Alzheimer e tubi in rame
I tubi in rame utilizzati negli impianti idrici potrebbero favorire l'insorgenza della malattia di Alzheimer. Il rame è considerato un materiale igienico con proprietà batteriostatiche, da diversi anni viene quindi utilizzato per trasportare l'acqua potabile nelle nostre case. Numerosi test compiuti nei laboratori di tutto il mondo hanno evidenziato che il rame è un materiale sicuro che non rilascia prodotti nocivi alla salute, un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori della Facoltà di Medicina dell'Università di Rochester (New York) ha però messo i relazione l'esposizione ad alti livelli di questo metallo con l'insorgenza e la progressione della malattia di Alzheimer. I risultati dello studio sono stati pubblicati su PNAS (Low levels of copper disrupt brain amyloid-ß homeostasis by altering its production and clearance - Proceedings of the National Academy of Sciences - doi: 10 1073 / pnas 1302212110 - Agosto 2013).
I ricercatori hanno scoperto che un'esposizione a limitate concentrazioni di rame può alterare la proteina associata al recettore per le lipoproteine a bassa densità (LRP1), importanti per prevenire l'ispessimento dei vasi, l'aterosclerosi e nello smaltimento della proteina beta-amiloide (A-beta) che forma le placche caratteristiche della malattia di Alzheimer. Itender Singh, primo autore dello studio, spiega che l'organismo assorbe delle particelle di rame quotidianamente non solo bevendo l'acqua ma anche attraverso l'ambiente e i cibi (frutta, verdura, cioccolato, noci, crostacei, carne rossa, ecc.).
Gli esperti spiegano che in una situazione normale la proteina beta-amiloide (A-beta) viene rimossa dal cervello grazie all'azione di un'altra proteina collegata al recettore della lipoproteina (LRP1). Quando si ha un'alterazione di questo processo si verifica un accumulo della beta-amiloide con la conseguente formazione di placche nel sistema nervoso, una condizione tipica della malattia di Alzheimer.
Le conclusioni dei ricercatori sono frutto di uno studio condotto su alcuni topi di laboratorio ai quali, per tre mesi, hanno somministrato acqua contenente limitate quantità di rame (circa un decimo dei livelli limite stabiliti dall'Environmental Protection Agency, l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti). Analizzando l'impatto dell'esposizione al rame hanno scoperto che il metallo alterava la barriera emato-encefalica e si diffondeva nel cervello. Un'indagine più approfondita ha inoltre evidenziato che non solo il rame stimolava l'attività dei neuroni che incrementavano la produzione di beta-amiloide ma contribuiva a inibire anche la rimozione di quest'ultima. Il fenomeno è stato osservato sia nell'esperimento condotto sui topi che su alcuni test condotti su cellule cerebrali umane.
Rashid Deane, coordinatore dello studio, spiega che i dati raccolti in questa indagine sono la prova sperimentale più evidente del ruolo del rame nella malattia di Alzheimer. E' chiaro che un'esposizione limitata non è pericolosa ma nel tempo l'effetto cumulativo potrebbe alterare l'equilibrio che contribuisce a proteggere il cervello.
Probabilmente saranno necessari ulteriori studi par valutare l'impatto del rame sul cervello dell'uomo. L'apparato digerente del nostro organismo ha un efficiente sistema di assorbimento e il rame assunto in quantità superiore al necessario viene espulso (omeostasi), ci potrebbero essere però delle situazioni particolari dove questo processo non funziona bene. Occorre cautela nel valutare questi risultati perché il rame è indispensabile per un buono stato di salute: estremamente utile per lo sviluppo dei bambini, per la robustezza delle ossa, la formazione dei globuli rossi e bianchi, il trasporto del ferro, il metabolismo del colesterolo e del glucosio, la contrazione dei muscoli del cuore e lo sviluppo del cervello. Una carenza di rame può provocare: anemia, anomalie nello sviluppo osseo, problemi cardiaci, complicazioni nel funzionamento del sistema nervoso, problemi ai polmoni, alla tiroide, ai reni e al pancreas.
Approfondimenti sull'argomento
Cerca nel sito
Se non hai trovato quello che ti serve, o vuoi maggiori informazioni, utilizza il motore di ricerca