Ringiovanire il cervello per curare l'ambliopia
In futuro sarà forse possibile ringiovanire il cervello ridando al sistema nervoso l'elasticità che si aveva nell'infanzia, un processo che potrebbe influire significativamente nella cura di determinate patologie.
In base ad alcuni studi condotti fino ad ora solo su delle cavie da laboratorio, alcuni ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze, Tommaso Pizzorusso e Nicoletta Berardi, della Scuola Normale di Pisa, Paolo Medini, Sara Baldini, Silvia Landi, Lamberto Maffei e dell'Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, spiegano che riportare il sistema nervoso umano all'elasticità dell'infanzia potrebbe innescare un processo di auto riparazione per alcune patologie sviluppatesi durante la crescita. Per il momento ci sono delle prospettive concrete per la cura dell'ambliopia, un problema visivo conosciuto anche come "occhio pigro".
Dettagli e approfondimenti relativi agli studi condotti fino ad ora dai ricercatori su alcune cavie da laboratorio, verranno pubblicati sull'ultimo numero della rivista americana Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) in uscita il prossimo 22 maggio 2006.
Partendo da alcuni rati resi ambliopi in giovane età mediante l'occlusione di un occhio, questi hanno sviluppato una patologia visiva irreversibile, gli studiosi hanno successivamente dimostrato che le cavie potevano riacquistare una normale visione nell'occhio ambliope dopo uno specifico trattamento con una particolare sostanza, la Condroitinasi ABC, in grado di inibire la matrice cellulare, formata da un insieme di complesse catene molecolari che stanno tra i neuroni.
L'attuale ricerca è l'evoluzione degli studi i cui risultati furono pubblicati su un numero di Science del 2002 (Science 2002, 298:1248-51), in quel caso si esamino la plasticità della corteccia visiva del ratto. La grande capacità plastica del nostro cervello è alla base di quelle abilità cognitive che sono distintive dell'essere umano. La plasticità cerebrale è anche alla base dei tentativi di recupero delle funzioni perdute a causa di lesioni vascolari (ictus) o traumatiche del cervello. Purtroppo, come dimostrano i gravi deficit presenti nelle persone affette da queste patologie, questi tentativi seppur presenti sono scarsamente efficaci. Tuttavia se la lesione interviene in età giovanile, quando il cervello è ancora altamente plastico, si attivano delle modificazioni plastiche della struttura dei circuiti nervosi, che conducono alla preservazione della funzione cerebrale che sarebbe altrimenti perduta o severamente compromessa se le stesse lesioni avvenissero in età più matura. Da qui l'importanza di individuare i meccanismi molecolari che riducono la plasticità cerebrale nell'adulto e sfruttare la conoscenza di questi meccanismi per elaborare strategie terapeutiche per favorire la plasticità del cervello adulto riportandola ai livelli giovanili.
I risultati ottenuti con i nuovi studi, dimostrano che la corteccia visiva del ratto adulto può riprendere la plasticità propria dell'animale subito dopo la nascita. In questo animale, come negli altri mammiferi compreso l'uomo, nella corteccia visiva a visione binoculare vi sono dei neuroni che rispondono ai due occhi (neuroni binoculari). Se nei primi anni di vita non si ha una vista sviluppata allo stesso modo in entrambi gli occhi causata ad esempio da problemi banali come un difetto di rifrazione solo in un occhio, o da qualcosa di più grave come ad esempio una opacizzazione della cornea o una cataratta congenita, i neuroni visivi finiscono progressivamente per rispondere solo all'occhio che funziona meglio. Conseguentemente, con il tempo il soggetto affetto da questo disturbo perde progressivamente la vista nell'occhio più debole (ambliopia).
Fino ad ora si poteva intervenire efficacemente solo in giovane età occludendo l'occhio sano per brevi periodo in modo tale da allenare l'occhio più debole. Grazie al trattamento della corteccia visiva con Condroitinasi ABC, i neuroni riacquistano la loro piena funzione ed è possibile riacquistare una visione normale anche in età adulta.
Attualmente, anche se sui rati si sono ottenuti dei buoni risultati, questa particolare processo non può essere applicato sull'uomo, le aspettative per il futuro sono però promettenti.
Approfondimenti sull'argomento
Cerca nel sito
Se non hai trovato quello che ti serve, o vuoi maggiori informazioni, utilizza il motore di ricerca