bloccare l'infarto, per questo motivo bisogna istruire i parenti al fine di permettergli di accorgersi della presenza dei primi sintomi della malattia.
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