Più rischi per il cuore se si è depressi
Non è la prima volta che si mette in relazione la depressione con l'aumento di patologie a carico dell'apparato cardiovascolare, un nuovo studio sembra confermare ancora una volta questo legame e a farne le spese sono soprattutto gli anziani.
Osservando gli ultimi dati raccolti nell'ambito dello Studio ILSA (Italian Longitudinal Study on Aging), in una ricerca sull'invecchiamento condotto dall'Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (In-Cnr) di Padova, si nota come gli anziani italiano siano i più depresso d'Europa e proprio per questa loro condizione vanno incontro più facilmente all'infarto anche se non fumano, mangiano bene e camminano.
Lo studio che ha permesso la raccolta di questi dati è stato coordinato da Stefania Maggi, ricercatrice dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (In-Cnr) di Padova. Per un periodo di 13 anni sono stati tenuti sotto osservazione 5636 anziani con un età compresa fra i 65 e gli 84 anni residenti in varie parti d'Italia: Milano, Genova, Padova, Firenze, Fermo, Bari, Napoli, Catania.
Circa il 42 per cento della popolazione italiana nella fascia d'età sopra i sessantacinque anni soffre di depressione, la patologia ha un incidenza maggiore nelle donne con un 52 per cento dei pazienti contro il 32 per cento degli uomini. Secondo gli esperti del Cnr i dati rilevati dallo studio italiano sono molto simili ad alcuni dati rilevati in studi condotti nella popolazione spagnola e ben più alti rispetto a quanto riscontrato nella società anglosassone.
Si è rilevato che gli anziani sono più depressi perché vivono spesso in solitudine, una situazione che colpisce in modo particolare le vedove, raramente poi si preoccupano di gestire il tempo libero in previsione della pensione e in pochi hanno un hobby. Inoltre, al contrario di quanto avviene nel nord Europa, la Società Italiana fa poco per coinvolgere gli anziani in progetti sociali.
Stefania Maggi ha rimarcato l'importanza dei dati rilevati evidenziando come il soffrire di depressione diagnosticata o presentare sintomi depressivi pur essendo sani espone maggiormente a rischio di malattie coronariche. La ricercatrice ha evidenziato come numerosi studi hanno provato che in soggetti colpiti da infarto al miocardio la concomitante o conseguente presenza di sintomi depressivi aumenta il rischio di progressione della malattia e di mortalità rispetto a chi, con lo stesso quadro clinico, non soffre di depressione.
Attraverso l'analisi Ilsa si è anche dimostrato che le malattie depressive nella terza età sono causa di un aumento significativo della mortalità. Per cercare di dare una spiegazione a questo fenomeno Stefania Maggi spiega che sono state avanzate alcune teorie e gli studi clinici e sperimentali sembrano far prevalere l'aspetto biologico.
Alla luce dei dati riscontrati da questo studio il consiglio è quello di porre maggiore attenzione nei confronti degli anziani, non solo da parte dei geriatri ma anche della società. Gli anziani non devono vivere la vecchiaia in solitudine, bisogna fare in modo che siano motivati e fornirgli nuovi stimoli affinché possano vivere in maniera positiva.
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